Libia, gli interessi dell’Italia coincidono con gli interessi dei libici

L’iniziativa del generale Haftar gode dell’appoggio di reparti dell’aeronautica e dell’esercito libico, probabilmente anche dell’Egitto e degli Stati Uniti. Dovrebbe ricevere il supporto italiano, perché il futuro della Libia passa attraverso la denazificazione-islamista

20140214-KhalifaHafter660x370

Il generale Khalifa Belqasim Haftar non esce dal cappello di un mago, era un ufficiale al servizio del regime di Muhammar Gheddafi e si distinse nella guerra con il Ciad. Sarebbe troppo facile affermare che proprio quella guerra – e l’intervento francese a supporto del Ciad – poi ebbe effetti su molti altri scenari: probabilmente influenzò in qualche modo l’abbattimento del DC9 dell’Itavia caduto a Ustica, la caduta di un aereo dell’Uta in Nigeria, perfino l’attentato di Lockerbie.

Tuttavia, Haftar nel 1990 fuggì negli Stati Uniti, dove probabilmente ha avuto relazioni strette con la Central Intelligence Agency, il centro della intelligence community e controspionaggio estero degli Stati Uniti.

L’azione delle milizie di Haftar – secondo alcune fonti costituite grazie a cospicui finanziamenti della stessa CIA – è forse supportato da informazioni di intelligence statunitensi, raccolte attraverso sistemi di elint (electronic intelligence) dei centri di sorveglianza collocati sulle navi americane nel Mediterraneo e poi messe a disposizione degli operatori di teatro anche grazie al Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) di Niscemi.

L’Italia deve sperare nella riuscita del tentativo di Khalifa Haftar di salvare la Libia dalla morsa islamista di Ansar al-Sharia (se non addirittura supportarlo in modo diretto e concreto), un movimento jihadista che agisce contro la popolazione libica della Cirenaica agitando il terrore della legge islamica e dell’estremismo religioso. Ansar al-Sharia ha collegamenti con gli omologhi movimenti islamisti aderenti alla galassia qaedista, come il movimento nigeriano Boko Haram, ormai noto a livello globale per il rapimento di oltre 230 studentesse (cristiane), convertite a forza e alla mercé dei desideri sessuali di questi criminali.

L’interesse italiano nella eradicazione dell’islamismo politico dalla Cirenaica è legato soprattutto al ruolo che le milizie islamiste hanno sul traffico di immigrati che in questi primi quattro mesi del 2014 è aumentato del 922 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013. Un traffico che nasconde – in mezzo alla massa di disperati in cerca di una vita migliore – anche il pericolo di diffusione sul territorio europeo di terroristi “in sonno”, pronti a entrare in azione, anche come kamikaze biologici, un timore emerso nelle ultime settimane con la diffusione del virus ebola tra Guinea e Liberia.

Anche Charles de Gaulle sarebbe stato considerato un generale golpista, se avesse potuto agire in patria contro il regime collaborazionista del maresciallo Petain. Il suo discorso da Londra ne fece un salvatore dell’onore della Francia. Con tutte le proporzioni della cronaca – e lasciando agli storici del futuro un giudizio più sereno e scevro dalle contingenze attuali – Khalifa Haftar può essere il salvatore della Libia e della speranza dei libici di intraprendere una strada di serena convivenza e vicinanza con l’Europa anche – e soprattutto – attraverso il rinsaldamento dei legami storici e culturali con l’Italia.

Legami che interessano all’Italia per molti motivi, non ultimo per il fattore energetico, ma interessano anche i libici, perché la vera scommessa vincente per la qualità della vita della popolazione civile è sempre la pace.

© RIPRODUZIONE RISERVATA