F1: fra crisi e cambiamenti è iniziato l’allestimento del 65° Campionato Mondiale
Mentre in Bahrain si svolgono i Test Pirelli sugli pneumatici 2014, la crisi mondiale si palesa anche in Formula Uno con l’assenza di 7 costruttori su 11 e con i rifiuti di Volkswagen, Audi e Porche di partecipare al concorso FIA che apre ad un nuovo team a partire dal 2015
La sessione speciale dei test Pirelli in programma sul Bahrain International Circuit, approvata dalla FIA, è giunta al secondo dei tre giorni previsti, programmati per provare sulle monoposto del 2013 i pneumatici sperimentali destinati alla prossima stagione.
Degli 11 team del Circus, solo quattro hanno deciso di partecipare: Red Bull, Mercedes, Ferrari, Toro Rosso. In un primo momento, si era dichiarata incerta la McLaren, ma aveva confermato la propria presenza la Force India. Tuttavia questi due team alla fine hanno dato forfait. Sauber, Marussia, Williams e Caterham invece non hanno preso in considerazione fin dall’inizio la possibilità di andare in Bahrain. Assenze e forfait hanno un’unica motivazione: la crisi economica.
Lo stravolgimento del regolamento FIA voluto dal duo Ecclestone-Tods non ha certo agevolato. Anzi. L’adeguamento alla nuova normativa 2014 da parte delle squadre ha richiesto un ulteriore sforzo finanziario. Per alcuni team – come Lotus, Marussia, Williams, Sauber (già fortemente indebitate) – si sono acuiti i problemi economici, mentre la maggior parte delle squadre devono fare quadrato per ottenere tutte le coperture necessarie ad affrontare la stagione ventura.
Si potrebbe obiettare che il mercato piloti ha rimpinguato le casse delle squadre di F1, grazie agli sponsor dei driver paganti, ma corre ricordare che il 30 Novembre i team hanno versato la quota di iscrizione al campionato 2014: 500.000 dollari di base, cui ogni concorrente ha dovuto aggiungere 5.000 dollari per ogni punto ottenuto nel Campionato del Mondo 2013 Costruttori. A parte questo dato non secondario, il cambiamento radicale della monoposto a causa del nuovo regolamento ha significato nuovi investimenti in materiali e tecnici specializzati.
La crisi finanziaria dunque investe i team e li limita nella preparazione del mondiale 2014, che passa dalla costruzione della nuova monoposto e all’addestramento dei piloti.
I test Pirelli in Bahrain hanno il fine di sviluppare le gomme per le monoposto 2014: per garantire equità nel fornire una stessa base di sviluppo a tutte le squadre, i dati ricavati dai test saranno comunicati solo ai team che non hanno partecipato ma, per decisione della Pirelli, non verranno resi ufficiali a mezzo stampa.
Le prove in Bahrain, iniziate ieri, 17 dicembre, e con ultima sessione prevista per domani, 19 dicembre, si svolgono su pneumatici costruiti con la struttura in kevlar di diversa mescola, per adeguarle alle drastiche modifiche del regolamento tecnico del 2014, al centro del quale c’è la riduzione della deportanza e la maggiore coppia dovuta all’adozione del motore turbo V6 di 1,6 litri, affiancato da un doppio sistema di motorizzazione elettrica, utilizzabile per oltre 30 secondi e con una potenza di oltre 160 cavalli. La coppia integrativa apportata dai motori elettrici eleva l’asticella della curva di performance della gomma e necessita nuove configurazioni di struttura e mescola, indispensabili per affrontare le necessità di utilizzo in una cornice ragionevole di sicurezza. Per sondare però l’efficienza di eventuali modifiche bisognerà aspettare le tre prove ufficiali pre-stagionali, previste a fine gennaio, con inizio da Jerez in Spagna.
I team scesi in pista in Bahrain, per provare le nuove Pirelli, hanno fatto scelte diverse. Red Bull e Ferrari provano rispettivamente con Sebastian Buemi, il team di Milton Keynes; Pedro della Rosa e Jules Bianchi, la Ferrari. Bianchi, membro del Ferrari Driver Accademy, è pilota ufficiale della Marussia, che nel 2014 adotterà la motorizzazione di Maranello. Opposte le scelte di Toro Rosso e Mercedes, che fanno scendere in campo per tutta la durata dei test i piloti titolari: sulla STR8 di Faenza Jean-Éric Vergne e Daniil Kvyat, mentre sulla W04 ci sarà solo Nico Rosberg, perché Lewis Hamilton – tornato dalle vacanze – si sta concentrando sul programma di allenamento invernale.
Per la preparazione dei piloti assenti si punta solo sui simulatori che riceveranno i dati di pista: Fernando Alonso lo ha già provato sulla nuova Ferrari 2014 diversamente da Kimi Räikkönen che, reduce da una operazione alla schiena, si è recato ieri in fabbrica a Maranello per incontrare tecnici e ingegneri (ha conosciuto il suo ingegnere di pista il suo nuovo ingegnere Antonio Spagnolo).
E naturalmente ci sono simulatori e simulatori: il diniego di aumentare i test dalla FIA ha portato ad attuare i soliti escamotage, così Renault (Red Bull, Lotus, Williams, Catheram) e Ferrari (Ferrari, Sauber Toro Rosso) hanno pensato bene di provare il V6 Turbo su macchine non di F1.
La crisi, si sa, aumenta l’acume, cambia gli assetti ma rafforza anche le collaborazioni come per la Toro Rosso, impegnata in una politica di spesa del tutto autonoma ma che usufruisce ancora di un valido contributo da parte della Red Bull, o per la McLaren che prosegue nel fornire un sostanzioso supporto tecnico a Force India e Marussia. Una osmosi continua fra team che non riesce, tuttavia, a tamponare l’emorragia di capitali che vanno sempre più all’esterno dello sport della Formula Uno.
Era marzo quando Jerez Martin Whitmarsh, team principal della McLaren, affermava “In Formula 1 va trovato un sistema di distribuzione di entrate finanziarie più equo. I detentori dei diritti commerciali – capitanati da Ecclestone – incamerano più di quello che le ultime cinque scuderie ricevono collettivamente e alla fine il denaro viene prosciugato dalla banche come rimborso dei prestiti ad interessi sostanziosi.”
Siamo a Dicembre e la situazione è possibilmente peggiorata con una FIA che riesce solo a batter cassa e con un regolamento che finisce con l’avvantaggiare i soliti team.
La FIA, consapevole della crisi, ha già attuato un piano di salvezza economica per il Circus indicendo un concorso che apre a un nuovo team per la stagione 2015-2016 . Un concorso che pare mirato ad attirare Hyundai, Toyota o Honda tramite richieste di requisiti e garanzie finanziarie (fra i quali un deposito di minimo 18000 dollari come quota partecipativa e la “capacità di raccogliere i fondi necessari per sostenere la competizione”) che, di certo, non rappresentano alcun limite per queste case costruttrici nipponiche.
Intanto il grande business del Circus non ha destato l’interesse di Volkswagen, Audi e Porche. Le case costruttrici tedesche hanno detto no alla Formula Uno dichiarandosi interessate solo alle gare di endurance e gran turismo e ritenendo questo il mercato più produttivo e solido.
Entro le 17:00, ora di Parigi, del 3 gennaio 2014 sapremo chi ritiene ancora la Formula 1 uno sport su cui investire a lungo termine.
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