Il Ponte sullo Stretto di Messina, un’idea vecchia 20mila anni

Secondo uno studio di un team di scienziati coordinati dall’Enea, durato due anni, Sicilia e Calabria erano legate da una striscia di roccia. Così “si spiega perché la migrazione sulle coste siciliane sia avvenuta con ritardo rispetto all’Europa”

20130918-pontesicilia-780x500

E se l’Homo Sapiens fosse davvero più sapiente e saggio del suo discendente contemporaneo? I fautori della costruzione di un ponte che unisca la Sicilia e la Calabria da questa notizia potrebbero trarre ulteriori argomenti.

Ventimila anni fa, il Ponte sullo Stretto di Messina non sarebbe servito, perché una sella di roccia – prima sommersa nelle acque fra Scilla e Cariddi – emerse proprio in quel periodo. La circostanza geologica consentì il passaggio dell’Homo Sapiens dal continente in Sicilia, un’occasione unica per il nostro antenato, che con le sue fragili piroghe non avrebbe potuto attraversare quel tratto di mare a causa di correnti marine che all’epoca erano quattro volte più violente di oggi. A scoprirlo è stato un team internazionale di scienziati coordinati dall’Enea, che ieri hanno presentato i risultati della ricerca a Roma.

Quanto questo “ponte continentale” emerse tra il continente europeo e la Sicilia, «in un periodo compreso tra 27mila e 17mila anni fa» poté realizzarsi una migrazione sulle coste siciliane di Homo Sapiens e di alcuni grandi mammiferi con poca capacità a nuotare provenienti dalla piattaforma continentale e questo spiegherebbe perché tale «migrazione sia avvenuta con ritardo rispetto all’Europa» ha affermato Fabrizio Antoniolo, geomorfologo dell’Enea nel presentare la ricerca.

Lo studio, durato due anni, ha impegnato i ricercatori dell’Enea, del Max Planck Institute, dell’Australian National University di Canberra e di numerose istituzioni scientifiche italiane fra cui Cnr, Ispra, e le Università  di Palermo, Roma La Sapienza, Napoli, Messina e Trieste. I risultati della ricerca multidisciplinare documentano come, nel corso dell’ultima glaciazione, il mare, in quel tratto fra la Calabria e la Sicilia, si sia abbassato fino a creare un ponte.

«La sella sommersa nello Stretto di Messina, che oggi si trova ad una profondità di 81 metri sul livello del mare, ha costituito per l’Homo Sapiens l’unica possibilità di collegamento tra l’Italia peninsulare e la Sicilia» ha detto ancora Antonioli nel corso della conferenza cui hanno preso parte anche il responsabile dell’Unità Tecnica Modellistica Energetica Ambientale dell’Enea, Vincenzo Artale, l’oceanografo dell’Enea Gian Maria Sannino, il geologo marino della “Sapienza” di Roma, Francesco Latino Chiocci, e la paleontologa dello stesso ateneo, Maria Rita Palombo.

20130918-homosapienssicilia-380x252Secondo i ricercatori, inoltre, questo passaggio naturale fra la Sicilia e la Calabria ha fatto arrivare sull’Isola anche mammiferi oggi scomparsi, come l’Equus hydruntinus, i cui resti risalenti a circa 22 mila anni fa sono stati rinvenuti dagli scienziati nella grotta di San Teodoro, nei pressi di Messina. «La presenza di forti correnti, valutate fino a 16 nodi, nel bracio di mare che separa per circa 4 chilometri la punta meridionale della Calabria dalla Sicilia rende inverosimile – hanno affermato i ricercatori – ogni ipotesi che il nostro antenato Homo Sapiens abbia potuto attraversare a nuoto e con barche rudimentali questo tratto».

Per arrivare a queste conclusioni, gli scienziati si sono serviti del calcolo delle variazioni del livello del mare e dell’analisi integrata dei dati più recenti, raccolti in differenti discipline come la geologia marina, la tettonica, la geofisica, la modellistica oceanografica, la paleontologia e l’antropologia. «Con questo studio molti dei nostri ricercatori hanno tradotto competenze sul nucleare, sul clima o sull’energia in conoscenza in settori differenti della scienza» ha detto il Commissario dell’Enea, Giovanni Lelli, intervenendo alla conferenza stampa.

Per paradosso della storia, oggi il “ponte” sullo Stretto di Messina servirebbe ancor di più, sia per rendere meno disagevole (e forse anche meno costoso) l’attraversamento del mare che divide Sicilia dal resto d’Europa, sia per togliere ogni alibi a noi siciliani che ci sentiamo – a volte a ragione, molte altre a torto – isolati oltre più isolani, incompresi più che incomprensibili, vittime più che carnefici di noi stessi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

(fonte Adnkronos/Enea)