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Strage di Tunisi, per Rosario Crocetta “l’Occidente deve cominciare a preoccuparsi”. E l’11/9? Madrid? Londra, Beslan?

Il presidente della Regione Siciliana, che ha solidi legami in Tunisia, si avventura in analisi geopolitiche con l’Adnkronos. A Salvini dice: “le frontiere sono chiuse, il problema viene dalla Libia”. E parla della Sicilia come “Paese”: ammicca agli indipendentisti per le prossime elezioni amministrative?

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Palermo – “Non solo la Sicilia, ma tutto l’Occidente deve cominciare a preoccuparsi e sostenere con forza governi come quello tunisino e di altri paesi che vogliono seriamente combattere il terrorismo”. Queste le parole di Rosario Crocetta, presidente della Regione Siciliana, all’Adnkronos, in un commento sulla strage di Tunisi di questa mattina.

Per Crocetta la guerra al jihadismo è iniziata questa mattina: l’11 Settembre 2001 a Washington e New York? Not revealed. Le stragi di Madrid dell’11 Marzo 2004? Nada de nada. E quella di Londra del 7 Luglio 2005? Nothing known, nothing seen. E della strage di bambini a Beslan, tra il 1° e il 3 Settembre 2004? Niet!

Se fosse stato interrogato di storia contemporanea a scuola, Crocetta sarebbe stato rimandato nel proprio banco con un “2” secco, mettendo a repentaglio la promozione.

“La mia sensazione è che si tratti di una strategia internazionale di gruppi terroristici presenti in Tunisia che trovano grandi sostegni finanziari all’esterno del paese”, interpreta Crocetta nella nuova veste di analista geopolitico. “La presenza di questi gruppi non scalfisce ai miei occhi l’idea di un paese tollerante e democratico – aggiunge – che alle ultime elezioni ha eletto un presidente laico, aperto al confronto con l’Occidente e con le altre regioni. Non sarà semplice per la presenza diffusa nel paese di gruppi terroristici, sia pur isolati”. Non si accorge, il presidente della Sicilia, che mette insieme ambiti che non sono in contraddizione.

Per Crocetta “occorre guardare a un tema che riemerge e cioè il ruolo soprattutto di destabilizzazione che viene dalla vicina Libia, di traffici delle armi da dove forze organizzate forniscono armi ai terroristi del Maghreb“, aggiunge, mostrando di non sapere assolutamente niente del fenomeno: i tunisini sono, in termini di numeri, i foreign fighters più numerosi nelle milizie jihadiste del cosiddetto Stato Islamico. Semmai, sono i tunisini a fornire armi ai ‘colleghi’ libici.

Poi una perla: “la Tunisia ce la farà – afferma Crocetta – perché nel popolo è molto forte la voglia di non tornare indietro e soprattutto l’orrore per questi fatti”. Invece pare (in parte) proprio tutto il contrario, perché nella popolazione – specialmente quella meno acculturata – è forte la nostalgia del regime ‘duro’ di Ben Ali, considerato l’unico modello di governo in grado di ‘gestire’ certi fenomeni (il fondamentalismo islamico, per chiamare le cose con il loro nome).

Ancora, mostrando di avere una capacità analitica geo-economica, Crocetta ha aggiunto: “Il fatto che si sia intervenuti in un museo dimostra che è un attacco non solo di natura terroristico-politica ma vuole infliggere un duro colpo all’economia del paese minacciando una delle maggiori fonti economiche della Tunisia: il turismo“. Di una ovvietà disarmante.

Poi, commentando le parole di Matteo Salvini – secondo il quale il Governo dovrebbe chiudere i nostri confini – Crocetta replica: “I confini sono chiusi, non è quella la risposta. Dalla Tunisia non partono più immigrati, la questione è libica. È chiaro che non bisogna sottovalutare la situazione libica. È chiaro che la Sicilia è un paese di frontiera e che guardiamo con maggiore preoccupazione”.

Paese? Ammicca agli indipendentisti siciliani, Crocetta, o è mera incapacità di utilizzare termini ideonei? Si tratta di una mano tesa in vista delle prossime elezioni amministrative di maggio? Ovvero semplici parole dal sen fuggite?

Meglio non commentare ulteriormente, Crocetta si commenta da sé ogni volta che apre bocca. La misura dell’opinione corrente libera si può avere scorrendo i commenti sui social ogni volta che partecipa a qualche talk show in televisione: non si capisce se fanno più ridere i commenti degli ‘internauti’ sociali o le sue analisi (in cui però c’è qualche elemento interessante: eccezione che conferma la regola).

Infine, sulla Tunisia, di cui si è occupato soprattutto durante la sua esperienza di eurodeputato e in cui ha una fitta rete di relazioni personali, il presidente della Regione siciliana afferma che “è un Paese con cui la nostra regione ha un lungo rapporto di amicizia, un grande popolo“. Analisi sopraffina.

(Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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