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Papa Francesco, Angelus pensando alla Santa Croce e a quella portata dai cristiani perseguitati e uccisi per la fede

All’Angelus papa Francesco ricorda la festa dell’Esaltazione della Croce: “Noi non esaltiamo le croci, ma la croce di Gesù”, dove “si è rivelato al massimo l’amore di Dio per l’umanità”. La croce non è un segno “magico”: “Credere nella Croce di Gesù comporta seguirLo sulla sua via”. L’appello per il Centrafrica. Il ricordo della preghiera a Redipuglia: “La guerra è una pazzia… Quando impareremo questa lezione?”

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Città del Vaticano – “Mentre contempliamo e celebriamo la santa Croce, pensiamo con commozione a tanti nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e uccisi a causa della loro fedeltà a Cristo”: è quanto papa Francesco ha detto oggi prima della preghiera dell’Angelus, nel giorno in cui la Chiesa celebra l’Esaltazione della Santa Croce.  Parlando alle decine di migliaia di pellegrini in piazza san Pietro, il pontefice ha aggiunto: “Questo accade specialmente là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o pienamente realizzata. Accade però anche in Paesi e ambienti che in linea di principio tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove concretamente i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano limitazioni e discriminazioni”.  E ricordando che domani si celebra la memoria di Maria Vergine Addolorata, egli ha detto: “A Lei affido il presente e il futuro della Chiesa, perché́ tutti sappiamo sempre scoprire ed accogliere il messaggio di amore e di salvezza della Croce di Gesù̀”.

In mattinata il pontefice aveva celebrato nella basilica la messa per il matrimonio di 20 coppie della diocesi di Roma. Anche in questa occasione egli aveva sottolineato il valore della Croce di Gesù, in cui “si è rivelato al massimo l’amore di Dio per l’umanità”.

“Il Padre – ha spiegato il papa – ha ‘dato’ il Figlio per salvarci, e questo ha comportato la morte di Gesù, e la morte in croce. Perché? Perché è stata necessaria la Croce? A causa della gravità del male che ci teneva schiavi. La Croce di Gesù esprime tutt’e due le cose: tutta la forza negativa del male, e tutta la mite onnipotenza della misericordia di Dio. La Croce sembra decretare il fallimento di Gesù, ma in realtà segna la sua vittoria. Sul Calvario, quelli che lo deridevano gli dicevano: ‘Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce’ (cfr Mt 27,40). Ma era vero il contrario: proprio perché era il Figlio di Dio Gesù stava lì, sulla croce, fedele fino alla fine al disegno d’amore del Padre. E proprio per questo Dio ha «esaltato» Gesù (Fil 2,9), conferendogli una regalità universale”.

E ha continuato: “Che cosa vediamo, dunque, quando volgiamo lo sguardo alla Croce dove Gesù è stato inchiodato? Contempliamo il segno dell’amore infinito di Dio per ciascuno di noi e la radice della nostra salvezza. Da quella Croce scaturisce la misericordia del Padre che abbraccia il mondo intero. Per mezzo della Croce di Cristo è vinto il maligno, è sconfitta la morte, ci è donata la vita, restituita la speranza. Questo è importante: per mezzo della croce di Gesù ci è restituita la speranza. La Croce di Gesù̀ è la nostra unica vera speranza! Ecco perché́ la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché́ noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Noi non esaltiamo le croci, ma la croce di Gesù”.

Il papa ha messo in guardia dal considerare la croce un segno “magico”: ” La santa Croce…. non è un segno ‘magico’! Credere nella Croce di Gesù comporta seguirLo sulla sua via. In questo modo anche i cristiani collaborano alla sua opera di salvezza, accettando con Lui il sacrificio, la sofferenza, anche la morte per amore di Dio e dei fratelli”.

Dopo la preghiera mariana, Francesco ha incoraggiato la missione dell’Onu per la pacificazione della repubblica Centrafricana, che da domani, inizia il suo lavoro nel Paese  per “proteggere la popolazione civile, che sta gravemente soffrendo le conseguenze del conflitto in corso”.

“Mentre assicuro l’impegno e la preghiera della Chiesa cattolica – ha aggiunto –  incoraggio lo sforzo della Comunità internazionale, che viene in aiuto dei Centroafricani di buona volontà̀. Quanto prima la violenza ceda il passo al dialogo; gli opposti schieramenti lascino da parte gli interessi particolari e si adoperino perché́ ogni cittadino, a qualsiasi etnia e religione appartenga, possa collaborare per l’edificazione del bene comune”.

Il pontefice ha poi ricordato la sua visita ieri a Redipuglia, dove egli ha pregato al cimitero austro-ungarico  e al sacrario e per i morti della Prima guerra mondiale. “I numeri – ha detto – sono spaventosi: 8 milioni di giovani soldati caduti e di circa 7 milioni di civili uccisi.

Questo ci fa capire che la guerra è una pazzia. Una pazzia della quale l’umanità non ha imparato la lezione, perché dopo di essa ce ne stata una seconda e ancora oggi vi sono tante guerre. Quando impareremo questa lezione?”

“Guardiamo a Gesù crocifisso – ha aggiunto – per comprendere che l’odio e il male vengono vinte con il perdono e il bene. La guerra fa solo aumentare il male e la morte”.

(AsiaNews)