‘Schiaffo’ all’Italia, la fregata francese ‘Jean de Vienne’ nel porto di Tobruq: Parigi sostiene il vero governo libico

Questa mattina la fregata anti-sommergibili ‘Jean de Vienne’ (D643) è entrata nel porto della città libica che ospita il Parlamento e il governo legittimo del Paese. Un modo per sottolineare quale parte l’Europa dovrebbe sostenere e quale combattere (e soprattutto non legittimare). Uno schiaffone politico all’Italia, che mostra pericolosi tentennamenti verso movimenti islamici e jihadisti islamisti. Il Gruppo Aero Navale della portaerei nucleare ‘Charles de Gaulle’ pattuglia il Mediterraneo Occidentale (unica speranza per fronteggiare minacce jihadiste dalla Libia?) – LA SMENTITA DELL’AMBASCIATA DI FRANCIA IN ITALIA

La fregata antisommergibile 'Jean de Vienne' (D643) mentre passa il Canale di Suez lo scorso 12 Maggio
La fregata antisommergibile ‘Jean de Vienne’ (D643) mentre passa il Canale di Suez lo scorso 12 Maggio

Catania – Svolta nella politica europea verso la Libia. La Francia compie un passo significativo verso l’individuazione di quale parte sostenere e quali combattere nell’apparente ginepraio libico e lo compie attraverso un gesto inequivocabile.

Questa mattina la fregata anti-sommergibili ‘Jean de Vienne’ – appartenente al Gruppo Aero Navale della portaerei nucleare ‘Charles de Gaulle’ – è entrata nel porto di Tobruq, in Cirenaica. La manovra è particolarmente significativa per tre ordini di ragioni.

Il primo è che l’ingresso in porto non è stato tenuto nascosto, tanto da essere stato segnalato dal sito marinetraffic.com grazie all’accensione del trasponder navale da parte dell’unità della Marine Nationale transalpina; 

Il secondo è che a Tobruq hanno sede provvisoria il Parlamento eletto e il governo legittimo (e riconosciuto internazionalmente) della Libia.

Il terzo è che la presenza della fregata ‘Jean de Vienne’ a Tobruq si traduce in un sostegno palese alle posizioni egiziane sulla Libia. L’Egitto sostiene infatti il governo legittimo, democraticamente eletto, non gruppi islamici o islamisti (come fa indirettamente l’Italia, senza vergogna). 

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La presenza della fregata francese si delinea quindi come una vera e propria dichiarazione di sostegno alle istituzioni libiche legittime e alle forze armate regolari, poste qualche settimana fa al comando del generale Khalifa Haftar, che nel maggio del 2014 lanciò l’operazione ‘Dignità della Libia’, volta a sconfiggere le fazioni islamiste che mettono in pericolo il presente e il futuro del popolo libico e degli Stati del Mediterraneo.

Uno schiaffo al Governo Renzi e alla Commissione Europea – inquinata dall’italiana Federica Mogherini – su posizioni oggettivamente filo-islamiche, avendo legittimato il sedicente ‘governo di Tripoli’ costituito da insorti islamici sostenuti dai ‘Fratelli Musulmani’ egiziani, insediatisi nella capitale del Paese, cercando di usurpare le funzioni di governo ai danni delle istituzioni legittime, rese tali dalle libere elezioni del giugno 2014, boicottare dagli islamisti (che peraltro tutti insieme presero poco più del 12% dei voti).

La fregata ‘Jean de Vienne’ fa parte della Task Force 473, il Gruppo Aero-Navale della portaerei nucleare ‘Charles de Gaulle’, rientrata dal Golfo Arabico e dall’Oceano Indiano il 12 maggio scorso, insieme alle altre navi di supporto, la fregata lanciamissili ‘Chevalier Paul’ (D621), la rifornitrice ‘Meuse’ (A607) e un sottomarino nucleare di attacco di cui non è stato resa nota la denominazione.

La Task Force 473 è stata impegnata nelle operazioni militari della Coalizione Internazionale contro il sedicente Stato Islamico, partecipando a bombardamenti in Iraq e Siria sulle postazioni jihadiste, nel quadro della ‘Missione Arromanches‘, in cui la ‘Operazione Chammal‘ (bombardamento contro ISIS) ha avuto un ruolo centrale, insieme alle manovre congiunte con la marina saudita (Esercitazione  White Shark) e alle manovre congiunte con la Marina Indiana (Esercitazione Varuna).

Il dispositivo aero navale della ‘Missione Arromanches’ prosegue ora nel Mediterraneo Centro-Occidentale, per pattugliare lo spazio strategico in funzione di monitoraggio e controllo della libertà marittima e, soprattutto, nel tentativo di prevenire con una presenza di elevato potenziale operativo eventuali infiltrazioni jihadiste provenienti dalla Libia.

L’operazione prende nome dalla cittadina normanna Arromanches-les-Bains, dove gli Alleati approntarono dei pontoni mobili per favorire lo sbarco in Normandia. Ancora oggi è possibile vedere alcuni di questi pontoni galleggianti, lasciati come monumenti allo sforzo bellico che servì a liberare l’Europa dal nazifascismo e fanno parte della rete museale che in tutta la Normandia celebra quel grande sforzo attraverso cui si riportò la libertà nell’Europa Occidentale.

Le spiagge di Arromanches-les-Bains (Calvados, Bassa-Normandia), con i pontoni utilizzati a Mulberry dagli Alleati nello Sbarco in Normandia (Foto Wikipedia)
Le spiagge di Arromanches-les-Bains (Calvados, Bassa-Normandia), con i pontoni utilizzati a Mulberry dagli Alleati nello Sbarco in Normandia (Foto Wikipedia)

Sotto il profilo politico, l’ingresso della ‘Jean de Vienne’ nel porto di Tobruq equivale a uno schiaffo politico verso l’Italia e l’Unione Europea, incapaci di prendere la posizione più confacente agli interessi e ai valori nazionali e comunitari: ossia il sostegno al governo legittimo della Libia.

L’Italia – prima con Federica Mogherini e poi con Paolo Gentiloni – ha mantenuto una posizione indefinita, chiedendo un governo libico di unità nazionale, più volte rifiutato proprio dagli insorti islamici sostenuti dalla ‘Fratellanza Musulmana’ egiziana.

Una posizione non aderente agli interessi transitori e strategici nazionali italiani, presa da un Governo che ogni giorno di più si distingue per incompetenza in politica estera, irrilevanza nelle questioni internazionali rilevanti e perfino ridicolo nel perseguire una posizione illogica, pericolosa e controproducente in materia di politica migratoria. Politica che peraltro l’Italia mostra di non avere, tranne che un generico e maniche umanitarismo d’accatto che confonde (volutamente) emigranti economici, profughi di guerra e perseguitati politico-etnico-religiosi, per porgere il destro alle posizioni oltranziste di sinistra.

ULTIMO AGGIORNAMENTO 20/05/2015, ORE 12.33.12 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

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