Bling Ring, il vuoto adolescenziale visto da Sofia Coppola
La regista di Lost in Translation aggiunge un altro importante tassello al suo mosaico sui teenager e lo fa con uno stile molto più incisivo che in passato
Un gruppo di adolescenti a Los Angeles ha uno strano passatempo: invadere le abitazioni delle star, quando queste non sono in zona, per appropriarsi delle loro cose, principalmente vestiti, denaro e gioielli, veri simboli di potere per loro. Arriveranno ad accumulare materiale per un valore di tre milioni di dollari prima di essere beccati dalle forze dell’ordine e condannati.
Sofia Coppola torna in sala dopo il successo di Somewhere con cui aveva trionfato al Festival di Venezia, e lo fa con un’opera ancora una volta aderente al suo stile narrativo, fatto di episodi, di incastri di vita al limite che non tengono (quasi) mai conto di una trama nel loro insieme, ma che alimentano un discorso che la regista figlia d’arte sta portando avanti nell’arco della sua invidiabile carriera.
Gli adolescenti benestanti di The Bling Ring sono onnipresenti nelle inquadrature, saturano lo schermo con il loro linguaggio volgare e ingenuo, tant’è che in un’ora e mezza di dialoghi nessuna delle frasi pronunciate dai protagonisti rimarrà nella mente dello spettatore; questo perché la vacuità delle situazioni e la privazione del senso di una vita tesa a idolatrare le figure di cartone televisive e/o cinematografiche rendono pienamente il senso di vuoto insito nelle generazioni di adolescenti che invadono le strade (o meglio, le lussuose case) di Los Angeles (o del Mondo). Bugie, invidia, reato, moda, sono i diktat dei protagonisti che anche quando sentono che la fine è inevitabile fanno di tutto per mantenere in piedi quell’enorme castello di carte su cui si basa la loro vita.
Sofia Coppola in tutto questo è un’osservatrice imparziale, che fino all’ultima inquadratura non condanna l’elemento della sua analisi, al contrario, emerge tutta la sua inquietudine verso un mondo (quello degli adolescenti di oggi) che un tempo voleva dire trasgressione, opposizione al mondo adulto e che oggi fa di tutto per abbracciarlo, lodarlo, e infangarsi con esso.
Dopo la parentesi affettiva di Somewhere torna a dominare il ritmo incalzante in questo The Bling Ring, grazie a una regia sicura e fresca, a una colonna sonora spigliata come i protagonisti della pellicola e a una fotografia iperrealistica che ci immerge, anima e corpo, nelle strade pulitissime di Los Angeles. Una versione glamour del precedente Spring Breakers se vogliamo, un non-racconto di una non-generazione.
VOTO : 7,5
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