Svolta nelle indagini sul Boeing 777 della Malaysia Airlines: è stato dirottato da un pilota esperto, dice il premier malese

Confermata l’indiscrezione del Wall Street Journal di due giorni fa: uno scenario da mobilitazione internazionale

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Kuala Lumpur – A bordo dell’aereo della Malaysian Airlines scomparso sabato scorso furono disattivate tutte le comunicazioni e il Boeing 777-200 continuò a volare a lungo, al punto che i satelliti lo rilevarono ancora per piu’ di sei ore e mezza dall’ultimo contatto radar.

A renderlo noto nel corso di una conferenza stampa il premier malese, Najib Razak, il quale ha spiegato che tutta la dinamica dell’incidente spiegando che la dinamica è “coerente con un’azione deliberata“, anche se ancora non è accertato che si sia trattato di un dirottamento. “Malgrado quanto apparso sui media, voglio essere molto chiaro: stiamo ancora indagando tutte le possibilità su cosa fece deviare l’MH370 dalla sua rotta originaria“, ha dichiarato Razak illustrando in diretta tv i nuovi dati forniti dai satelliti e dati dei radar militari.

Ma è solo una rassicurazione diplomatica per non aggiungere terrore a uno scenario terroristico senza precedenti. O forse, solo con un precedente: l’11 Settembre.

Questi dati, Razak ha aggiunto, dicono con “un buon livello di certezza” che i due sistemi di comunicazione automatici, l’Acars (Aircraft Communications Addressing and Reporting System), che comunica via satellite con la compagnia di appartenenza, e il transponder, il radar secondario che identifica il velivolo sui monitor dei controllori di volo, furono “disattivati” uno dopo l’altro, quando fu perso il contatto con i radar civili.

Rajib Razak ha spiegato che l’ultima comunicazione del satellite con il Boeing 777-200 è stata registrata alle 8,11 del mattino dell’8 marzo, più di sei ore e mezza dopo che il velivolo era scomparso dai radar, all’una e mezza. Il movimento del velivolo in quelle sei ore e mezza, in cui deviò dalla rotta e sorvolò la penisola della Malaysia per poi dirigersi verso l’Oceano Indiano, è “coerente con un’azione deliberata da parte di qualcuno a bordo dell’aereo“, ha spiegato. Gli investigatori stanno tentando di capire quale distanza possa aver volato oltre l’ultimo contatto con il satellite.

Finora l’ultimo punto di comunicazione è stato localizzato in un’area all’interno di due grandi corridoi geografici: quello settentrionale che va dalla frontiera con il Kazakhstan e il Turkmenistan fino al nord della Thailandia, e quello meridionale dall’Indonesia al sud dell’Oceano Indiano. Di qui la decisione annunciata da Rajib di interrompere le ricerche nel Mar Cinese meridionale e di concentrarle nelle regioni in cui potrebbe essere arrivato l’aereo, “lavorando con i Paesi coinvolti per richiedere ogni informazione utile, compresi i tracciati radar“.

Intanto la polizia malese ha perquisito l’abitazione del comandante del volo MH-370 della Malaysian Airlines, Zaharie Ahmad Shah, 53 anni, che lavora per la compagnia aerea malese dal 1981. Lo hanno reso noto le autorità locali contribuendo a infittire il “mistero pericoloso” e uno scenario dalle conseguenze imprevedibili…

(Credir: AGI, Adnkronos, TMNews)