Jihadisti con lanciamissili a 12 km da aeroporto Baghdad. A Kobane oltre 550 morti dall’inizio dell’attacco dell’Isis

Secondo la CBS, miliziani dell’Isil si sono infiltrati ad Abu Graib, nei pressi dello scalo della capitale irachena. Infiltrati anche nella capitale Baghdad, mentre la provincia di Anbar rischia di cadere in dieci giorni, se non scendono in campo truppe di terra. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani afferma però che i morti nell’enclave curda in Siria, al confine con la Turchia, potrebbero essere anche il doppio

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Baghdad – Miliziani dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante sono riusciti a infiltrarsi ad Abu Ghraib, alle porte di Baghdad, ad appena 12 chilometri dall’aeroporto internazionale della capitale irachena. Lo ha riferito la Cbs, sottolineando che la maggiore preoccupazione del ministero della Difesa iracheno è che i miliziani sunniti siano armati di missili brandeggiabili  anti-aereo, trasportabile a spalla, che permetterebbe loro di abbattere i velivoli in fase di decollo e di atterraggio. Probabilmente si tratta di sistemi “Strela” di costruzione russa, ma potrebbero anche essere FN-6 di costruzione cinese, il cui possesso è provato – secondo quanto riportato da Jane’s – dalle immagini rilasciate dai jihadisti dell’Isil.

Nella sequenza, l'uso di un sistema antimissile brandeggiabile FN-6 cinese, usato per abbattere un Mi-35 di BAghdad vicino Bayji il 3 Ottobre scorso (Fonte: Jane's, Isil)
Nella sequenza, l’uso di un sistema antimissile brandeggiabile FN-6 cinese, usato per abbattere un Mi-35 di BAghdad vicino Bayji il 3 Ottobre scorso (Fonte: Jane’s, Isil)

I miliziani si sono nascosti nella citta’ tristemente nota per la prigione in cui detenuti iracheni furono torturati dai soldati americani. L’esercito di Baghdad sta rastrellando a tappeto i sobborghi della citta’ per individuare ed eliminare gli jihadisti. 

Secondo fonti militari irachene, i miliziani sono riusciti ad arrivare anche nella capitale dove ci sono “cellule dormienti” pronte a colpire e che quotidianamente organizzano attentati e omicidi mirati. Tuttavia, Baghdad non sarebbe in pericolo imminente e per la difesa della capitale sono stati schierati 60mila soldati, assieme a 12 squadre di consiglieri militari americani (ossia di membri delle Forze Speciali).

Mentre l’attenzione del mondo e’ puntata su Kobane, l’enclave curda in Siria al confine con la Turchia, gli jihadisti dell’Isis stanno avanzando in Iraq e stanno per conquistare la strategica provincia sunnita di Anbar. Fonti americane hanno lanciato l’allarme, parlando di una situazione “fragile” e hanno riconosciuto che i peshmerga curdi sono molto più efficaci dell’esercito iracheno nel fronteggiare l’Isil.

20141011-manpad-somalia-in-320Il governo provinciale di Anbar ha chiesto a Baghdad di rivolgere un appello agli Stati Uniti affinché schierino truppe di terra per fronteggiare i miliziani sunniti e il vicepresidente del Consiglio locale, Faleh al-Issawi, ha avvertito che la provincia potrebbe “cadere in 10 giorni“.

I raid aerei americani contro le postazioni dello Stato islamico in Iraq hanno impedito finora ai jihadisti di conquistare la strategica diga di Haditha, la seconda piu’ grande del Paese. Il controllo di Anbar consentirebbe loro di aumentare l’estensione del Califfato tra Siria e Iraq e di avere nuovi rifornimenti per lanciare la battaglia finale su Baghdad.

Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani nei 25 giorni di offensiva lanciata dai jihadisti dell’Isil nella regione siriana di Kobane i morti sarebbero 550 accertati. Sul proprio sito web, l’Ong ha però precisato che a suo giudizio “il numero reale delle vittime è il doppio di quello che siamo riusciti a documentare, a causa dell’estrema segretezza osservata da entrambe le parti riguardo alle vittime, da aggiungere alle difficoltà incontrate per avere accesso a molte aree e villaggi, dove ci sono stati scontri e bombardamenti“.

Sempre dall’inizio dell’offensiva, il 16 settembre scorso, i jihadisti hanno preso il controllo di circa 70 villaggi, costringendo alla fuga circa 300.000 civili, di cui 200.000 hanno cercato rifugio in Turchia.

(Fonte: Agenzie)