Esteri

La vera “Primavera araba” risplende sull’Egitto: “vogliamo libertà, democrazia, parità di diritti e tolleranza religiosa”

L’agenzia di stampa cattolica AsiaNews pubblica una lettera ricevuta da uno dei milioni di manifestanti scensi in piazza in questi giorni al Cairo e in altre città egiziane. Il popolo sconfessa i fondamentalisti religiosi dei Fratelli Musulmani, una straordinaria novità che va sostenuta. Come reagirà la sinistra italiana amica degli islamisti?

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Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha risposto che non cederà alla “minaccia” dei militari. Dopo le manifestazioni oceaniche contro i Fratelli Musulmani, che lo scorso 30 giugno hanno portato in piazza almeno 23 milioni di egiziani, l’esercito ha concesso al capo di Stato e ai partiti politici fino a mercoledì per fermare le proteste.

Se Morsi e il parlamento dovessero fallire, i militari interverranno per ristabilire l’ordine. Ieri, Mahmoud Badr, portavoce del movimento “Tamarod”, ideatore della petizione da 20 milioni di firme per sfiduciare Morsi, ha invitato la popolazione egiziana a occupare le piazze delle principali città finché i Fratelli Musulmani non abbandoneranno il potere. Oggi,  Tawadros II, patriarca copto ortodosso, ha diffuso un comunicato in cui esprime il suo sostegno ai manifestanti e li invita a protestare in modo pacifico.  

Ahmed Al-Tayeb, grande imam di Al-azhar,  ha espresso la sua vicinanza alla popolazione, denunciando le infiltrazioni di uomini armati all’interno dei cortei, per fomentare scontri violenti. La situazione di tensione ha spinto già cinque ministri a presentare le dimissioni. Fra essi anche Mohammed Kamel Amr, ministro degli Esteri. Ad aumentare l’isolamento di Morsi vi è anche la recente decisione della Corte di appello del Cairo, che oggi ha confermato il licenziamento di Talaat Abdallah, il famigerato procuratore capo della capitale nominato dal presidente e responsabile dell’ondata di processi per blasfemia contro cristiani e intellettuali.

L’agenzia di stampa cattolica AsiaNews ha pubblica una lettera ricevuta da uno dei milioni di manifestanti egiziani, una testimonianza della maturità di un popolo che cambia il corso della storia e apre una profonda frattura tra la gente e i fondamentalisti islamici dei Fratelli Musulmani. Una prova di maturità e di non violenza che potrebbe diffondersi con celerità in tutto il Mediterraneo, pronto a tornare a essere un “lago di pace” e non una tomba di morte.

Chissà che cosa penseranno i protagonisti della sinistra italiana, che hanno preso islamisti per liberali e chiamato “Privavera araba” un movimento revanchista di matrice fondamentalista, impossessatosi del potere sfruttando il malessere popolare contro i regimi autocratici e corrotti?

Per motivi di sicurezza l’autore della lettera a AsiaNews è anonimo.

Una voce dall’Egitto

Cari amici, quanto è accaduto dal pomeriggio del 30 giugno fino ad ora è un miracolo. L’Egitto sta rinascendo. Le manifestazioni sono avvenute in tutto il Paese, ma vi racconterò direttamente solo quello che è accaduto al Cairo. Il resto proviene da servizi televisivi.

Abbiamo iniziato a marciare intorno alle 16,00, ciascuno proveniente dal suo luogo di residenza, ma tutti ci siamo mossi in due direzioni: verso il palazzo presidenziale di Heliopolis e verso piazza Tahrir.

La gente ci aveva chiesto di portare con noi una sola bandiera, quella egiziana, per differenziarci dai Fratelli Musulmani che nella loro contro-protesta hanno sventolato mortiferi vessilli neri, bandiere di Hamas e ogni sorta di bandiera straniera.

Io e mia moglie, insieme ad altri amici, abbiamo camminato da Shagaret el Door street a Zamalek (un’area fuori città situata su un’isola in mezzo al Nilo sulla quale sono ospitate la maggior parte delle ambasciate straniere) passando per Hassam Sabri, in direzione del Gezira Club; in seguito abbiamo raggiunto il Feroussia Horsing Club, attraversando il ponte Kasr El Nil. Da qui abbiamo proseguito fino alla nostra destinazione finale: piazza Tahrir.

Migliaia e migliaia di persone hanno marciato nella stessa direzione. In seguito sono divenute milioni. La gente ha sventolato tutto il tempo bandiere egiziane, cantando e ripetendo gli slogan lanciati dai capigruppo, dandoci forza e coraggio. In queste ore l’adrenalina di ogni manifestante è arrivata a livelli altissimi. Durante il cammino, io e mia moglie siamo stati separati. La folla era troppo numerosa.

Nel frattempo si sono tenute manifestazioni in tutto l’Egitto, dalle grandi metropoli (Il Cairo ed Alessandria) ai capoluoghi dei governatorati, fino agli agglomerati urbani.

Tutto quello che noi desideriamo è vivere in un Paese libero, dove tutti gli egiziani abbiano uguali diritti, siano essi maschi o femmine, musulmani o cristiani, o persone di altre fedi religiose.  

Non posso esprimere a parole lo spirito che il 30 giugno regnava fra la gente. Ho visto famiglie intere camminare insieme: padri e madri con in braccio i loro figli, genitori che accompagnavano i nonni, anziani, giovani, poveri, benestanti, uomini, donne e qualsiasi essere umano con due gambe. Tutti erano felici di essere uniti, proprio perché egiziani.

Un volta tornato a casa con i vestiti inzuppati di sudore e senza fiato, ho acceso la televisione e mi sono messo ad ascoltare i commenti dei telegiornali stranieri, una sorta di musica per le mie orecchie. Mi ha colpito molto quello della Cnn: “Se questa è una dimostrazione di forza allora è un Knock Out”.

In futuro mi auguro che Ann Patterson, ambasciatore statunitense al Cairo, riveda il suo approccio disonesto, che ha dimostrato dopo la sua nomina (prima risiedeva in Pakistan e si era distinta per il medesimo comportamento), per motivi che non conosco e non riesco a comprendere . Spero che lei abbia il coraggio di riconoscere i suoi errori nel fornire l’immagine di quanto sta accadendo in Egitto. In questi mesi il diplomatico ha sminuito gli sforzi dell’opposizione e dato un enorme risalto al successo inesistente del governo. La Patterson ha spesso parlato della “democrazia del governo”, quando è evidente che siamo di fronte ad un’autocrazia. I Fratelli Musulmani hanno messo da parte tutte le componenti della società egiziana. Essi hanno conquistato tutte le posizioni chiave, compresi i ministeri e gli uffici dei governatorati. Il cosiddetto “presidente”  ha fatto ciò che ha voluto con le leggi, ponendo il potere legislativo direttamente nelle sue mani.  Egli ha cercato in tutti i modi di zittire le poche stazioni televisive di un certo calibro, le agenzie di stampa libera, i quotidiani…etc. Ha coperto i brogli e gli errori avvenuti durante le elezioni, nonostante fosse a conoscenza di quanto accaduto. Ciò ha portato al potere un presidente indesiderato e incapace, invece di un vero vincitore.  

Il successo senza precedenti delle manifestazioni del 30 giugno continuerà grazie alla tenacia e alla convinzione del nostro popolo, perché chiede solo ciò che è giusto e onesto. E non deve attendere troppo prima che questo sogno si realizzi. Continuiamo a pregare. Dio non ci ha deluso.