«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà». Vangelo della V Domenica del Tempo di Quaresima.

Le letture delle Domeniche di Quaresima sono tutte profondamente collegate tra di loro e segnano, per noi credenti un vero e proprio percorso battesimale. A partire dal Vangelo delle tentazioni nel deserto di Gesù Cristo, che avvengono subito dopo il suo Battesimo ad opera di Giovanni Battista nel fiume Giordano, ad indicare come ogni anima battezzata subirà molteplici e diverse tentazioni ad opera del demonio – così fu anche per il nostro Signore Gesù Cristo – sino alla resurrezione di Lazzaro di questa V domenica, che ci indica il termine del cammino.

Vangelo  Gv 11, 1-45 (forma breve: Gv 11,3-7.17.20)

Io sono la resurrezione e la vita.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. [ Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». ] I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

[ Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. ] Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo»].

Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, [ si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui].

Commento di Marie Thérèse Tapsobà Franceschini

Dopo il superamento delle tentazioni (I domenica di Quaresima); la Trasfigurazione, ovvero la capacità che ci dona il Battesimo di comprendere come la Legge ed i Profeti parlassero in realtà del Cristo (II domenica di Quaresima); l’acqua della Sapienza, che nel dono della Fede il Battesimo ci elargisce (III domenica di Quaresima); la luce dell’intelletto che la Fede, appunto illumina (IV domenica di Quaresima), oggi possiamo contemplare come il Battesimo, ci dia di vivere già nella risurrezione. Così infatti indica la I lettura: “Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete”, cosa che avviene nel Battesimo, quando veniamo innestati nel Corpo di Cristo che è la Chiesa, in modo tale che circoli in noi il medesimo Spirito di Cristo, lo Spirito Santo. Così dice Paolo nella II lettura: «Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi […] Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi».

COMMENTO DI SAN PIER CRISOLOGO

S. Pier Crisologo, dal Sermone 63.

«Le sorelle di Lazzaro […] mandarono a dire al Signore: “Signore quello che tu ami è ammalato”». Dicendo così fanno appello al suo affetto, sollecitano il suo amore, chiamano in causa la sua carità. Si sforzano di far presente l’urgenza con l’amicizia. Ma Cristo, cui importa di più vincere la morte che allontanare una malattia, per cui amare significa non far alzare da un letto, ma richiamare dagli inferi, predispose per l’amico non la medicina per la sua infermità, ma la gloria della resurrezione.

Perciò, quando seppe che Lazzaro era ammalato, come dice l’evangelista, rimase due giorni nel medesimo luogo.

Voi vedete come cede il passo alla morte, dà libero campo al sepolcro, consente alla corruzione di esercitare la propria potenza, non nega nulla alla putrefazione, permette che il Tartaro rapisca, trascini, possegga; e si comporta in modo che ogni speranza umana svanisca e subentri tutta la violenza dell’umana disperazione, affinché ciò che sta per fare sia un atto divino, non umano. E si ferma sul posto aspettando la morte quanto basta, perché possa egli stesso dichiarare che Lazzaro è morto e allora far sapere che andrà da lui. Dice infatti: «Lazzaro è morto, ed io ne sono lieto». Questo è averlo amato? Cristo si rallegrava, perché il dolore della morte tosto si doveva mutare nella gioia della risurrezione.

«E ne sono lieto per voi». Perché per voi? Perché nella morte e nella risurrezione di Lazzaro era raffigurata tutta l’immagine della morte e della risurrezione del Signore e nel servo si anticipava quello che tra breve sarebbe seguito nel padrone […]

E per questo prolungò la morte di Lazzaro fino al quarto giorno; permise che essa prevalesse sino al fetore, perché i discepoli non dubitassero che il Signore potesse risorgere ancora intatto dopo tre giorni, avendo visto il servo risorgere già fetido dopo quattro giorni; e credessero che poteva restituirsi facilmente la vita Colui che aveva così prodigiosamente richiamato un altro a vita. Ecco perché dice: «Sono lieto per voi, perché crediate». Era necessaria, dunque, anche la morte di Lazzaro, affinché con Lazzaro risuscitasse anche la fede dei discepoli, ch’era sepolta con lui […]

«Sono […] la resurrezione». E che significa io sono la risurrezione, e non “io resuscito”? Che significa? Significa che si è fatto uomo, ha accettato la morte, perché Colui che col suo comando risuscita un solo individuo, con la sua risurrezione possa in sé risuscitare tutti perché per quelli per i quali Adamo fu pozzo di morte, Cristo sia fonte di vita e si adempia quel detto dell’Apostolo: «Come in Adamo muoiono tutti, così anche tutti in Cristo riceveranno la vita (1Cor., 15, 21)». «Io sono, dice, la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se morto, vivrà; e ognuno che vive e crede in me, non morrà in eterno». Dice: «Credi questo?» E la donna: «Certo, Signore, io ho creduto e credo che tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, che sei venuto in questo mondo». Colui che era venuto per Lazzaro, perché si prende tanta cura per Marta? Perché? Perché questa si elevasse nella fede, prima che quello fosse risuscitato nel corpo. Così agisce chi è venuto per provvedere ai vivi e ai morti; né ha paura degli indugi nell’agire Colui nel quale risiede l’efficacia e il potere dell’azione.

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