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La Quarta Guerra Mondiale, la prima guerra “lobale”, internazionale e transnazionale della Storia (1)

Il 18 agosto scorso, Papa Francesco ha parlato di Terza Guerra Mondiale. Vi spieghiamo perché siamo alla Quarta e perché è difficile capire che questo terrorismo islamista è una “nuova guerra”, transnazionale e internazionale, la prima della Storia, Iniziata almeno con le “Lettere Ladenesi”, la “Dichiarazione di Guerra” di Osama bin Laden agli Stati Uniti e all’Occidente, emessa giusto 21 anni fa. Un tema che abbiamo trattato nel paper di un master seguito nel 2001-2002, la cui fondatezza è a nostro avviso ancora valida


Le immagini che vengono dal Kurdistan iracheno e la decapitazione di James Foley ci riportano alla genesi di una lotta che sembrava in secondo piano. Uccidere i prigionieri è un atto barbaro, un crimine contro l’Umanità, ma è anche un atto di guerra, della “nuova guerra” iniziata sotto il profilo mediatico la mattina di martedì 11 Settembre 2001, in mondovisione. Tra l’evoluzione dell’ISIL in Iraq e Siria e quell’atto di guerra ci sono collegamenti, un filo unico della strategia di conquista del Medio Oriente e del Mondo da parte dei fondamentalisti religiosi musulmani, in una forma che ricorda il nazismo imperialista: non a caso si parla di nazislamismo o islamofascismo.

Il 15 aprile del 2013, un attentato colpì Boston, in un momento sportivo di popolarità planetaria. I colpevoli furono individuati e poi neutralizzati dalla sicurezza statunitense, ma si riflettè poco sulla natura simbolica dell’attacco. Dal porto di Boston, il 16 Dicembre 1773, partì il moto rivoluzionario che avrebbe portato alla Dichiarazione di Indipendenza del 1776 20150112-tesi-master-340x425e all’avvio del più straordinario esperimento geopolitico della Storia, la nascita degli Stati Uniti d’America.

Da Boston partirono i due aerei dell’American Airlines (volo 11) e della United Airlines (volo 175) che la mattina dell’11 Settembre 2001 si schiantarono contro le Twin Towers del World Trade Center.

Boston è quindi un simbolo da colpire, la Danzica ideale della Resistenza dell’Occidente contro chi minaccia il modello di società aperta che, con consapevolezza o meno, ci consente di interagire a migliaia di chilometri, senza conoscerci di persona. Ma condividendo o meno speranze, progetti, idee, valori. A volte anche disvalori.

Papa Francesco ha parlato di Terza Guerra Mondiale il 18 agosto 2014, durante il viaggio di ritorno dalla visita apostolica in Corea del Sud. Qui spieghiamo perché non è la Terza, ma la Quarta Guerra Mondiale. Una guerra che ha molti punti in comune con le tre precedenti (del XX Secolo) e che ha collegamenti nella millenaria storia delle relazioni tra mondo islamico e cristianità.

Da oggi, pubblichiamo a puntate un’analisi sulla “nuova guerra” e il tentativo di disarticolare la libertà occidentale e i valori liberali, da parte di un nuovo potere imperialista e aggressivo: l’islamismo neo-califfale. È il contenuto di un paper presentato come analisi finale di un master per esperti in cooperazione e sicurezza internazionale, da noi seguito nel 2001-2002. A nostro avviso l’analisi è del tutto valida.

La Quarta Guerra Mondiale

(sulla definizione di IV GM, cfr Aldo Musci, La IV Guerra Mondiale. Finanza, Globalizzazione e Terrorismo dopo Ground Zero, DATANEWS, Roma 2002).

Alle 4.45 dell’1 settembre 1939, le 53 divisioni tedesche agli ordini del generale von Brauchitsch varcarono il confine polacco. Iniziava la II Guerra Mondiale. Quella è una data convenzionale, per indicare il conflitto più sanguinoso (finora) della Storia, ma i presupposti politici si possono rinvenire negli errori di comprensione fatti dalle classi dirigenti europee fin dalla fine della I Guerra Mondiale, conclusa con la Pace di Versailles che fu mortificante per la Germania e si può oggi considerare tra le concause della deflagrazione successiva.

L’11 settembre era un giorno qualunque di fine estate. New York era illuminata da un sole caldo, in apparenza più luminoso del solito. Tutti noi ricorderemo per sempre quel che facevamo o pensavamo o ci accingevamo a fare.

Alle 8.45 il Volo 11 dell’AmericanAirlines, decollato alle 7.59 da Boston con destinazione Los Angeles, si schianta contro la North Tower del World Trade Center (cfr. Jean Baudrillard, Lo spirito del terrorismo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002, pag. 37. Testo pubblicato su Le Monde, 3 novembre 2001. Titolo originale: L’esprit du terrorisme, Éditions Galilée, 2002.) a Manhattan. Alle 8.49 la CNN interrompe le normali trasmissioni con una Breaking News: Carol Lin riferisce “notizie non confermate” di un aereo che si è schiantato su una delle due torri. La notizia fa il giro del mondo in pochi minuti.

Alle 9.02 il Volo 175 della United Airlines, anche questo decollato dall’aeroporto di Boston e diretto a Los Angeles, colpisce la South Tower del WTC, tra il 78esimo e l’84esimo piano. Tutto avviene sotto gli occhi elettronici delle telecamere dei principali networks statunitensi, che irradiano in mondovisione la diretta dello scoppio della guerra. Quasi come in un duello tra realtà e finzione (Jean Baudrillard, Lo spirito del terrorismo, cit, pag. 22), nel quale la realtà dell’attacco al cuore del sistema economico, politico e culturale dell’Occidente diventa, con il crollo delle due torri, «il trauma simbolico più forte» (ivi, pag. 12). Nel mondo tecnologico delle armi di distruzione di massa, irrompe un’arma ancor più assoluta, che trova nell’efficienza della tecnologia un fattore di moltiplicazione: la morte come strumento di morte.

Emerge il paradosso della globalizzazione reticolare, il mondo interconnesso «fino a costituire, al limite, una sola rete» (ivi, pag. 13) diventa «vulnerabile in un solo punto» (ibidem). Le dottrine militari imperniate sul paradigma della zero-morte vengono messe in ginocchio da «un nemico che ha già fatto della propria morte un’arma controffensiva» (ivi, pag. 23), con un carico simbolico e sacrificale di grande rilevanza: alla società che rimuove la morte, si fa assistere alla morte delle moltitudini in diretta mondovisione. I corpi che volano dal WTC, in un’orripilante scelta tra la morte da fuoco o da impatto, chiudono il tragico sipario su un’epoca e ne aprono un’altra.

Gianni Riotta scrisse al riguardo: «Tanti si sono sporti dalle finestre per sfuggire alle fiamme. Quando il calore è diventato insopportabile hanno preferito volare verso la morte.[…]Che cosa pensavano volando? Se al mattino, baciati i bambini, carezzata una persona amata, chiusi nella borsetta o nel portafogli un sogno, un desiderio, una delusione, lo stesso demonio avesse detto loro presago, Domani ti getterai dalla torre, con che ironia avrebbero reagito, facendo gli scongiuri? Quanto è precaria la nostra vita, di persone e di cittadini, il nostro mondo, la nostra democrazia. Quei poveracci cadevano, soldati di una guerra cha ha la prima linea a Manhattan» (Gianni Riotta, N.Y. Undici settembre. Diario di una guerra, Einaudi, Torino 2001, pag. 12).

Guerra, sostantivo subito usato dagli uomini dell’Amministrazione USA. Guerra, sostantivo in Europa negato dai più, quasi per scacciare l’idea che la guerra possa arrivare così, senza preavviso (senza preavviso?). «Si era detto tante volte: o mondo globale – che discute, commercia, si integra, media, prova a svilupparsi insieme – o guerra. E la guerra è arrivata» (Ivi, pag. 11).

La IV Guerra Mondiale, la prima guerra del XXI Secolo. La prima guerra “lobale” (spiegheremo in seguito cosa intendiamo per “lobale”). La prima guerra internazionale e transnazionale della Storia, non più ambito esclusivo delle relazioni internazionali – ossia delle relazioni tra Stati o organizzazioni di Stati – ma tra “entità private” e Stati.

Quante divisioni sono state necessarie per scatenare la IV Guerra Mondiale? Quale invasione? Quali mezzi? Solo diciannove soldati del jihad, con un budget di 384.181 dollari (crf fr.Aldo Musci, op. cit., pag. 56). Una cifra insufficiente a comprare casa a Roma, Milano o Palermo.

20140823-terza-gm-panorama-30Eloquente fu la copertina di Panorama del 20 settembre: “È la Terza Guerra Mondiale?” (cfr. Carlo Rossella, «Panorama», Edizione straordinaria del 20 settembre 2001, Mondadori, Milano 2001, pag. 13). «L’infarto dell’Occidente» (cfr. Giuliano Ferrara, Rubrica “L’ARCITALIANO”, «Panorama», Edizione straordinaria del 20 settembre 2001, Mondadori, Milano 2001, pag. 49), che muta la Storia del mondo. «Dire che niente sarà come prima, e questo per almeno una generazione di abitanti del pianeta, è perfino un eufemismo» (Ibidem).

Si può seguire tuttavia un trend generale, dalla Prima alla Quarta Guerra Mondiale, verso un ordine mondiale unico, verso la presa di coscienza dell’unicità del genere umano. «La famiglia umana, nei confronti di un passato recente, presenta una configurazione sociale-politica profondamente trasformata – ha scritto Papa Roncalli nel 1963 – Non più popoli dominatori e popoli dominati: tutti i popoli si sono costituiti o si stanno costituendo in comunità politiche indipendenti» (Giovanni XXIII, Lettera Enciclica Pacem in Terris, qui).

I primi due conflitti mondiali, guerre classiche. La Prima pose fine alla supremazia dell’Europa nella Storia e all’era coloniale. La Seconda fece fallire il tentativo di restaurare la potenza mondiale europea, accentrata in uno Stato e coltivata con i semi diabolici del nazismo. Dopo, la natura e la concezione della guerra si modificò in Europa.

La Guerra Fredda in Europa fu uno stato di belligeranza non bellica, ma in realtà fu la III Guerra Mondiale (Jean Baudrillard, op. cit., pag. 17) che si concluse con la vittoria del fronte Occidentale, la disarticolazione dell’utopia comunista e della sua rappresentazione in termini geopolitici, l’Impero Sovietico. «Delle tre grandi guerre combattute nel corso del Novecento la guerra fredda è stata la più lunga» (cfr. Sergio Romano, La pace perduta, Longanesi & C. Milano, I edizione aggiornata 200110, p. 7. Sulla guerra fredda cfr. Joseph Smith, La guerra fredda. 1945-1991, Il Mulino, Universlae Paperback, Bologna 2002. Titolo originale The Cold War (1945-1991), II ed., Blackwell, Oxford 1998.), ma «la terza guerra mondiale è stata altresì, a dispetto della sua lunghezza, la più incruenta» (Sergio Romano, op. cit) sul teatro europeo, sotto il profilo più propriamente bellico, perché in Europa le armi usate furono «l’eversione politica, la propaganda ideologica, la competizione nucleare e spaziale, lo spionaggio (Sullo spionaggio attivo nel periodo della guerra fredda, cfr. L’Archivio Mitrokhin, qui; Vassilij Mitrokhin, Dossier KGB «Rapporto Mitrokhin». Tutti i documenti dello spionaggio in Italia, Sapere 2000 Ediz. Multimediali, Milano 1999; Fulvio Martini, Nome in codice: Ulisse, Rizzoli, Milano 1999; Ronald Payne, Mossad. Israeli’s Most Secret Service, Corgi Book, London 1991 (edizione originale di Bantam Press, London 1990); Francesco Grignetti, Professione spia, Marsilio, collana Gli Specchi, Venezia 2002),«il boicottaggio economico» (L’Archivio Mitrokhin, cit). L’esito non poteva essere che la sconfitta del comunismo. E così sarà. Ma non in Italia.

(Continua)

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Nota: per un errore tecnico, alcuni link ai precedenti articoli non funzionavano. L’errore è stato corretto, ci scusiamo con i lettori per l’inconveniente

Il primo articolo è stato pubblicato il 23 Agosto 2014

Il secondo articolo è stato pubblicato il 29 Agosto 2014

Il terzo articolo è stato pubblicato l’11 Settembre 2014

Il quarto articolo è stato pubblicato l’11 Settembre 2014

Il quinto articolo è stato pubblicato il 16 Settembre 2014

Il sesto articolo è stato pubblicato il 23 Settembre 2014