«Noi siamo infinito» ovvero i lati positivi dell’essere timidi

Cinema – Accettiamo l’amore che crediamo di meritare

Nelle sale dal 15 febbraio il film tratto dall’omonimo romanzo di Stephen Chbosky uscito nel 1999 e pubblicato da MTV

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Bisogna riconoscere che i titolisti italiani sono parecchio sensibili a copioni e sceneggiature ed è forse questa la ragione che li spinge a estrapolare dai dialoghi le battute più incisive e a decidere di trasformarle nel titolo accattivante che, secondo loro, dovrebbe invogliare i telespettatori ad andare al cinema. Tuttavia, questa missione non sempre va a buon fine. «Noi siamo infinito», ad esempio, è la traduzione impietosa del bellissimo e originale «The Perks of Being a Wallflower», che tradotto alla lettera fa riferimento ai vantaggi dell’essere un ragazzo da parete, ovvero una persona che fa tappezzeria, cioè timida e introversa. Per capirci, il ragazzo da parete è quel ragazzo che, durante i celebri balli liceali di fine anno che invadono la cinematografia americana almeno dagli anni ottanta ad oggi, se ne sta appoggiato al muro della palestra, senza una compagna con cui ballare, quasi sempre deriso dal resto della ciurma danzereccia che lo proclamerà loser, cioè perdente, fino alla fine dei suoi giorni.

La storia di «The Perks of Being a Wallflower» è ispirata dal romanzo omonimo, diventato un cult generazionale alla fine degli anni novanta e scritto dallo stesso regista del film, Stephen Chbosky. È vero, nel film ci sono tutti gli elementi tipici del teen-movie ma «Noi siamo infinito» ha un qualcosa in più, a partire dalla strepitosa e insolita colonna sonora che spazia dai The Smiths a David Bowie, passando per Smashing Pumpkins, Suzanne Vega, Nat King Cole, Procol Harum.

20130217-CF-CinemaNoisiamoinfinito_2Il protagonista del film è Charlie (Logan Lerman), un ragazzo introverso e difficile, che al suo primo giorno del primo anno di liceo ha difficoltà a socializzare a causa di un disagio psichico che lo accompagna, scatenato dai grossi traumi che hanno segnato il suo passato e la sua infanzia. Charlie incontrerà per caso una coppia di fratellastri un po’ particolari, che in un certo senso gli salveranno la vita e lo aiuteranno a scoprire se stesso e il valore dell’amicizia, l’amore, il sesso, le droghe e tutte quelle cose che balenano in testa a un adolescente, il più delle volte in modo innocuo.

Il mondo di Sam (Emma Watson) e Patrick (Ezra Miller) è travolgente e assolutamente nuovo per Charlie, che vivrà insieme a loro quel senso di appartenenza che stava cercando, in modo commovente e malinconico. L’intensità dei personaggi, tutti e tre bravissimi, è straordinaria e per tutta la durata della pellicola, lo spettatore viaggia con Charlie e i suoi sensi di colpa, ma anche con il suo desiderio di tuffarsi, quello di fuggire, o la paura di perdere ciò che è stato appena trovato e si è riconosciuto come giusto, perfetto.

Il film si muove tra alti e bassi, come lo stato d’animo dei suoi protagonisti, e in maniera non del tutto casuale accosta problemi veri e seri a difficoltà e insicurezze tipici dell’età e del mondo giovanile, quasi a voler incutere che sì, cadere è un attimo, ma c’è sempre un motivo per cui rialzarsi. Un ritratto generazionale non particolarmente originale nei fatti, ma imprevedibile nel suo spiegarsi. Delicato e intenso. Consigliatissimo.

@charlotte_braun

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Claudia Fiume

Laureata in comunicazione con una tesi sul rapporto tra il reale e l'immaginario nel cinema, ho collaborato per alcune testate online come web content editor. Collezionista di immagini sul desktop e di ricettari disordinati su cui annotare imprese culinarie più o meno riuscite. Quando non faccio niente di tutto questo, twitto in modo compulsivo di tv, attualità e social media. Su THE HORSEMOON POST scrivo di tutto questo, ma anche di cinema e lifestyle.