Poletti si iscrive alla Lega Nord a sua insaputa? ‘Supereremo la legge Fornero, non possiamo produrre disperazione’
“Abbiamo un problema sociale evidente”, afferma il ministro del Lavoro a Rtl 102,5 dopo il risveglio dal letargo invernale…
Roma – Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti si è iscritto alla Lega Nord a sua insaputa? Il dubbio potrebbe venire, sentendo le sue affermazioni di questa mattina all’emittente radiofonica Rtl 102,5 nel rispondere alle domande sulla ‘Legge Fornero’ che, secondo l’ex presidente della Lega Cooperative, può e deve essere superata, introducendo elementi di flessibilità in uscita e partendo dalle situazioni sociali più delicate. “Direi di sì, ne abbiamo bisogno, e rappresenta anche un elemento che può promuovere ricambio dentro le imprese – ha detto Poletti – abbiamo bisogno di far entrare giovani nei posti di lavoro, nelle aziende, negli enti e anche di dare una tutela a quelli molto vicini alla pensione. Una soluzione su questo fronte dobbiamo trovarla“.
Un bel risveglio dal letargo invernale, durato diversi anni? Giammai, perché a dichiarazione segue la mezza smentita o, meglio, la neutralizzazione della precedente osservazione. Infatti subito dopo precisa: “siamo ancora molto in anticipo, perché stiamo facendo tutte le valutazioni e le simulazioni del caso, perché sappiamo di avere un grande debito pubblico quindi nel momento in cui andiamo a toccare la spesa pubblica dobbiamo farlo sapendo con molta chiarezza cosa succede, quindi voglio evitare di illudere o far pensare cose che oggi non siamo in grado di dire“. Insomma, era solo ‘per dire’ che la Legge Fornero deve essere rivista, non perché inutile in toto, ma perché in parte redatta su dati allucinanti e reticenti, che hanno comportato effetti gravissimi per migliaia di persone messe sul lastrico.
Una sensibilità sociale che Poletti – almeno in teoria – mostra di avere. “La prima cosa chiara – ammette – è che abbiamo un problema sociale evidente, figlio della legge Fornero, che ci porta al fatto che le persone hanno visto alzata significativamente l’età del pensionamento. Abbiamo attraversato una grossa crisi che ha portato molte persone a perdere, o poter perdere, il lavoro e abbiamo una fascia di persone che hanno perso il lavoro o lo possono perdere, con gli ammortizzatori sociali che ci sono oggi non arrivano a maturare il diritto alla pensione, ma sono molto avanti nell’età“. “Per quelle persone – puntualizza Poletti – dobbiamo trovare una soluzione o trovando un ponte per collegare la pensione, o costruendo un ammortizzatore speciale specifico, altrimenti questi restano senza stipendio, senza ammortizzatori sociali e senza pensione, e noi non possiamo produrre disperazione“. Ma forse è solo ‘per dire’, visti i chiari di luna e la capacità di governo dimostrata da questo esecutivo (in piena continuità con i precedenti, peraltro).
Poi c’è un altro tema che “riguarda la flessibilità in uscita – ha concluso Poletti – cioè la possibilità di lasciar libero un cittadino, di valutare entro una certa fascia, la possibilità di andare in pensione prima. Naturalmente in tal caso avrà una penalità, altrimenti questo costo finisce a carico degli altri cittadini e non sarebbe una cosa buona. Io penso che per la legge di stabilità di quest’anno arriveremo a definire queste questioni e risolvere questi problemi“.
Quanto alle prospettive del mercato del lavoro il ministro s’è detto ottimista. “Poi un po’ di tempo serve – ha detto – anche perché noi siamo alla coda di una crisi che dura da sette anni e sappiamo che il lavoro parte sempre un po’ dopo della ripresa economica, perché la prima cosa che fanno le aziende è far tornare a lavoro i cassintegrati e utilizzare appieno gli impianti. Immagino che avremo una prima fase dove questi elementi torneranno a compensarsi, ma sono convinto che nell’arco del 2015 potremo avere intorno i 150mila posti di lavoro in più“. Sarà solo ‘per dire’? Ai posteri la sentenza (che però per molti rimane capitale, avendoci rimesso la testa o quasi).
Secondo Poletti i primi risultati del Jobs Act si potranno vedere infatti nel “secondo trimestre di quest’anno, quindi aprile, maggio e giugno perché a marzo avremo l’approvazione definitiva e ognuno avrà il tempo di capire di cosa si tratta“.
(Credit: askanews) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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