Ucraina, Parlamento licenzia Yanukovich, che resiste: in atto colpo di stato

La Rada vota un provvedimento per le dimissioni del capo di Stato e per la convocazione di elezioni presidenziali il 25 maggio. Confermata la scarcerazione di Yulia Tymoshenko

Kiev – Il Parlamento ucraino ha votato un provvedimento per le dimissioni di Viktor Yanukovich e per la convocazione di elezioni presidenziali il prossimo 25 maggio. Lui resiste e attacca: è in atto nel paese un ”colpo di stato”.

Il provvedimento per il licenziamento del presidente, che è passato con 328 voti favorevoli sui 447 seggi della Rada, precisa che Yanukovich non è costituzionalmente in grado di assicurare l’adempimento delle sue funzioni. Dopo il voto, numerosi deputati si sono alzati in piedi per applaudire e intonare l’inno nazionale.

Arriva anche la notizia della scarcerazione di Yulia Tymoshenko dopo il voto con cui il Parlamento ha approvato la liberazione dell’ex premier. Tymoshenko – ha reso noto radio Europa libera – ha lasciato l’ospedale del carcere di Kharkiv in cui era detenuta.

Intanto l’opposizione annuncia: Kiev è nelle nostre mani. Andriy Parubiy, comandante delle forze dell’opposizione, rivolgendosi a migliaia di persone riunite in piazza dell’Indipendenza, ha detto che le forze antigovernative “controllano tutta Kiev visto che abbiamo in mano tutte le sedi del governo”. Parubiy ha poi consigliato ai poliziotti che vogliono schierarsi dalla loro parte di mettere dei nastri gialli e blu, simbolo dell’opposizione ucraina, sulle loro uniformi.

Yanukovich, nel frattempo, ha lasciato Kiev alla volta di Kharkiv, sua roccaforte nel nordest del Paese. Qui, i governatori e i deputati delle assemblee delle regioni dell’est dell’Ucraina, riuniti negli stati generali, provano a sfidare il ‘nuovo’ Parlamento a Kiev, approvando una risoluzione in cui ”assumono il controllo della situazione nei loro territori”. ”Ma questo non significa nulla, perché di fatto il loro mandato è proprio quello di amministrare i loro territori”, spiega all’Adnkronos Hryoriy Nemyria.

L’opposizione segna anche altri punti a proprio favore. Si è dimesso Volodymyr Rybak, il presidente della Rada, il Parlamento ucraino. Rybak, stretto collaboratore del presidente ucraino Viktor Yanukovich, ha spiegato che alla base della sua decisione ci sono motivi di salute. Al suo posto è stato eletto Oleksandr Turchynov, alleato storico di Yulia Tymoshenko all’interno del partito della ‘Batkivshchyna’ (patria). Turchynov potrebbe diventare il premier del governo di unità nazionale che sarà definito a breve, secondo quanto previsto dall’accordo siglato venerdì dalle parti per porre fine alla crisi.

La Verkhovna Rada ha poi eletto Arsen Avakov ministro degli Interni facente funzione. Anche lui è considerato molto vicino a Yulia Tymoshenko. Il Parlamento ha inoltre approvato un provvedimento che autorizza Turchynov a esercitare le funzioni di premier fino alla nomina di un nuovo governo.

La situazione in Ucraina resta “estremamente fragile” nonostante l’accordo tra governo ed opposizione. Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, al suo ritorno da Kiev, dove ha mediato l’intesa insieme ai colleghi di Francia e Polonia. “L’accordo – ha aggiunto – non è una garanzia per uno sviluppo pacifico in Ucraina con un futuro politico che terrà insieme il Paese”.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e il presidente russo, Vladimir Putin, concordano sulla necessità di “attuare rapidamente l’accordo politico raggiunto a Kiev”. Lo rende noto la Casa Bianca riportando il contenuto di una telefonata fra i due capi di Stato. Durante lo “scambio di vedute” Obama e Putin hanno peraltro sottolineato “l’importanza di stabilizzare la situazione economica, avviare le riforme necessarie e fare in modo che tutte le parti si astengano da ulteriori violenze”.

Più tardi, la Russia, per bocca del ministro degli esteri Sergei Lavrov, citato dall’agenzia di stampa Interfax, ha accusato l’opposizione in Ucraina di non aver rispettato gli impegni presi e sollecita Francia, Germania e Polonia, i cui ministri degli Esteri hanno mediato per l’accordo firmato venerdì, a esercitare pressioni affinché l’intesa sia rispettata.

Credit: Adnkronos