L’aspirina, uno strumento strategico nei trattamenti cardiovascolari, ma funziona meno nelle donne afro-americane

Secondo Nora Alghothani, della Ohio State University, la reattività all’acido acetilsalicilico dipende da caratteristiche precipue legate alla presenza di lipoproteine ad alta densità

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20140626-nora-alghothani-184x224Washington – Le donne afro-americane rispondono in modo diverso agli effetti anti-infiammatori dell’aspirina rispetto alle donne bianche americane.

Lo rivela un nuovo studio presentato durante il meeting congiunto ICE/ENDO 2014 della International Society of Endocrinology e della Endocrine Society a Chicago.

Secondo Nora Alghothani, ricercatrice della Ohio State University di Columbus, “le donne afro-americane sembrano essere più resistenti rispetto alle donne bianche americane ai benefici anti-infiammatori dell’aspirina nella riduzione delle malattie cardiovascolari e dei fattori di rischio“, ha spiegato l’autrice della ricerca.

Anche se le donne afro-americane hanno una maggiore presenza di lipoproteine ad alta densità  (HDL, il colesterolo “buono”) e livelli di trigliceridi inferiori, hanno anche una maggiore resistenza all’insulina, più stress ossidativo, marcatori proinfiammatori e una mortalità significativamente maggiore.

La terapia con acido acetilsalicilico – questo il nome del principio attivo dell’aspirina – è raccomandata per ridurre l’aterosclerosi subclinica e gli esiti delle malattie cardiovascolari, ictus inclusi.

(AGI)