Malaysia Airlines, ipotesi rottami del volo MH370 nell’Oceano Indiano
Le sonde hanno ritrovato elementi duri come il metallo, ma potrebbero essere anche formazioni rocciose oceaniche, sostiene un portavoce dell’ATSB, l’Agenzia Australiana per la Sicurezza Aerea
Canberra – Le autorità australiane – che guidano le ricerche dei supposti rottami e delle scatole nere del volo MH370 della Malaysia Airlines scomparso l’8 marzo 2014 – hanno annunciato oggi che elementi duri come il metallo sono stati identificati sui fondali dell’Oceano Indiano, ma che potrebbero essere anche formazioni geologiche.
Le “sonde possono identificare diversi gradi di durezza ma non possono fare la distinzione fra il metallo di un aereo o la roccia dei fondali oceanici“, ha spiegato un portavoce dell’Atsb, l’Agenzia Australiana per la Sicurezza Aerea. “Nella grande maggioranza dei casi, gli elementi duri identificati sono formazioni geologiche piuttosto che oggetti fabbricati dall’uomo“, ha aggiunto.
Attualmente specialisti di ricerche oceaniche scandagliano i fondali con una sofisticata sonda in una zona molto estesa dell’Oceano Indiano meridionale, zona che non è mai stata analizzata in maniera così approfondita in previsione di una prossima fase di ricerche sottomarine, che dovrebbe prendere il via questo mese.
Il volo MH370 è scomparso l’8 marzo 2014, un’ora dopo il decollo dall’aeroporto di Kuala Lumpur con destinazione Pechino. Aveva 239 persone a bordo. Dopo il decollo, l’aereo ha cambiato rotta, virando prima verso ovest, poi a sud in direzione dell’Oceano Indiano, dove sarebbe precipitato una volta rimasto senza carburante. Nessuna traccia dell’aeroplano è stata ritrovata dall’incidente, nonostante le vaste ricerche aeree e sottomarine condotte al largo delle coste occidentali dell’Australia.
Diverse ipotesi sono state effettuate per spiegare la misteriosa scomparsa dell’aereo malese: dal gesto di follia del pilota o del copilota, al dirottamento, passando per un grave guasto meccanico. Perfino il sequestro dell’aereo per utilizzarlo successivamente per un attacco terroristico in stile 11 Settembre.
La spiegazione più credibile (o quella che si vuol fare credere all’opinione pubblica, per non alimentare l’insicurezza nel trasporto aereo) è un repentino calo del livello di ossigeno in cabina, per motivi ignoti, che avrebbe resto incoscienti equipaggio e passeggeri, rendendo l’aereo senza guida. In questo scenario, l’aereo avrebbe continuato a volare con il pilota automatico, fino all’esaurimento del carburante, precipitando poi in una zona oceanica connotata da profondità abissali. Non sono mai stati percepiti i segnali lanciati dalle scatole nere dell’aereo, alimentando le ipotesi di un complotto internazionale a fini terroristi.
(Credit: TMNews)