Esplosione al Cairo, nei pressi del ministero degli Esteri. Almeno quattro morti

Tra le vittime dell’attacco due poliziotti e due civili, secondo la stampa araba. Mercoledì prossimo riprendono negoziati israelo-palestinesi al Cairo, ma le forze di sicurezza egiziane hanno attaccato un gruppo di jihadisti palestinesi che uscivano da un tunnel da Gaza verso il Sinai, sfuggito alla distruzione delle truppe di al-Sisi

20140921-attentato-cairo-600x338
(Foto da Al-Arabiya)

Il Cairo – Questa mattina un attentato ha colpito il centro della capitale egiziana, a poca distanza dal ministero degli Esteri, provocando – secondo le forze di sicurezza locali – almeno tre morti. Tra le vittime, due poliziotti e due civili, uccisi dall’esplosione di una bomba collocata in una zona affollata e che avrebbe potuto causare una strage. Nei pressi si trova anche la sede della televisione di Stato egiziana.

L’attacco – il primo dall’insediamento del presidente Abd al-Fattāḥ al-Sīsī – cade nell’apporssimarsi della ripresa dei negoziati di pace tra Israele e Anp, prevista per mercoledì prossimo, come confermato dalla presidenza dell’Autorità Nazionale Palestinese di Ramallah. 

Negoziati che avvengono sotto l’egida – e grazie allo sforzo diplomatico – dell’Egitto e del governo illuminato presieduto dall’ex generale dell’esercito, trasformatosi in un de Gaulle per l’Egitto e al quale va riconosciuto di svolgere un ruolo fondamentale per la stabilizzazione di tutta l’area e per aver eretto – da musulmano – un muro invalicabile al jihadismo efferato di matrice salafita. 

Il prossimo 24 settembre al Cairo si incontreranno le delegazioni israeliane e palestinesi, per la prima volta dopo i 50 giorni del conflitto nella Striscia di Gaza, conclusosi con un fragile cessate il fuoco il 26 agosto scorso. I colloqui avverranno sempre attraverso la via indiretta, perché le delegazioni israeliane e palestinesi si parleranno attraverso gli egiziani.

Al centro della discussione, i punti oggetto di contenzioso e su cui non si arrivo all’accordo per la dichiarazione di cessate il fuoco. Tra questi la costruzione di un porto (che avrebbe ripercussioni positive per l’economia della Striscia, ma sarebbe anche un’indiscutibile facilitazione logistica per l’approvvigionamento di armi per Hamas e Jihad Islamico), la ricostruzione dell’aeroporto di Gaza ‘Yasser Arafat’ (inaugurato tra Rafah e Dahaniya nel 1998, ma distrutto nel 2001 dai raid israeliani), e lo scambio di prigionieri ed i resti di due soldati israeliani uccisi. 

Ma i colloqui si dovranno scontrare anche con la realtà di un terrorismo di matrice islamista che non cessa di costituire un pericolo anche per l’Egitto.

Ieri le forze di sicurezza egiziane hanno ucciso un palestinese e ne hanno feriti altri due, dopo che il gruppo armato era stato scoperto mentre tentava di infiltrarsi in territorio egiziano attraverso un tunnel proveniente da Gaza.

L’incursione, secondo al-Arabiya, si è verificata nei pressi della città di Rafah. I tre terroristi sono stati avvistati da una pattuglia di sorveglianza, che ha intimato loro l’alt. Al non rispetto dell’ordine di fermarsi (già in territorio egiziano), i militari hanno sparato, uccidendo uno dei tre e ferendo gli altri due. 

L’esercito egiziano ha distrutto oltre 1.600 tunne che collegavano il Sinai e la Striscia di Gaza, la maggior parte subito dopo la defenestrazione del presidente islamista Mohammad Morsi, nel luglio del 2013. I jihadisti di Hamas, costola gazawa dei “Fratelli Musulmani” messi fuori legge in Egitto (come è accaduto in Germania con il partito nazista, in Italia con il partito fascista e in alcuni Stati dell’Europa Orientale con il partito comunista), oggi hanno il supporto dell’Isil (Islamic State of Iraq and Levant) che intende estendere il jihad neo-califfale alla Palestina, a Israele e all’Egitto, combattendo le forze di sicurezza locali con la consueta ferocia ed efferatezza.

Notizia in aggiornamento

© RIPRODUZIONE RISERVATA