Buon (primo) compleanno Ayrton, da Google e da tutti noi!
Oggi Ayrton Senna da Silva avrebbe compiuto 54 anni e Google ne omaggia la memoria con un doodle meraviglioso e un video che unisce musica, immagini e parole emozionanti perché semplici, didascaliche, emozionanti anche per chi non era suo fan – Video – “Il mio nome è Ayrton” (Lucio Dalla)
Ayrton Senna avrebbe compiuto oggi 54 anni.
Anzi, compie oggi 54 anni della sua vita terrena, mentre continua a scorrazzare per le vie infinite del Cielo nella Vera Vita. Questa è l’unica consolazione che possiamo fornire – con qualche emozione, non solo per l’età… – ai fan del pilota brasiliano, anzi, agli adepti alla Setta Senna.
E come i fedeli di una divinità laica del’Olimpo della Velocità, Ayrton Senna (cognome della mamma) fu adorato in vita e viene evocato oggi, a quasi 20 anni dalla sua tragica scomparsa in quel maledetto week-end del 1° maggio a Imola. Sul Tamburello finì la sua corsa terrena e iniziò il suo mito.
Lo diciamo per onestà intellettuale: Senna non era il pilota per il quale ci batteva il cuore. A noi – orfani di Gilles Villeneuve – piacevano quelli tosti, ma ruspanti; i piloti del limite saltato come una rete elettrica; i Mansell, quel Leone di Inghilterra che ci emozionò con la sua ingenuità di Dallas, quindi non solo con una monoposto verniciata di rosso.
Senna era un avversario da rispettare, perché rispettava a suo modo. Aveva una visione della vita che andava al di là del suo lavoro, del suo “ufficio” del tutto particolare, distribuito in decine di dependance, i circuiti in giro per il mondo.
Non ci piaceva che agisse d’astuzia frenando nelle curve, ma i polli erano gli altri che si andavano a sfracellare i musetti sul suo cambio. Non ci piaceva quella prosopopea di Maestro, esibita molte volte, ma forse era l’inesperienza e la gioventù acerba che non ci consentiva di coglierne la grandezza. Tranne in alcune giornate plateali, quando vederlo guidare equivaleva a una lezione universitaria di un luminare della scienza, al limite della fantascienza: come a Donington nel 1993. In quei casi, ci si alzava in piedi e si tributava il rispetto ai Guerrieri Superiori. Battuti, ma inchinati a un Grande del Volante.
L’unico aspetto che apprezzavamo senza riserve di Ayrton Da Silva Senna (questo il nome declinato nella maniera corretta) era la fede che non nascondeva, l’amore per il trascendente di cui non si vergognava, l’abbandono a Dio che ce lo rendeva fratello.
In nessun ambiente come nel mondo del motorsport – forse per una sorta di esorcismo al contrario – si bestemmia tanto. Un aspetto che non ci è mai piaciuto. Senna era diverso: amava il Signore e non si nascondeva. Pregava e non celava la sua fede. Si abbandonava al Cielo e non si vergognava di mostrarlo.
È stato uno dei più grandi piloti di tutti i tempi e la sua carriera avrebbe potuto essere più corposa, se quella domenica d’inizio maggio del 1994 il fato non avesse consentito un altro epilogo. Oggi lo immaginiamo immerso nella Luce dell’Eternità e siamo certi che ogni tanto vada a trovare Michael Schumacher, per fargli un’altra ramanzina delle sue, ma forse questa volta solo per convincerlo a tornare qui giù.
Ecco, come angelo laico santificato dalla passione e dall’ardore agonistico, ce lo immaginiamo mettersi in coda per espletare il turno di Autista Celeste dell’Altissimo, magari con un trucchetto tra una nuvola e l’altra; e un altro andare in caso di pioggia. E ci piace immaginare che il Signore si diverta e tragga nuovi motivi per non spegnere questo gioco chiamato “universo”, che tanto spazio dà al male e alla banalità del male.
Anche Google oggi ti ricorda e in fondo anche a noi manchi molto, colpiti da quella saudade che ancora fa piangere gli adepti della tua Setta. Quella Setta Senna che ti sta preparando una festa coi fiocchi per il tuo secondo 20° Compleanno, in quella pista romagnola in cui in fondo sei rimasto per sempre.
Ciao Ayrton e buon primo compleanno.
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