Boom di malati cronici in Italia: il 43% finge per non perdere il lavoro
Un quadro desolante quello dipinto dal dodicesimo “Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità”, nell’indagine intitolata “Permesso di Cura”, e secondo cui sempre più persone devono rinunciare alle cure mediche per il loro costo eccessivo e molti malati cronici si trovano costretti a fingere di non avere nessuna patologia per non rischiare il licenziamento
Prendersi cura della propria salute o di quella dei propri cari è diventato un lusso che non tutti possono permettersi. Il dodicesimo “Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità” parla chiaro: poca prevenzione, costi privati eccessivamente alti, scarsa assistenza farmaceutica e domiciliare e diagnosi in ritardo sono alcuni dei disagi che investono il settore sanità. Una situazione che vede, poi, un aumento dello 0,2 per cento delle persone colpite da malattie croniche, rispetto al 2011, che oggi sarebbero pari al 38,2 per cento degli italiani.
Un quadro non confortante, quello dipinto da “Permesso di Cura“, l’indagine pubblicata da Cittadinanzattiva attraverso il suo Coordinamento delle Associazioni dei Malati Cronici, e che non investe solo la salute degli italiani ma anche il lavoro. A tal punto che, le persone colpite da malattie croniche registrano forti disagi nel trovare il tempo per curarsi e avrebbero ricevuto, nel 63 per cento dei casi, segnalazioni di licenziamento e mancato rinnovo del rapporto di lavoro. Nel 41 per cento dei casi, invece, queste “vessazioni” avrebbero colpito i familiari delle persone affette da patologie invalidanti. Ma non è tutto. Il 60 per cento delle persone poste sotto indagine ha riscontrato difficoltà della concessione dei permessi retribuiti e il 45 nella connessione del congedo di due anni. Motivi per cui c’è chi preferisce nascondere la propria malattia (43 per cento dei casi) o di svolgere un lavoro che la propria condizione non permettere di fare (40 per cento).
“Un’Odissea continua”, dunque. Una condizione che riguarda, tra l’altro, la difficoltà nel vedersi riconosciuti la disabilità grave e il contrassegno per invalidi, con un incremento del 44 e del 21 per cento rispetto al 2011. Non manca poi la lama affilata della crisi che costringe un numero sempre maggiore di persone a Sarebbe poi pari a 1.585 euro l’anno la spesa media per tutto ciò che necessita alla “prevenzione terziaria”, ovvero diete particolari, attività fisica e tutte le apparecchiature utili per evitare complicanze, più di 1.000 euro per visite ed esami a domicilio e 3.711 euro l’anno per trasformare la propria abitazione e adattarla alle esigenze dei malati. Chi non può permettersi tutto ciò non può che rinunciare a visite, farmaci e monitoraggi delle malattie.
«Ritardare o rinunciare alle cure necessarie, perdere il posto di lavoro, confrontarsi con la crisi dei redditi familiari e con le discriminazioni regionali nell’accesso alle prestazioni socio sanitarie – sostiene Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato e responsabile del Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici di Cittadinanzattiva – è ciò che vivono sulla propria pelle i cittadini grazie ad anni di politiche di disinvestimento del welfare e di erosione dei diritti. Non possiamo accettare che per fare cassa si continui a smantellare il Ssn o peggio ancora a svendere i diritti dei cittadini alla salute, al lavoro e all’inclusione sociale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA