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Liliane, la ticinese non politicamente corretta: “perché il velo islamico sì, lo scolapasta del “pastafarianesimo” no?”

Liliane Tami, studentessa di filosofia all’Università di Pavia, ha scritto alle autorità cantonali ticinesi, chiedendo perché sia ammesso indossare il velo islamico alle donne, anche nei documenti di identità, mentre le è stato vietata una foto con uno scolapasta in testa. Una evidente provocazione, con un fine molto importante: l’eguaglianza dei cittadini innanzi alla legge

"Suor" Liliane Tami, badessa pastafariana e intelligente provocatrice ticinese (foto da mattinonline.ch)
“Suor” Liliane Tami, badessa pastafariana e intelligente provocatrice ticinese (foto da mattinonline.ch)

Lugano – Liliane Tami – Suor Liliane Tami, badessa della religione pastafari – metterà in difficoltà le autorità cantonali del Ticino e il governo federale elvetico, perché intende portare avanti la sua lotta (condivisibile) per la libertà: un valore che anzitutto si fonda sull’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, a prescindere dalla religione professata, più o meno in compagnia di una parte dell’Umanità.

Tami, che studia lettere e filosofia all’Università di Pavia, intende inviare una lettera di denuncia alle autorità cantonali, perché le è stata rifiutata la fotografia con un copricapo della sua “religione”, il pastafarianesimo, e ne spiega perfino il colore giallo (livello di perfezione raggiunta: seguirà il rosso…).

Una lettera dall’evidente intento provocatorio, ma che pone un interrogativo importante e condivisibile: perché alle donne musulmane è consentito portare un copricapo – più o meno integrale – nelle fotografie da apporre sui documenti di identità e ad altri cittadini non è consentito di portare il “cappello” desiderato? Non è forse la violazione di un principio di libertà personale e di eguaglianza del cittadino, principi cardine della democrazia?

Una provocatoria vignetta postata da Liliane Tami sul suo profilo Facebook

È noti infatti che coprire il capo è spacciato come un dovere religioso, prescritto dal Corano, dai clerici musulmani, mentre invece è una pratica identitaria, spesso (ma non sempre) imposta dagli uomini alle donne. Così come l’infibulazione, la mutilazione genitale femminile che una parte del mondo musulmano spaccia per dovere imposto dalla sharia e che è considerato un crimine dalle leggi ordinarie degli Stati occidentali (quando le autorità hanno il coraggio di perseguirlo).

Liliane Tami (che potrebbe essere anche uno pseudonimo) compie un gesto coraggioso, teso a stanare l’ipocrisia della civilissima Svizzera. Un pugno nello stomaco al politicamente corretto proprio della sinistra, perché pone in evidenza le contraddizioni occidentali e l’inclinazione a tollerare comportamenti da una parte della società, non da altre. 

Una violazione palese del principio di eguaglianza, che Liliane articola in modo filosofico, intelligente e ironico: e l’ironia, in questo caso, è il prodotto della sublimazione del ragionamento. 

Chapeau!

Un’altra vignetta di Liliane Tami

Ultimo aggiornamento 15/09/2014, ore 13:10:34 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di seguito la lettera scritta da “Suor” Liliane Tami (da mattinonline.ch)

Egregi signori, quest’oggi mi sono recata presso allo sportello di Lugano, in Via Balestra, per fare una nuova carta d’identità.

Io sono una giovane studentessa di filosofia che, vivendo in un paese fondato sulla democrazia e sul principio secondo cui “ la legge è uguale per tutti”, ho il diritto di pretendere di essere trattata al pari degli altri cittadini.Recentemente Berna che affermato che è possibile fare le fotografie dei documenti di identità indossando un copricapo sulla testa in virtù di una fede religiosa.

Io mi sono presentata presso i vostri operatori con uno scolapasta di colore giallo sul capo, ma non mi è stato permesso fare la fotografia per il documento. Non capisco perché la mia fede religiosa sia trattata in modo differente rispetto a chi segue il Sacro Corano e può permettersi di indossare il velo nelle fotografie.

Io, che sono fermamente convinta che il dono più bello datoci da Dio sia il Libero Arbitrio, ho deciso di aderire alla religione del Pastafarianesimo. Tale dottrina, nata negli ultimi decenni, affonda le proprie radici nell’illuminismo e vuole essere un elogio all’Umana Dignità data dalla Ratio.

Come teorizzava il celebre filosofo Bertrand Russel, avvalendosi del celebre “So di non sapere” Socratico, l’unica cosa in cui possiamo aver fede è la consapevolezza l’indimostrabilità dell’esistenza del Signore. Perciò, a detta sua, Dio potrebbe anche essere una teiera rosa galleggiante nello spazio.

In virtù dell’indescrivibilità di Dio, rifacendomi alla teologia negativa tanto cara a St. Agostino, ne elogio l’indicibilità e la Magnificenza raffigurandomelo come un mostro di spaghetti volanti con polpette

In virtù della mia fede più cieca nel Libero Pensiero da oramai un anno e mezzo ho deciso di aderire seriamente al pastafarienesimo facendomi chiamare “Suora” ed iniziando a seguire dei corsi di teologia presso le suore Canossiane di Pavia, città in cui seguo con ottimi risultati la facoltà di lettere e Filosofia.

Attualmente indosso uno scolapasta di colore giallo perché questa particolare graduazione cromatica (Citrinitas) nell’antica tradizione ermetica rappresenta la fase di sublimazione dell’Essere che da Albedo diviene Rubedo, all’interno dell’allegorico forno Athanor, incorporato dal nostro Corpo.

In futuro, quando avrò raggiunto la giusta Saggezza Interiore, potrò permettermi di indossarlo di colore Rosso al fine di mostrare al mondo il mio grado.

La prego di non ridere di queste mie credenze, perchè altrimenti sarebbe costretto a ridere anche di Iblis, il demonio nemico di Hallà che, a detta di mistici medioevali e sufisti del calibro di Ibn Arabi, potrebbe anche essere un Jiin proveniente da altri pianeti.

Nel 2011 Niko Alm ha vuto il diritto di indossare il copricapo sacro sulla foto della patente, e anche nella Repubblica ceca Likaks Novi l’ha con orgoglio indossato per fare la fotografia dei documenti ufficiali. Eddie Castillo in Texas ha avuto il diritto di manifestare la sua fede religiosa in questo modo sulla testa quindi io non vedo perché qui in Svizzera non si potrebbe. 

Per questo, io chiedo di poter essere trattata esattamente come gli altri cittadini di fedi differenti. Quindi, anche io esigo esser immortalata con il sacro copricapo oppure bisogna impedire a tutti di avere qualsiasi cosa in testa.

Liliane Tami