I malesseri del comparto difesa/sicurezza. Delegati Cocer Marina: “Renzi #staisereno, non siamo una onlus”
I delegati del Cocer Marina Antonello Ciavarelli, Vito Alò, Franco Saccone, Giordano Andreoli, Sergio Belviso e Antonio Colombo sottolineano: “nell’incontro annunciato dal Presidente Renzi, si dovrà partire da questa profonda differenza fra blocco contrattuale e blocco salariale”
Roma – “Renzi #staisereno non vogliamo gli aumenti ma non siamo una onlus”, dicono alcuni delegati del Cocer della Marina “in seguito alle dichiarazioni del Presidente Renzi riferite alla agitazione espressa dalle rappresentanze sindacali delle Forze di Polizia e Forze Armate”. Questa la risposta di alcuni delegati del Cocer Marina Militare (nella foto di apertura l’intera rappresentanza della Marina Militare Italiana), alle osservazioni del presidente del Consiglio dei Ministri sulla vertenza aperta da poliziotti e militari in merito al blocco salariale del comparto sicurezza-difesa-pubblico soccorso.
“Riteniamo doveroso sottolineare che il mondo in divisa non si è mai sottratto dai sacrifici anche economici accettando con pazienza da circa 6 anni il blocco contrattuale. Il blocco salariale che ci colpisce dal 2010 e che invece è tutt’altro, diventa insopportabile perché sovverte e colpisce le logiche meritocratiche ed il rispetto delle anzianità mettendo in ginocchio il personale del Comparto Sicurezza e Difesa. Tale blocco salariale, di fatto, si manifesta come una vera e propria sottrazione di soldi dalla busta paga”, rilevano i delegati del Cocer Antonello Ciavarelli, Vito Alo’, Franco Saccone, Giordano Andreoli, Sergio Belviso e Antonio Colombo. “Sicuramente, nell’incontro annunciato dal Presidente Renzi, si dovrà partire da questa profonda differenza fra blocco contrattuale e blocco salariale”.
“Nei confronti degli italiani senza lavoro, siamo solidali e rispettosi. Tale problema, però -continuano- è un preciso dovere del Governo che dovrebbe creare sviluppo e posti di lavoro. La nostra mobilitazione si esprimerà, principalmente, nel far prendere coscienza ai cittadini che tutto ciò può avere gravi ripercussioni sulla sicurezza interna ed esterna e l’economia della nazione“.
(Adnkronos)