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Storia di una “Febbre” che non si affievolirà mai. Gilles Villeneuve. Verso il 31° anno senza il “Canadese Volante”

All’ultimo Vinitaly di Verona c’era un pezzo di cuore ferrarista: la 312 T4 Telaio 041 di Gilles Villeneuve

Per non dare l’impressione di voler violare le regole – che impongono agli iscritti all’Ordine dei giornalisti di non fare pubblicità – abbiamo aspettato un po’ di tempo per parlarvi, ancora una volta, dell’amore che lega molti di noi a una persona volata via l’8 maggio 1982: Gilles Villeneuve.

Ne parliamo ora, dopo un periodo opportuno di decantazione, per omaggiare la passione per i motori e l’amore per il canadesino volante che lega due famiglie – Giacobazzi e Villeneuve – da oltre trentanni. E che oggi, ancora una volta, si esprime con un ulteriore omaggio a Modena, di cui leggete in altra parte del giornale, grazie alla mostra al Museo Enzo Ferrari.

201304501_ferrari-312-t4-gilles-villeneuve-donelli-viniAll’ultimo Vinitaly a Verona, Donelli Vini ha esibito la monoposto con cui Gilles Villeneuve battagliò a Digione nel 1979, quella che il canadese accompagnò al secondo posto in classifica iridata, per dare concretezza a un impegno d’onore stipulato con il compagno di squadra e amico (caso più unico che raro di concomitanza delle due qualità) Jody Scheckter. Quella 312 T4, telaio 041, che oggi appartiene alla collezione della famiglia Giacobazzi, sponsor di Gilles, poi di Jacques e vero sostegno (non solo morale) per tutta la famiglia dell’indimenticato pilota che ci ha fatto amare il Canada, che ci ha fatto emozionare fino a inspiegabili pianti a dirotto, che non dimenticheremo mai.

Noi, ferraristi eretici di rito villeneuviano, dopo Gilles abbiamo ritirato quella delega in bianco di passione che ha ci legò per anni al Cavallino Rampante. Maranello è il Vaticano per i fedeli della Passione Rossa, ma noi abbiamo perso quel non so che di magico che impone a ogni persona di fede la difesa – sempre e comunque – di tutto quel che passa il Convento di Fiorano. Siamo diventati eretici e la Febbre Villeneuve – quella sintesi meravigliosa “scoperta” dall’indimenticabile direttore di Autosprint e di Rombo, Marcello Sabbatini – non ci ha più abbandonato. Si riaccese per il Leone d’Inghilterra, poi per il Mago di Kerpen (dopo un primo periodo di freddezza), ma non fu più elargita senza r20130501-resta-tuo-ilnostro-cuore_564x770iserve. Oggi il principe delle Asturie sembra più una rinite allergica.

Johnathan Giacobbazzi mantiene in vita questo sentimento di amore per le spericolate acrobazie di Gilles Villeneuve e non perde occasione per ricordarlo a chi le seguì e se ne immedesimò, ma anche a chi – per meri motivi anagrafici – di quella passione, di quell’amore, di quella magica cointeressenza ha sentito parlare, ha letto (anche, ma non solo, nei memorabili “Cuore da Corsa” di Mario Donnini su Autosprint), ha visto grazie alla modernità di You Tube. 

Epperò, una cosa è averne sentito parlare, letto o visto a distanza di anni, un’altra è aver vissuto quel fiume di passione e di amore. Noi di quella “Febbre”, di quella passione e di quell’amore portiamo scolpiti nella nostra memoria i segni indelebili, la grammatica fluida, la sintassi rigorosa.

Resta tuo il nostro cuore, Gil!

Lo straordinario duello di Dijon-Prenois

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.