India, annullato ergastolo per Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, condannati per omicidio

I due connazionali erano stati condannati in primo e secondo grado per la morte di Francesco Montis, loro amico. La Corte Suprema indiana ha annullato la sentenza perché le prove erano inesistenti. L’ambasciata promuoverà l’istanza per un’immediata scarcerazione, in modo da far tornare Bruno e Boncompagni in Italia

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Varanasi (India) – In India si è conclusa l’odissea giudiziaria di due italiani – Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni – accusati di omicidio di un altro connazionale, Francesco Montis, loro amico e compagno di viaggio. Dopo cinque anni la Corte Suprema indiana ha annullato poche ora fa l’ergastolo cui erano stati condannati in primo e secondo grado. 

I due – Bruno, 31 anni, ligure; Boncompagni, 42 anni, torinese – erano appunto in carcere da cinque anni in carcere, accusati di un omicidio che invece aveva tutti i contorni della fatalità.

Francesco Montis, fidanzato di Elisabetta Boncompagni, era in vacanza con la compagna e l’amico Tomaso nel 2010, quando il giovane sardo venne trovato cadavere nella loro camera d’albergo a Varanasi, nel nord-est dell’India.

La notizia è stata lanciata su Facebook dalla madre di Tomaso, Marina Maurizio, e poi confermata dall’ambasciata italiana a New Delhi, adoperatasi subito per richiedere l’immediata liberazione dei due connazionali, che potrebbe avvenire entro un giorno o due.

Il decesso di Montis fu probabilmente causato dall’assunzione di stupefacenti, mentre i due connazionali si erano preoccupati subito di soccorrere l’amico, portandolo in ospedale dopo il primo malore. Inutilmente, perché i medici ne poterono solo certificare il decesso.

Gli inquirenti indiani invece sostennero il delitto con movente passionale, secondo cui Tomaso ed Elisabetta si sarebbero voluti liberare dello scomodo fidanzato della donna. Non fu neanche presa in considerazione una lettera della madre di Francesco con cui la donna ammetteva che il figlio soffrisse di crisi d’asma, che potuto essere la causa del decesso in concorso con l’assunzione di droga.

Sull’inchiesta però gravò da subito l’ombra della superficialità, perché l’esame dell’accusa si basò su un’autopsia condotta da un oculista e non da un anatomopatologo. Il corpo di Francesco poi fu rapidamente cremato, perché l’ospedale dove era conservato era invaso dai topi: la cremazione non rese possibile una seconda perizia necroscopica (lo stesso è avvenuto per i due pescatori della cui morte sono accusati i due fucilieri della Brigata San Marco Massimiliano Latorre e Salvatore Girone). 

Gli avvocati difensori hanno sempre sostenuto che mancassero sia le prove dell’omicidio che il movente, ma per i giudici indiani il fatto che una ragazza dormisse con due uomini fu sufficiente ad avvallare l’ipotesi di una relazione illecita e il conseguente delitto derivante da un’evoluzione inaspettata della liaison à trois finita male. 

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