MsF lancia l’allarme: “stiamo perdendo la battaglia contro l’ebola, mobilitare anche i militari in Africa”
La presidente dell’Ong, Joanne Liu, ha affermato: “gli Stati con le capacità adeguate hanno la responsabilità politica e umanitaria di farsi avanti e offrire una risposta concreta e disperatamente necessaria al disastro che si sta sviluppando sotto gli occhi di tutto il mondo”
I leader mondiali stanno fallendo nell’affrontare la peggiore epidemia di ebola mai registrata. Gli Stati che hanno capacità di risposta ai disastri biologici, devono immediatamente inviare materiali e personale in Africa occidentale, inclusi apparati medici civili e militari.
Lo ha chiesto Médecins Sans Frontières, la cui cui presidente, Joanne Liu, ha scattato una fotografia a tinte sempre più fosche dell’emergenza: operatori sanitari che muoiono, pazienti che vengono lasciati senza cura, cadaveri infetti per le strade.
Secondo Liu, intervenuta a un vertice a New York, sebbene i campanelli d’allarme stiano suonando da 6 mesi, la risposta finora è stata davvero scarsa e tardiva. Tanto che a oggi nessun nuovo vaccino o farmaco sarebbe in grado di impedire l’escalation del disastro umanitario, ha riportato il ‘Guardian‘. “In Africa occidentale, i casi e le morti continuano ad aumentare”, ha detto. “Ci sono continue rivolte, i centri di isolamento sono sopraffatti. Gli operatori sanitari che combattono in prima linea si stanno infettando e stanno morendo in numeri scioccanti. Altri sono fuggiti per la paura, lasciando le persone senza cura anche per le malattie più comuni. Interi sistemi sanitari sono crollati”, ha detto.
“È impossibile tenere il passo con il numero di persone infette che si stanno riversando nelle poche strutture. In Sierra Leone – ha spiegato Liu – corpi infetti marciscono nelle strade. Quindi piuttosto che costruire nuovi centri di cura dell’ebola in Liberia, siamo costretti a costruire forni crematori“.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato la scorsa settimana che 20.000 persone in Guinea, Liberia e Sierra Leone sono state contagiate dal virus mortale in tre mesi. Médecins Sans Frontières ha raddoppiato il suo staff di medici volontari nella regione, ma non è in grado di far fronte da sola all’emergenza.
Secondo Liu, l’epidemia può essere fermata solo se i governi invieranno squadre esperte nel fronteggiare il rischio biologico e attrezzature adeguate allo scopo. “Molti degli Stati membri hanno investito massicciamente nella risposta alle minacce biologiche”, ha detto rivolgendosi alle Nazioni Unite. “C’è una responsabilità politica e umanitaria di utilizzare immediatamente queste risorse nei Paesi colpiti da Ebola. Per arginare l’epidemia, è imperativo che gli Stati implementino attività civili e militari con esperienza nel contenimento del rischio biologico“. “Vi chiedo di inviare i vostri team specializzati nella risposta alle catastrofi in stretta collaborazione con i Paesi interessati. Senza questo – ha sottolineato – non terremo mai l’epidemia sotto controllo”. “Dopo sei mesi della peggiore epidemia di Ebola nella storia, il mondo sta perdendo la battaglia per arginarla. I leader mondiali stanno fallendo nell’affrontare questa minaccia transnazionale”, ha continuato Liu.
“L’annuncio dell’Oms dell’8 agosto, che definiva l’epidemia un’emergenza di salute pubblica di interesse internazionale, non ha portato a un’azione decisiva: gli Stati si sono sostanzialmente uniti in una coalizione dell’inazione”, è la denuncia di Liu.
Ancora, la presidente di Médecins Sans Frontières, ha affermato che “dichiarare la disponibilità di fondi e inviare qualche esperto non basta“. “Gli Stati con le capacità adeguate hanno la responsabilità politica e umanitaria di farsi avanti e offrire una risposta concreta e disperatamente necessaria al disastro che si sta sviluppando sotto gli occhi di tutto il mondo”, ha proseguito Liu.
“Invece di limitare la loro attenzione al potenziale arrivo di un paziente infetto nei loro paesi, dovrebbero cogliere l’opportunità unica di salvare vite umane dove è immediatamente necessario, ovvero in Africa occidentale”, ha marcato Liu, che poi ha citato qualche dato significativo.
“A Monrovia, in Liberia, per esempio, sono necessari e urgenti nuovi centri per il trattamento dell’Ebola con strutture di isolamento adeguate e staff qualificato. La fila di pazienti continua ad aumentare di fronte al centro Elwa 3 in continua espansione, che ora contiene 160 letti. Si stima che siano necessari altri 800 letti nella sola Monrovia. L’equipe di Msf è oberata di lavoro e non può offrire più che cure palliative”, ha precisato.
“Ogni giorno dobbiamo mandare via gente malata perché non abbiamo più posti letto – Médecins Sans Frontièresha fatto eco Stefan Liljegren, coordinatore di Médecins Sans Frontières del centro Elwa 3. “Ho dovuto dire agli autisti dell’ambulanza di chiamarmi prima di arrivare con i pazienti, non importa quanto siano gravi, perché spesso ci troviamo nella condizione di non poterli ricoverare“.
“Il tempo stringe e l’Ebola sta vincendo – ha concluso Joanne Liu – il tempo per le riunioni e la pianificazione è finito. È il momento di agire. Ogni giorno di inazione significa più morti e il collasso delle società colpite“.
Médecins Sans Frontières ha avviato il suo intervento contro l’Ebola in Africa occidentale nel marzo 2014 e al momento lavora in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. L’organizzazione gestisce 5 centri per l’Ebola con una capacità totale di 480 letti.
Da marzo, Médecins Sans Frontières ha ricoverato 2.077 persone, delle quali 1.038 sono risultate positive all’Ebola e 241 sono guarite. L’Ong umanitaria ha impiegato nella regione 156 operatori internazionali oltre a 1700 operatori locali.
(Adnkronos)