Sabato del Villaggio. Ricerca, Caterina Simonsen difende test su animali, ma riceve auguri di morte su Facebook
La giovane venticinquenne, studentessa di Veterinaria all’Università di Bologna, vegetariana, colpita da quattro malattie genetiche rare, è diventata bersaglio di estremisti animalisti, che lei ha chiamato “nazianimalisti”. “Sarò crudele: muori“, uno dei delicati commenti di questi imbecilli ammantati di animalismo
I social media sono lo specchio fedele della società, ne esaltano le grandezze e ne amplificano le imbecillità. Capita che una giovane venticinquenne, studente di veterinaria a Bologna – Caterina Simonsen – posti sul proprio profilo Facebook una foto in cui spiega in sintesi la sua vita e il suo coraggio: «Io, Caterina S. ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro».
Caterina è affetta da quattro malattie genetiche rare e vive con un coraggio straordinario e la speranza che la ricerca venga a capo delle patologie di cui soffre, se non per guarire almeno per vivere meglio.
Il suo post, rilanciato dalla pagina “A Favore della Sperimentazione Animale” sul social media di Mark Zuckerberg, ha prodotto una valanga di “Mi piace” (quasi 15000, nel momento in cui scriviamo), una tempesta di commenti, oltre 4000, con «insulti, apprezzamenti, di tutto e di più», spiega in due video con cui intende rispondere a chi la attacca. Tra i commenti anche «oltre 30 auguri di morte e oltre 500 offese», un fatto che ha spinto Caterina a rivolgersi al Partito animalista europeo, alla Lega antivivisezione (Lav) e a Michela Vittoria Brambilla, perché si dissocino dagli auguri di morte e prendano provvedimenti.
Un conto è essere animalisti, un altro “animalari” o, peggio ancora, “nazianimalisti”, con un richiamo all’eugenetica nazista non del tutto fuori contesto.
Samuele Paoli scrive: «era meglio se morivi brutta imbellice..Io sperimenterei sulle persone come te».
Nevear Goroth, trincerandosi in un inutile anonimato (l’indirizzo IP veglia su tutti noi, da imbecilli veri non ricordarlo), è più sintetica e vernacolare: «caterina, era mejo se morivi».
Alice Ghedin, invece, va al dunque secca: «Sarò crudele: muori».
I commenti più truci, offensivi e deliranti sono stati cancellati dalla Polizia Postale, ma altri vengono riesumati – come documenti testimoniali per la storia del social e di una ideale galleria delle idiozie e degli idioti – da altri utenti, come la perla di una tale Davide Ferro, che richiama il nazismo paro paro: «IO SPERIMENTEREI SU MALATI TERMINALI COME QUESTA TROIA – scrive, forse ignaro di rifarsi a teorie eugenetiche – NOI CHE NON SIAMO MALATI VOGLIAMO CHE AL POSTO DEGLI ANIMALI LA SPERIMENTAZIONE SI FACCIA SU MALATI COME QUESTA RAGAZZA SUBUMANA».
Il poveraccio, ignorante come il tufo appena estratto dalla cava, non sa che c’è gente senza prospettiva che accetta di partecipare alle sperimentazioni, sapendo di non avere nulla da guadagnare, se non nella riconoscenza dei posteri che potranno beneficiare delle sperimentazioni indispensabili per trovare la soluzione scientifica delle malattie. Ma il tapino non lo sa.
Dello stessa corrente culturale Emanuele CoachVanity Petucco: «Chissà quanti animali hanno vissuto OBBLIGATI a una vita di tortura per poi morire. Solo per salvare la vita a te. Parer mio sarebbe meglio sperimentare su pedofili, politici, stupratori», un elenco che abbiamo il sospetto non sia esaustivo, ma solo indicativo. Piccoli Eichmann crescono…con vanità.
C’è anche chi, nell’incedere dei propri sentimenti inumani, inciampa nella tastierite (la patologia che colpisce tutti noi, vera malattia incurabile, più dell’ignoranza), causando situazioni ilari. Michela Pagani, infatti, digita: «E la stessa identica cosa! Par sperimentare uccidi! Hai milioni di vite sulla Cosenza!», al netto degli errori ortografici è un errore di digitazione (“correttore automatico”, spiega successivamente), che però è preso come una palla al balzo da Daniela Bernini: «Hai milioni di vite sulla Cosenza! <— anche sulla Salerno -Reggio calabria?».
Altri sono critici sulla sperimentazione animale ma non si spingono alle offese; alcuni la confondono con la vivisezione (vietata, come spiega un bell’articolo di Federico Baglioni su “ilfattoquotidiano.it” del 27 dicembre). Poi ci sono i commenti a favore e quelli a sostegno del coraggio di Caterina.
Cristina Vianello: «tutte le cattiverie che avete scritto mi lasciano basita – posta alle 22.31 del 20 dicembre – siete degli ignoranti, maleducati, del tutto privi di sensibilità, umanità. Non serve dire altro. Auguri Caterina, sii sempre così forte».
Fulvio Turvani: «si alzano alle 8 dicendo ad una ragazza malata che “doveva morire”. Co si sentono più forti e magari hanno anche l’ardire di pensarsi intelligenti. Poi tutti a fare compere di natale e chi se ne frega se per illuminare le vetrine si costruiscono dighe e si distruggono ecosistemi. Tutti animalari con la vita di Caterina. Mica con le proprie comodità».
Benedetta Marini è fulminante: «È un Boom di scienziati stamattina».
Comprensione per l’idiozia mostrano Gemma Onimaru e Maurizio Guerra. La prima porge un cortese invito: «cmq perdonate gli animalari. Non sono loro a parlare. È il benessere in cu sono immersi e che prende la parola e li confonde». Il secondo in cinque parole chiude il cerchio: «Forza Caterina. Ignora gli ignoranti». Amen.
«Non capisco il perché di tanta cattiveria», ha commentato la futura veterinaria, che riflette: «loro non sanno chi sia io, cosa faccia io, e probabilmente sono così ingenui da non sapere che tutti i farmaci che prendono, che danno ai loro figli e che danno ai loro animali sono stati testati sugli animali».
Caterina Simonsen è di una categoria umana superiore e affida a YouTube la spiegazione delle sue patologie e il modo in cui le affronta. Merita rispetto, a prescindere.
Tuttavia, occorre una riflessione che vada al di là della denunzia penale – nel caso in cui se ne riscontrassero gli estremi – perché i miti alimentati dalla rete hanno spesso questo effetto: un effetto onda di un mare di letame, in cui sentimenti rispettabili (come l’amore per gli animali) diventano manifesti di estremismo che pensano alla sub-umanità di certe vite. Un dato che si può racchiudere, per sintesi esaustiva, nel “recinto dell’ignoranza”.
Di fronte all’ignoranza non serve girare la testa o sotterrarla come gli struzzi, serve riflettere su un sistema educativo in cui tutte le agenzie – nella sinergia indispensabile all’ottenimento di un buon risultato finale – hanno fallito. Famiglia, scuola, oratori. Ciascuno nel proprio ambito si interroghi. Per quel che ci riguarda, molti dei commentatori nazianimalisti hanno la fortuna di non appartenere alla nostra cerchia familiare: ne patirebbero una fine dell’anno pessima…
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Caterina Simosen risponde agli nazianimalisti, parte 1
Caterina Simosen risponde agli nazianimalisti, parte 2
Peccato che questi pseudoanimalisti non fossero davvero animalisti ma fake..e lo sapete benissimo 😀