Vittoria, Giovanni Guarascio si uccise per non perdere la casa, ma lo sfratto era irregolare

Tre persone indagate per turbata libertà degli incanti, estorsione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso. Guarascio morì dopo una settimana di agonia al “Cannizzaro” di Catania

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Ragusa – “Numerose e vistosissime anomalie” sono state riscontrate nella procedura svolta dal professionista delegato dal giudice per la vendita all’asta della casa del muratore di Ragusa Giovanni Guarascio, che per evitare lo sfratto si diede fuoco e morì alcuni giorni dopo in ospedale.

Questo è quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza, che su disposizione del procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, ha sequestrato l’immobile, ancora in uso alla famiglia, e lo ha affidato alla vedova di Guarascio.

Tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati per diverse ipotesi di reato: turbata libertà degli incanti, estorsione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso.

Il tragico episodio risale al maggio del 2013, quando nel tentativo di respingere l’aggiudicatario della casa venduta all’asta, Orazio Sciagura, il muratore si versò addosso liquido infiammabile e si diede fuoco.

A causa delle gravi ustioni mori nell’ospedale “Cannizzaro” di Catania dopo una settimana di ricovero in terapia intensiva.

Il fatto turbò molto l’opinione pubblica e mosse gli inquirenti a compiere alcune prime verifiche, in maniera del tutto riservata e senza clamori sulla stampa. Cominciarono a circolare indiscrezioni su “visite” dei finanzieri in diverse agenzie di credito, per raccogliere informazioni e documenti. Oggi l’epilogo che mostra come una vita sia stata sacrificata sull’altare del vile denaro.

Resta tuttavia un tragico dubbio: gli inquirenti avrebbero ascoltato Guarascio come avrebbe meritato? Questa storia non è forse una tragica conferma della sfiducia dei cittadini verso lo Stato?

Credit: AGI