Lo scandaloso caso dei Marò: ennesimo rinvio! Letta: inaccettabile. Bonino ieri: abbiamo assi nella manica

Slitta al 18 febbraio la decisione della Corte Suprema indiana. La pubblica accusa ha confermato la richiesta dell’applicazione della legge antipirateria. Il premier su Twitter: “L’Italia e Ue reagiranno”. Domenica, la ministra degli Esteri contro l’India: “L’Italia non è un Paese terrorista”. Entrambi dimenticano un piccolo particolare…

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Roma – L’udienza della Corte suprema di New Delhi che doveva esaminare il ricorso italiano per conoscere i capi di imputazione dei due fucilieri della Marina Militare, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, è stata rinviata al prossimo 18 febbraio, ennesimo prolungamento di una vicenda scandalosa, che pone l’India in una posizione di illegalità internazionale.

Nell’udienza di oggi, il procuratore generale indiano, Goolamhussein Essaji Vahanvati, ha chiesto alla Corte Suprema di applicare la “SUPPRESSION OF UNLAWFUL ACTS AGAINST SAFETY OF MARITIME NAVIGATION AND FIXED PLATFORMS ON CONTINENTAL SHELF ACT“, la legge antipirateria e antiterrorismo del 2002 nota con l’acronimo “Sua Act” a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, escludendo però la pena di morte. Lo riferisce l’emittente indiana Ibn, citata dall’AGI. Secondo le fonti giornalistiche internazionali, questa richiesta ha trovato la ferma opposizione della difesa italiana in aula, guidata dall’avvocato Mukul Roahtgi, che ha preannunciato la presentazione di una memoria contro l’applicazione della legge. 

Hon'ble Dr. Justice Balbir Singh ChauhanDavanti alla richiesta dell’accusa e all’opposizione della difesa, il giudice Balbir Singh Chauhan (nella foto a sinistra) ha deciso di prendersi otto giorni per valutare la questione, che è delicata e di diritto interno e internazionale. La Sua Act, infatti, recepisce le norme di un trattato internazionale – la Convenzione di Roma del 10 Marzo 1988 (Convention for the suppression of unlawful acts against safety of maritime navigation) – con l’annesso protocollo previsto per la prevenzione degli atti di violenza verso le piattaforme fisse collocate sulla “piattaforma continentale”, quella parte di mare prospiciente la costa di ogni Stato.

Una fattispecie che è chiarita dall’articolo 76 dell’UNCLOS, una Convenzione che deve essere considerata la norma generale non derogabile e, nella gerarchia delle fonti internazionali, superiore al SUA Convention 1988.

La reazione del presidente del Consiglio, Enrico Letta, è arrivata subito via Twitter: “#Marò, inaccettabile l’imputazione proposta da autoritá indiane.Uso del concetto di terrorismo da rifiutare in toto.Italia e Ue reagiranno“.

 

Ancora più feroce la faccia mostrata ieri, domenica 9 Febbraio, dalla ministra degli Esteri, Sua Indignazione Emma Bonino, che ai microfoni del TG1 ha espresso la consueta meravigliata opposizione alla gestione indiana della controversia. “Se i nostri due marò saranno processati per terrorismo – aveva ammonito il capo della diplomazia italiana – ci verremmo a trovare in una situazione assolutamente inaccettabile perché è certo che non sono terroristi né lo è lo stato italiano che loro lì rappresentavano“. In relazione ai rumours sulla non applicazione della pena di morte, la ministra degli Esteri aveva sottolineato che questo “deve essere scontato“, ma non basterebbe “perché ripeto lo stato italiano non può accettare di essere preso per uno Stato terrorista e i suoi rappresentanti per dei terroristi“.

Nel caso di incriminazione sulla base della legge antiterrorismo, Bonino annunciava – bluffando in modo indecoroso – che il Governo si riserva “parecchi” assi nella manica da giocare e di attendersi di valutarli “con calma, gradualità e grande determinazione“.

Una dichiarazione ridicola, dopo quasi due anni di dilazioni, ritardi, misteri di decisioni non assunte (non solo dal Governo, ma anche da altri organi statali…), nessuna determinazione reale a portare il caso di fronte a uno dei forum giudiziari internazionali legittimati a risolvere la controversia, come previsto dal Diritto Internazionale Marittimo (UNCLOS): il Tribunale sul diritto del mare di Amburgo, la Corte Internazionale dell’Aja o una sede Arbitrale internazionale ad hoc.

Credit: Adnkronos, AGI, Ansa, TMNews

Ultimo aggiornamento 10 Febbraio 2014, ore 10.09 | © RIPRODUZIONE RISERVATA