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Napolitano a Strasburgo: stop ad austerità. Bagarre leghista, fischi da Parlamento

Il presidente della Repubblica durante il suo discorso all’Europarlamento di fronte all’Aula riunita in sessione plenaria: “Contro euro e Unione agitazione distruttiva. Elezioni europee momento della verità”. La contestazione del Carroccio – Video

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Strasburgo – ”Rompere quello che per diversi aspetti è diventato un circolo vizioso” tra le politiche di austerità e l’arretramento delle economie europee ”è ormai essenziale, se si guarda soprattutto alla condizione di un’intera generazione oggi alla deriva”. Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo intervento al Parlamento europeo a Strasburgo.

In questo senso la svolta che si chiede “deve riflettere la consapevolezza di un circolo vizioso ormai insorto tra politiche restrittive nel campo della finanza pubblica e arretramento delle economie europee, giunte oggi al bivio tra primi segnali di ripresa e rischi, se non di deflazione, di sostanziale deflazione”. Nel dibattito pubblico e politico, ha proseguito il presidente della Repubblica, “si ritiene che non regga più una politica di austerità a ogni costo“, che è stata la “risposta prevalente” alla crisi del debito sovrano nell’area euro e che ha privilegiato “drastiche misure per il contenimento del rapporto deficit-Pil, per il riequilibrio a tappe forzate della finanza pubblica in ciascun Paese dell’area“.

Napolitano ha riconosciuto che di fronte alla crisi che aveva messo pesantemente in questione la sostenibilità finanziaria dei Paesi dell’Eurozona, non si poteva sfuggire alla necessità di “definire e rendere vincolante una disciplina di bilancio rimasta gravemente carente dopo l’introduzione della moneta unica“. Ma ha anche sottolineato che “le conseguenze dei severi interventi di stabilizzazione adottati dall’Unione e ancorati ai parametri di Maastricht, hanno avuto ricadute di innegabile gravità in termini di recessione, di caduta del prodotto lordo e della domanda interna specialmente nei Paesi chiamati ai maggiori sacrifici“.

‘Una crescita sostenuta e qualificata richiede certamente riforme strutturali, ma richiede in pari tempo un rilancio, oltre che di investimenti privati, di ben mirati investimenti pubblici, al servizio di progetti europei e nazionali”, ha poi aggiunto Napolitano, accolto al suo arrivo dal presidente dell’Aula Martin Schulz e omaggiato con una piccola cerimonia: sono state issate le bandiere italiana ed europea e una banda ha suonato l’Inno di Mameli e l’Inno alla Gioia di Beethoven.

Per rafforzare l’Unione europea e la sua missione ”occorre una più forte coesione politica europea, una più convinta e determinata leadership politica europea”, ha detto poi il presidente della Repubblica per il quale ”è necessaria, al di là del riferimento a parametri rigidamente intesi, maggiore attenzione per le effettive condizioni di sostenibilità del debito in ciascun Paese e, in relazione a ciò, sufficiente apertura sui modi e sui tempi dell’ulteriore riequilibrio finanziario”. La svolta che oggi molti chiedono per l’economia in Europa “non può andare nel senso dell’irresponsabilità demagogica e del ripiegamento su situazioni di deficit e di debiti eccessivi“.

L’intervento del presidente della Repubblica è stato interrotto per poco tempo, a metà del discorso, da una contestazione dei deputati della Lega capitanati da Mario Borghezio. Gli eurodeputati leghisti hanno sventolato dei fazzoletti verdi e inneggiato all’Europa dei popoli, ma sono stati a loro volta contestati dagli altri parlamentari, che gli hanno zittiti con dei ‘buu’.

Contro l’euro e l’Unione europea si è sollevata una ”agitazione distruttiva”, ha poi sottolineato Napolitano riferendosi alle forze antieuropee ed euroscettiche che si stanno rafforzando in tutta la Ue. ” – ha continuato – puramente distruttiva, anche se in nome di un’immaginaria ‘altra Europa’ da far nascere sulle rovine di quella che abbiamo conosciuto”.

C’è vacua propaganda e scarsa credibilità nel discorso di quanti hanno assunto atteggiamenti liquidatori verso quel che abbiamo edificato nei decenni scorsi, dall’Europa dei Sei all’Europa dei Ventotto”, ha aggiunto. ”Come si può parlare – si chiede Napolitano – di ‘fine del sogno europeo’, sostenendo magari che quella fine si potrebbe scongiurarla abbandonando l’euro per salvare l’Unione? La fattibilità e le conseguenze traumatiche di quell’abbandono vengono considerate da qualcuno con disarmante semplicismo. Né vedo – ha concluso – quale dovrebbe essere il luogo e quali i garanti di un così improbabile scambio”.

In ogni caso le elezioni europee del prossimo maggio rappresentano un ”momento della verità, da affrontare fino in fondo e in tutte le sue implicazioni”, ha ricordato allora il presidente della Repubblica il cui discorso ha ricevuto una standing ovation e un lungo applauso da parte dei parlamentari europei. Negli ultimi sette anni, ha continuato il capo dello Stato di fronte all’Europarlamento a Strasburgo,”la costruzione europea ha dovuto fronteggiare le prove più dure della sua storia“.

Dal 2008 la Ue ha vissuto “crisi strutturali, nella capacità di crescita economica, nel funzionamento delle istituzioni, nelle basi di consenso tra i cittadini. Mai era stata, di conseguenza, messa in questione, e radicalmente in questione, la prosecuzione del cammino intrapreso“. Questo “è invece il contesto nel quale ci si avvia alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo“, ha sottolineato Napolitano. “Ritengo che perciò si debba considerare la situazione che si è venuta a creare, anche se in misura e in forme diverse da Paese a Paese come un momento della verità, da affrontare fino in fondo e in tutte le sue implicazioni“.

Credit: Adnkronos