Rapporto Onu su crimini contro l’Umanità in Nord Corea. Pechino e Pyongyang gridano al ‘complotto politico’

Dopo la divulgazione del rapporto della commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sulla Corea del Nord, in cui si sottolineano le “atrocità che quel governo compie impunemente contro la sua popolazione“, Pechino regge il moccolo a Pyongyang nell’agitare la teoria del complotto. Analisti ed esperti: “Bella mossa, ma sarà difficile vedere un’attuazione pratica”

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Seoul – Il Rapporto ufficiale sulla situazione dei diritti umani in Corea del Nord ha provocato le reazioni sdegnate di Pechino e Pyongyang, che rimandano al mittente le accuse di “atrocità” e “crimini contro l’umanità” e chiedono alle Nazioni Unite di “non procedere oltre” con la richiesta di deferire il regime dei Kim alla Corte penale internazionale. Una specie di preannuncio di veto cinese in Consiglio di Sicurezza.

Come noto, il governo nord-coreano non ha risposto alle accuse, ricordando solo di “non fare parte” degli organismi internazionali che hanno dato il via all’inchiesta (Commissione Onu per i diritti dell’uomo e Corte penale internazionale). Pyongyang ha definito la mossa “un complotto politico ordito dall’Unione Europea e dal Giappone, con la complicità ostile dell’America“, un linguaggio che potrebbe fare presagire qualche forma di rappresaglia, non sul piano diplomatico.

Il “Rapporto Onu” coinvolge peraltro la Cina in modo diretto, perché secondo molte testimonianze, l’atteggiamento e la politica cinese di rimpatrio forzato dei fuoriusciti dalla Corea del Nord costituiscono una forma di “complicità” nei crimini contro l’umanità. Un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, citato dall’agenzia AsiaNews, ha risposto che quella politica “fa parte di un trattato bilaterale” su cui il Palazzo di Vetro “non ha giurisdizione. Non possiamo in alcun modo accettare queste accuse“, è stato sottolineato da Pechino.

Il Rapporto è stato presentato due giorni fa a Ginevra dalla Commissione incaricata dall’Onu di indagare sulle violazioni ai diritti umani. La Commissione è composta dall’australiano Michael Kirby, dalla serba Sonja Biserko e dall’indonesiano Marzuki Darusman. I risultati completi del Rapporto, che sarà reso pubblico e adottato dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu il prossimo 17 marzo, si basano sulle audizioni di 80 testimoni e su immagini satellitari.

I testimoni oculari sono stati ascoltati lo scorso anno nel corso di quattro udienze pubbliche a Seoul, Tokyo, Londra e Washington. Inoltre, la Commissione ha ascoltato in via confidenziale altre 240 persone. Si tratta di esuli nordcoreani che oggi vivono nel Sud, di cui non sono state divulgate le generalità per motivi di sicurezza.

Michael Kirby, giurista di fama internazionale e già presidente dell’Alta Corte australiana, alla fine della conferenza stampa a Ginevra ha usato parole incisive, mettendo sullo stesso piano le inenarrabili atrocità naziste con quelle non narrate del regime nord-coreano della famiglia Kim. “Il mondo non può addurre l’ignoranza come scusa per aver fallito nel porre fine alle violazioni dei diritti umani in Corea del Nord. Al termine della Seconda Guerra Mondiale – ha aggiunto – molti hanno detto che se solo avessero saputo avrebbero agito. Adesso il mondo sa. Non c’è nessuna scusa“.

Nel mondo degli analisti internazionali serpeggia tuttavia il pessimismo sulla efficacia e produttività del rapporto, sotto il profilo pratico. Deferire il regime di Pyongyang alla Corte Penale Internazionale (cui la Nord Corea non aderisce) è una mossa difficile da attuare, mentre la costituzione di un Tribunale Penale dell’Onu ad hoc è, sotto il profilo giuridico, più appropriato, ma altrettanto difficile da realizzare: il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe deliberare il deferimento e la Cina non dovrebbe esercitare il diritto di veto quale membro permanente.

Jared Genser, avvocato che patrocina le cause dei diritti umani alla Corte dell’Aja ed esperto sulla Corea del Nord, ha affermato che “la Commissione ha fatto un lavoro eccellente, ma è rischioso chiedere al Consiglio di Sicurezza di intervenire. Dal punto di vista legale – secondo quanto riportato da AsiaNews una sua azione sarebbe giustificata e appropriata, ma di fatto farà infuriare la Cina“.

Yun Yeo-sang, direttore del Centro dati per i diritti in Corea del Nord, è più ottimista in un quadro realista di lettura dei problemi . “Il Rapporto sembra aver convinto il mondo della gravità della situazione – afferma – Ora abbiamo informazioni che prima non avevamo“, precisa, fornendo in effetti la linea da seguire.

Sulla Cina occorrerà lavorare con una strategia a più fronti – diplomatico, culturale, sociale, comunicazionale – perché scarichi il regime della famiglia Kim e liberi la Corea del Nord dalla dittatura mortifera di quel regime criminale.

Credit: AsiaNews