Lasciate la Costa Concordia all’Isola del Giglio e fatela rivivere
La nave naufragata il 13 gennaio 2012 e raddrizzata il 17 settembre 2013 è ormai morta a causa di una manovra scelerata di un uomo (forse non da solo). Perché non ridarle vita, lasciandola in dono ai gigliesi a imperitura memoria?
«Tutta la parte ingegneristica è orgogliosamente italiana» ha detto Franco Gabrielli, il capo della Protezione Civile che ha ripetuto varie volte un concetto importante: questa nave è stata affondata da un’insensata manovra di un italiano (forse non da solo), ma è tirata su da tecniche italiane e da professionisti italiani, che hanno trovato il supporto delle capacità di altri Paesi.
Enrico Letta ha parlato di «grande orgoglio italiano» per tutte le professionalità coinvolte nell’operazione di raddrizzamento della nave, un mix pubblico-privato che ha funzionato in modo ineccepibile. Il che non significa in modo non dialettico, perché la dialettica è il sale del progresso, la premessa per l’innovazione, il passaggio fondamentale per capire la realtà.
L’Isola del Giglio dal 13 gennaio ha sopportato le conseguenze pesanti di quel naufragio. Calo del turismo ordinario, aumento di quello mordi-e-fuggi alimentato dalla curiosità di vedere quella metallica balena spiaggiata a causa di un “inchino” sbilenco. Una novità sociologica – quella del turismo da evento luttuoso – già visto in altre occasioni.
Raddrizzata, la nave morta andrà portata in un porto, per essere smantellata. I costi saranno sostenuti dalle assicurazioni e, in parte, dalla Costa Crociere, che ha ottenuto da questa storiaccia una straordinaria pubblicità negativa. La Carnival Corporation & Plc, il più grande operatore al mondo del settore, controlla la società armatrice italiana, fondata a Genova nel 1854 a Genova.
Perché allora non lasciare la nave al Giglio e trasformarla in un bene ancora utilizzabile, legandola per sempre al posto in cui è morta? Perché non farla rivivere in altro? Un museo del mare, un hotel galleggiante, un centro congressi. Gli usi potrebbero essere diversi.
Ovvio che dovrebbero esserci le condizioni tecniche e di sicurezza perché si possa ridare vita a una nave deceduta, che ha di fronte a se la prospettiva di essere fatta a pezzi. Al contrario, la “Concordia” potrebbe riportare concordia tra il Giglio e i suoi abitanti e le famiglie di chi ha perso un proprio caro in quella tragedia. Un modo per stringere le vite di molti, per legarle a un futuro comune.
In fondo, una delle riflessioni che si possono trarre dalla storia del recupero della nave è che se un uomo può creare da solo (ma forse non proprio da solo) un disastro, occorre l’accordo, la cooperazione, la collaborazione, l’unità di intenti di molti per porre rimedio a una sciagura. Il raddrizzamento della Costa Concordia – è stato osservato da molti – è quasi una metafora dell’Italia, un Paese dalle infinite risorse, ma piegato a un declino che appare inevitabile, perché bloccato da “pochi uomini”, agenti della partitocrazia che è il vero cemento criminale e l’ostacolo al progresso della comunità nazionale.
Lasciate la Costa Concordia all’Isola del Giglio e fatela rivivere, per risollevare il morale dell’Italia e farla rivivere.
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Facciamone un museo !! È come recuperare il Titanic e poi smantellarlo
È da pazzi ! A Gotheborg in Svezia c’è un museo nel quale puoi
Liberamente girare su 3 o 4 navi da guerra (il costo del biglietto è esagerato) e non hanno certo il valore della concordia!
In America nella Queen Elisabect ci fanno un Sacco di eventi !!!!
È noi ???? La smantelliamo e paghiamo un conto salato per farlo !!
Questo paese non si smentisce mai !!! Roba da pazzi