Renzi incassa plauso dell’Europa nel vertice di Milano. Merkel: “Jobs Act passo importante”. Premier italiano: “Rispetteremo tetto 3%”

Sulla rigidità del sistema Europa arriva un’apertura dalla cancelliera tedesca. “So che ci sono Paesi che devono lottare per conciliare il rapporto tra il deficit e la crescita” e “siamo pronti a discutere modifiche al sistema, è utile tenere queste conferenze perché si possono cambiare le cose”. Il crollo del 4% negli ordinativi industriali avrà ottenuto l’effetto di piegare alla ragione la feldmarescialla venuta dalla DDR?

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Milano – “Con il Jobs Act ”l’Italia sta facendo un passo importante“. Mentre a Roma il Governo è a un passo dal disco verde del Senato, a Milano il premier Matteo Renzi incassa il plauso della Cancelliera Angela Merkel sulla riforma del lavoro. Sul fronte dell’occupazione si devono “eliminare le barriere” presenti nel mercato del lavoro e l’Italia sta cercando di fare questo, ha detto la cancelliera tedesca durante il vertice Ue sull’occupazione nel capoluogo lombardo, dove in mattinata ha sfilato il corteo Fiom con un Maurizio Landini pronto ad occupare le fabbriche.

Non solo Merkel. Come previsto, la riforma del lavoro targata Renzi, con dentro l’eliminazione del reintegro per i licenziamenti economici, ha avuto un certo effetto sui leader europei. “Mi congratulo con il presidente del consiglio Matteo Renzi per l’iniziativa del Jobs act – ha detto presidente uscente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso – Si tratta di una riforma importante che può avere un grande impatto sulla competitività dell’economia italiana”.

Renzi – Tutto incentrato sulla necessità della crescita, l’intervento di Renzi alla Conferenza. “Un’Europa che pensa solo ai vincoli è arida”, ha detto il premier “senza crescita non c’è lavoro, senza lavoro non c’è dignità, senza dignità non c’è Europa. Tornare dunque a porre l’attenzione sulla crescita significa chiedere all’Europa di tornare a essere se stessa”. L’antipolitica è lo spettro indicato dal presidente del Consiglio. “Se trasformiamo l’Europa in una commissione che fa gli esami e fa le pulci ai Paesi membri, ai governi liberamente eletti, forse stiamo rispettando le regole della burocrazia, ma certo stiamo uccidendo la speranza della politica”. E se l’Europa diventa solo luogo ”non più di ideali ma di controlli, solo controlli, questo è paradossalmente il più grande regalo che possiamo fare alla antipolitica”. Tuttavia, dice Renzi “io ho le mie idee sul limite del 3% e le mantengo tutte”, ma “l’Italia ha un problema di credibilità, di reputazione”, e per questo “ritengo giusto rispettare il 3%”, tetto massimo per il rapporto deficit/Pil. Quanto alla bagarre al Senato, Renzi è netto. L’opposizione ha fatto delle “sceneggiate”, un “segno di mancanza di serietà e di rispetto. La mia preoccupazione è la disoccupazione, non l’opposizione”.

Hollande – Crescita in primo piano anche per il presidente francese Francois Hollande. ”Serve aggiustare il ritmo delle politiche di budget perché la crescita è minacciata”, dice arrivando alla conferenza sull’occupazione. ”Siamo tutti preoccupati. Bisogna insistere -aggiunge- sul piano di investimenti che impegna la prossima Commisione Juncker”. Finora, ricorda il presidente francese, “sono stati impegnati 6 miliardi per l’occupazione in Europa per il periodo 2014-2015”, ma con i capi di Stato, oggi, si parlerà di nuovi piani e investimenti, che “sono necessari”. “In Ue – spiega – un giovane su quattro è disoccupato e la crescita rallenta. Siamo tutti coinvolti”.

Merkel – E sulla rigidità del sistema Europa arriva un’apertura dalla cancelliera tedesca. “So che ci sono Paesi che devono lottare per conciliare il rapporto tra il deficit e la crescita” e “siamo pronti a discutere modifiche al sistema, è utile tenere queste conferenze perché si possono cambiare le cose”, ha detto Merkel. Il riferimento è soprattutto allo stanziamento dei fondi europei, le cui procedure per ottenere i soldi risultano “difficili”. “Difficile usare al meglio” anche gli stessi 6 miliardi di euro stanziati per l’occupazione giovanile, in quanto anche “il prefinanziamento viene calcolato nel deficit nazionale e questo crea un problema”. Ci sono Paesi “che lottano per rispettare il patto di stabilità e capisco – spiega – che usino con una certa reticenza questi programmi e questi fondi”. Bisogna “vedere come cambiare le cose e noi siamo pronti”, conclude.

Schulz – L’Italia ha “un governo fantastico”, ha detto al suo arrivo il presidente dell’Europarlamento, il socialista Martin Schulz. “Penso che il governo italiano – continua Schulz – stia facendo il massimo per mobilitare gli investimenti. Sostengo il governo in questo. Abbiamo certamente bisogno di una gestione sostenibile del debito sovrano e della sua riduzione, è vero, ma non metteremo a posto i bilanci pubblici senza crescita. Pertanto, la soluzione è stimolare la crescita attraverso gli investimenti, pubblici e privati”. Insomma, insiste il presidente del parlamento europeo, “non avremo mai bilanci sostenibili se non abbiamo crescita e più entrate. Tagliare solamente non ha senso”.

Marcia indietro della Germania? – Angela Merkel, la feldmarescialla venuta dall’Est (dalla DDR, per la precisione), forse vacilla dopo la pubblicazione del dato relativo al crollo della produzione industriale, sceso del 4 per cento ad agosto rispetto al mese precedente? Vedremo. Intanto si registra un calo più ampio di quello atteso (dell’ordine dell’1,5/2 per cento), con un decisivo crollo dell’industria automobilistica del 25 per cento (anche per questioni stagionali, ma raramente così grave), nella produzione di beni d’investimento (-8,8 per cento), in quella di beni intermedi (-1,9 per cento), dei beni di consumo (-0,4 per cento) e nelle costruzioni (-2 per cento).

Forse in Germania (e negli altri Stati virtuosi dell’UE) dovrebbe inocularsi un dubbio: “stiamo sbagliando strategia nei confronti degli Stati (condòmini) dell’UE?”. La riflessione fondamentale che occorrerebbe fare è che non è sbagliato il rigore di bilancio, nel senso di una prassi oculata di gestione efficace, efficiente e produttiva delle risorse pubbliche: questo è un valore indiscutibile, un valore proprio di ogni ambiente “conservatore“.

L’Europa del Sud (Italia compresa, anzi in primis) ha bisogno di scoprire un nuovo modo di rapportarsi con il denaro pubblico e con un uso eticamente coerente con la natura di bene comune, ossia di tutti. Ma queste nuove prassi non possono essere imposte con la forza dei diktat, ma con un lavoro di selezione della classe dirigente in linea con lo spirito del tempo e del mutato indirizzo istituzionale e storico intrapreso con il processo di integrazione europea verso uno Stato federale comune.

Insomma, la Merkel e gli altri dovrebbero avere il coraggio di aiutare le classi dirigenti illuminate – esistenti anche nel Sud Europa (e nel Sud Italia) – a emergere e a farsi portatrici di una novità rivoluzionaria per quelle lande europee. Da questo punto di vista, l’élite europea sta fallendo.

(Fonte: Adnkronos)