Come ci vedono dalla Svizzera. “Crisi italiana. Berlusconi prende il paese in ostaggio”

di Daniele Mariani, editor swissinfo.ch
La crisi politica provocata dalle dimissioni dei cinque ministri del Popolo della libertà trova ampia eco lunedì sulla stampa svizzera, che non risparmia critiche all’ultima mossa di Silvio Berlusconi e esprime preoccupazione per l’impatto sulla zona Euro

20130930-silvio-berlusconi-362x240«Per il suo 77esimo compleanno […] Silvio Berlusconi nella foto a sinistra, fonte swissinfo.ch) si è regalato… una crisi di governo», esordisce lunedì 24 Heures. «Ufficialmente il PdL lascia il governo per non farsi garante della sua linea economica. In realtà è il destino giudiziario di Berlusconi che è al centro della bufera», prosegue il quotidiano vodese. Un’analisi condivisa da praticamente tutta la stampa svizzera.

Nel suo commento intitolato «Confusione totale», la Neue Zürcher Zeitung va un po’ più in là, osservando che l’esperienza di governo «è fallita poiché mancavano gli elementi più importanti: il sostegno in parlamento e degli obiettivi chiari».

Con le richieste di dimissioni, «il capo ha ancora una volta mostrato a cosa serve il suo partito: ad imporre i suoi interessi personali», analizzano dal canto loro il Tages-Anzeiger e il Bund, critici anche nei confronti di quegli esponenti della sinistra – Letta e consorti – che «hanno partecipato a questo gioco sporco». «Con una notevole ostinazione, i Machiavelli della sinistra hanno impedito la candidatura di Matteo Renzi, che avrebbe forse permesso di vincere le elezioni. E con altrettanta arroganza, hanno ignorato un nuovo potere nel paese, il Movimento Cinque Stelle», proseguono i due quotidiani.

Verso elezioni anticipate?
Per la Neue Zürcher Zeitung, nuove elezioni sono ormai inevitabili: l’unica cosa che rimane aperta è la data.

Ed è proprio questo che Berlusconi si prefiggeva, sottolinea il Corriere del Ticino. «Nel ritorno alle urne, non disdegnato peraltro anche da Grillo e dalla componente del Partito Democratico che sostiene Renzi, Berlusconi cerca un bagno di voti che possa rilegittimarlo come leader politico agli occhi degli italiani al di là di qualsiasi condanna o sentenza subìta», scrive il quotidiano ticinese. Difficilmente, però, Giorgio Napolitano lo soddisferà.

Per il Corriere del Ticino, la speranza – e la novità – viene dall’emergere di un’ala moderata del PdL. «Se in grado di costituire una frangia numerica di “diversamente berlusconiani”, la loro posizione non soltanto risulta fin d’ora salutare, ma potrebbe contribuire a salvare il Governo Letta. Ne avranno, insieme ad altre forze, materialmente il coraggio?».

Questa «rottura» nelle file delle forze di Silvio Berlusconi è sottolineata anche da Le Temps, che cita l’ex diplomatico e storico Sergio Romano.

Ultimo atto di un’opera buffa
Più pessimista La Regione Ticino, che titola il suo editoriale «Ritorno a Salò». «Il Berlusconi condannato ed espulso dal Senato per effetto di una legge dai suoi stessi parlamentari approvata, cercherà ora riparo in una sua Salò, circondato da soldatini e mercenari esaltati all’idea di morire uccidendo».

Uno scenario evocato anche dalla Neue Zürcher Zeitung, secondo cui «l’atto finale di quest’opera buffa inscenata da Berlusconi è probabilmente ancora a venire».

La coda del ventennio berlusconiano, prosegue dal canto suo il giornale ticinese, «potrebbe avere tempi insopportabilmente lunghi e gli avvelenatori di pozzi già al lavoro avranno agio di completare l’opera per coprire la ritirata del loro duce pataccaro».

E poiché «la sua fine è certa, ma i vincitori dubbi», la parola finale potrebbe toccare all’Europa, che detterà le condizioni per la ricostruzione. La soluzione non verrà di certo dalla «prosecuzione di questa legislatura, che sarebbe soltanto il cerotto messo su una cancrena generale».

Un’Europa di cui è questione anche in molti altri quotidiani. «La mossa di Berlusconi ha preso l’Italia in ostaggio – scrive ad esempio 24 Heures. L’uscita dal tunnel della crisi non si vede […]. Se entro il 15 ottobre il governo non riuscirà a presentare una legge finanziaria per far ordine nei suoi conti pubblici, l’Italia sarà messa sotto tutela dalla “troika” (FMI, Banca centrale europea e Commissione Europea). Come la Grecia o l’Irlanda».

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