Non sapete chi sono io! Sono un senatore, fatemi il saluto militare! MA CI FACCIA IL PIACERE…

Il malcostume italico dell’uso illegittimo del potere, del cercare la scorciatoia. La noncuranza per la presenza di decine di cittadini, ritenuti pecore con attitudine da struzzo: mettere la testa sotto la sabbia. Solidarietà alla Polizia di Stato di Palermo.

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La pagina palermitana di “la Repubblica” online riporta un fatto che, se non fosse descritto con dovizia di particolari e con una citazione incontrovertibile, potrebbe motivare un’osservazione: è forse la citazione di un episodio di un film della grande commedia all’italiana? Invece no, tutto vero, tutto vergognosamente vero, acclarato dal silenzio dell’interessato, forse assalito da un improvviso (e tardivo) mix di vergogna e resipiscenza.

Sabato scorso, l’ingegnere Mario Ferrara – senatore della Repubblica, eletto nelle fila del PDL in quota Grande Sud (Micciché), poi transitato nel gruppo Grandi Autonomie e Libertà – è stato fermato da una pattuglia della Polizia di Stato di Palermo in via Emerico Amari, uno dei viali più trafficati e convulsi della capitale dell’isola.

Dopo la consegna dei documenti, i poliziotti non hanno potuto che rilevare alcune infrazioni, la mancata esposizione del tagliando assicurativo e la revisione periodica non effettuata. Nella prima infrazione può capitare bene di incorrere quando, al momento della scadenza e del rinnovo della polizza (specie di quelle contratte online) ci si dimentica di apporre il nuovo tagliando o la copertura transitoria valida cinque giorni inviata dalle compagnie di assicurazioni sul web. Anche nella seconda si può incorrere involontariamente, soprattutto se si guida una vettura che – malgrado l’età – conserva visibile efficienza, per cui inconsciamente si cade nel tranello di rimandare l’incombenza a data da destinarsi. Con il risultato che, al primo controllo, i tutori dell’ordine non possono che rilevare la violazione al codice, elevare la contravvenzione, con le misure accessorie: 5 punti detratti dalla patente, sequestro della carta di circolazione e annotazione dell’infrazione sul retro del documento dei veicolo. Amen.

Onorevole, chi? Ma mi faccia il piacere…

In questi casi, non si può fare altro che rinchiudersi in un autopunitivo silenzio e, magari, infliggersi una punizione nella prima porta disponibile: una testata basterà a ricordare le scadenze alle successiva scadenza.

Invece, il nostro onorevole Trombetta – pardon: senatore Ferrara – all’elevazione della contravvenzione (magari dopo aver attestato le proprie generalità esibendo il tesserino del Senato: questo i poliziotti non l’hanno fatto trapelare, ma è facile supporlo…) si è sentito offeso nella dignità di rappresentante (degno) del popolo, aggiornato alla più recente e tragica cronaca: “sono un senatore della Repubblica ed esigo il saluto militare”. Se i poliziotti fossero scoppiati a ridere o avessero avuto la stessa reazione di Totò con l’onorevole Cosimo Trombetta – interpretato in modo magistrale dal celeberrimo Mario Castellano – avrebbero meritato un titolo a nove colonne su “The Times”. Invece, questi due padri di famiglia, forse trattenendo la facile ilarità, hanno proceduto imperterriti, malgrado l’altro – Ferrara-Trombetta – avesse preso prima a fotografarli, poi a cercare riferimenti in Prefettura per informare del grave atto di insubordinazione…

I due agenti non avrebbero indietreggiato – come è giusto che accadesse – neanche davanti a un funzionario della Questura che avrebbe chiesto ai poliziotti di fare il saluto, non si capisce però a quale titolo e sulla base di quale normativa. Considerato che un decreto presidenziale dell’ottobre del 1985 preveda in modo esplicito le autorità cui si deve il saluto militare. Tra queste autorità non sono compresi i parlamentari tout court (riportiamo la normativa a piè di pagina).

La vicenda probabilmente non finirà in una bolla di sapone, ma avrà un seguito giudiziario. A parte questo aspetto, quel che devono comprendere i vari Trombetta di cui è infarcita questa Repubblica delle banane (nel senso di figura da “banana” che questi soggetti fanno), incuranti del pubblico ludibrio cui si sottopongono davanti a cittadini schifati – e recintanti il mantra “ma-se-lo-fanno-loro” – è che l’Italia è in ginocchio a causa di una classe dirigente che non sa governare, esprime in molti atti ignoranza democratica e istituzionale, inclinazione all’abuso del potere.

Episodi del genere sono di certo avvenuti in tutti i Paesi democratici: perché da quelli non democratici non trapelano: se avvengono, la conseguenza è la sparizione nottetempo degli eventuali autori dell’affronto all’autorità. Tuttavia, tra gli altri Paesi democratici occidentali e l’Italia esiste una differenza: che altrove i politici beccati a comportarsi in questo modo vengono massacrati dalla stampa e indotti dai partiti di riferimento alle dimissioni immediate. Da noi, invece, nessuno pensa di dimettersi per la vergogna, neanche nel caso in cui è preso in COSIMO MELE DEPUTATO UDCfragranza di trasgressione al codice della strada (per violazioni di modesta gravità, repetita iuvant), come nel caso di Ferrara.

Del resto, questo è il Paese in cui un tizio come Cosimo Mele – beccato con due buttane in un hotel, dopo una notte di sesso e cocaina, sol perché una delle due s’era sentita male – dopo anni viene eletto sindaco della sua città, con una pubblica riabilitazione per via elettorale dai suoi concittadini. In quale altro Paese dell’Occidente accadrebbe?

Note

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 ottobre 1985, n. 782 – Art. 16. Saluto

Il personale della Polizia di Stato è tenuto al saluto nei confronti dei superiori gerarchici indicati nell’art.  65, primo comma, della legge 1 aprile 1981, n.  121, nonché degli altri superiori gerarchici o funzionali, se in divisa o se conosciuti.

Detti superiori hanno l’obbligo di rispondere.

Il saluto è una  forma  di  cortesia  tra  il  parigrado  o  pari qualifica e verso i cittadini  con  cui  il  personale  indicato  nel precedente comma venga a contatto per ragioni di ufficio.

Il personale della Polizia di  Stato  in  divisa  rende  il  saluto secondo le modalità previste per le forze armate.

E’ dispensato dal saluto:

  • il moviere;
  • il personale a bordo di veicoli;
  • il personale in servizio di scorta di sicurezza;
  • il personale in servizio di scorta alla bandiera;

Il personale di cui al primo comma ed  i  reparti  inquadrati  sono altresì tenuti a rendere il saluto  alle  autorità  ed  ai  simboli indicati nell’allegato 1 al presente regolamento.

Legge 1 Aprile 1981, n. 121 – Articolo 65. Doveri di subordinazione (richiamato dall’art. 16 DPR 28 Ottobre 1985)

Gli appartenenti ai ruoli dell’Amministrazione della pubblica sicurezza hanno doveri di subordinazione gerarchica nei confronti:

  1. del Ministro dell’interno;
  2. dei Sottosegretari di Stato per l’interno, quando esercitano, per delega del Ministro, attribuzioni in materia di pubblica sicurezza;
  3. del capo della polizia-direttore generale della pubblica sicurezza.

Restano salvi i doveri di subordinazione funzionali degli appartenenti all’Amministrazione della pubblica sicurezza verso il prefetto e, nei casi previsti dalla legge, verso le altre autorità dello Stato.

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