Terremoto in Nepal, 4 italiani deceduti, 40 irreperibili

La Farnesina fa un primo bilancio degli effetti del devastante sisma che ha devastato il Nepal e ha colpito le cordate di alpinisti e di appassionati di trekking sull’Everest

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Roma – Tra le vittime del devastante terremoto che ha colpito il Nepal sabato e domenica scorsi, figurano anche quattro italiani. Il presidente del CAI (Club Alpino Italiano), Umberto Martini ha confermato la notizia, fornendo i dettagli sui nostri connazionali deceduti. “È con grande dolore e cordoglio che apprendiamo della morte di Renzo Benedetti, Socio della Sezione Sat di Cavalese, Marco Pojer, socio della Sezione Sat Alta Val di Fassa e dei due tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Oskar Piazza, trentino, e Gigliola Mancinelli, medico marchigiano. Questa tragedia – ha detto Martini – ci colpisce nel profondo del cuore, oltre che come uomini e donne, anche come comunità alpinistica. Rivolgiamo un pensiero ai familiari di tutte le vittime di questa tragedia“.

La Farnesina in serata ha fatto il punto della situazione, sulla situazione degli italiani di cui ancora non si ha notizie. Sarebbero infatti una quarantina i nostri connazionali che risultano ancora irreperibili, mentre oltre 300 sono stati rintracciati sia con i servizi dispiegati sul terreno che con l’applicazione ‘Dove siamo nel mondo, che consente di avere un quadro degli italiani all’estero, per poter essere in contatto continuo in casi di emergenza come un terremoto.

L’attività di ricerca dei connazionali coinvolti nel sisma in Nepal è stata “avviata immediatamente dopo aver ricevuto notizia del terremoto”, informa il ministero degli Esteri in una nota, e  l’Unità di Crisi “mantiene il contatto con le famiglie degli italiani nel Paese” attraverso un team di emergenza, inviato ieri a Kathmandu non appena è stato decretata la riapertura del Tribhuvan International Airport di Kathmandu.

L’advanced team dell’Unità di Crisi della Farnesina opera nella capitale nepalese con un’analoga squadra esplorativa della Protezione Civile ed entrambi i team operano in coordinamento con l’Ambasciata italiana di New Delhi, con il Consolato Generale d’Italia a Calcutta e con il Console Onorario a Kathmandu.

“Il Ministero degli Affari Esteri sta lavorando in queste ore con il Comando Operativo Interforze (COI) per l’invio di un primo velivolo militare C130”, che sarà utilizzato per i primi primi rimpatri di emergenza di nostri connazionali presenti nella capitale del Nepal, “nonché di un ulteriore volo militare più capiente  che potrebbe raggiungere Kathmandu nei prossimi due giorni, allorquando sarà possibile organizzare e far convergere sull’aeroporto della capitale un maggior numero di connazionali”, in cui nel frattempo si spera possa essere inclusa l’attuale quarantina ancora irreperibile.

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