Giovani senza lavoro. “Grido di dolore” di Papa Francesco a Sergio Mattarella (VIDEO)

Forte sintonia tra presidente della Repubblica e Pontefice sulle questioni al centro del dibattito contemporaneo. Dopo Cossiga e Scalfaro, in Vaticano il primo capo dello Stato cattolico praticante – Il saluto del PonteficeIl discorso del capo dello Stato italiano

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Città del Vaticano – “Le giovani generazioni, tramite il lavoro, abbiano la possibilità di progettare con serenità il loro futuro, affrancandosi dalla precarietà e dal rischio di cedere a ingannevoli e pericolose tentazioni”. Con queste parole Papa Francesco ha fatto suo – nel discorso al presidente Mattarella – il “grido di dolore che interpella i pubblici poteri, le organizzazioni intermedie, gli imprenditori privati e la comunità ecclesiale”, a causa della mancanza di lavoro, chiedendo che “si compia ogni sforzo per porvi rimedio, dando alla soluzione di questo problema la giusta priorità”.

Accorati allo stesso modo sono stati i suoi appelli per le tre altre priorità individuate da Bergoglio: la difesa di “un sano pluralismo” culturale e religioso con attenzione però al rischio che si “strumentalizzino o distorcano le credenze a fini di violenza e sopraffazione”, “un impegno più esteso a livello europeo e internazionale” per “i numerosi migranti che, a rischio della vita, chiedono accoglienza”, un problema che non può essere lasciato alla sola Italia in quanto per le sue proporzioni richiede “un coinvolgimento molto più ampio”, la difesa ambientale che, ha detto, “richiede oggi particolare attenzione da parte di tutti”.

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Per cercare di alleviare i crescenti squilibri ed inquinamenti, che a volte provocano veri e propri disastri ambientali, occorre acquisire piena consapevolezza degli effetti dei nostri comportamenti sul creato, che sono strettamente connessi al modo con cui l’uomo considera e tratta se’ stesso”, ha detto Francesco che nel suo discorso ha definito l’Expo 2015 un’occasione per questa difesa e citato le parole del suo predecessore Benedetto XVI.

Francesco ha ringraziato Mattarella per la visita di oggi in Vaticano, “a soli due mesi” dall’elezione, che, ha detto, “manifesta le eccellenti relazioni tra la Santa Sede e l’Italia”.

Un “tale gesto”, ha osservato, si pone “in continuità” con le visite di Napolitano e con l’ormai lunga tradizione, che “in particolare dal periodo conciliare, vede infittirsi le occasioni d’incontro tra le supreme Autorità civili italiane e quelle della Chiesa universale”. Mentre i Patti Lateranensi, recepiti dalla Carta Costituzionale repubblicana, e l’Accordo di Revisione restano “un solido quadro di riferimento, all’interno del quale si sono pacificamente sviluppati e rafforzati i rapporti tra Italia e Santa Sede, garantendo la reciproca sovranità e indipendenza e al tempo stesso il mutuo orientamento alla fattiva collaborazione, sulla base di valori condivisi e in vista del bene comune“, per Papa Francesco “è fondamentale infatti che, nella distinzione dei ruoli e delle competenze e nel pieno rispetto delle reciproche funzioni, sia sempre sentita la necessità di una rinnovata collaborazione, finalizzata ad unire le forze per il bene di tutti i cittadini, che hanno il diritto a tale concordia, da cui derivano innumerevoli benefici“.

Da parte sua, ha assicurato il Pontefice, “la Chiesa offre a tutti la bellezza del Vangelo e del suo messaggio di salvezza e ha bisogno, per svolgere la sua missione spirituale, di condizioni di pace e tranquillità, che solo i pubblici poteri possono promuovere”, ma e’ ai dirigenti dello Stato che “primariamente spetta – ha riconosciuto – predisporre le condizioni di uno sviluppo equo e sostenibile affinché la società civile dispieghi tutte le sue potenzialità, trovano nell’impegno e nella leale collaborazione della Chiesa un valido e utile sostegno per la loro azione”. Secondo il Pontefice, “la reciproca autonomia infatti non fa venir meno ma esalta la comune responsabilità per l’essere umano concreto e per le esigenze spirituali e materiali della comunità, che tutti abbiamo il compito di servire con umiltà e dedizione”.

Con questo spirito, il Papa “chiamato quasi dalla fine del mondo” ha infine al presidente Mattarella il suo “più cordiale augurio per l’assolvimento del Suo alto compito”, auspicando che “l’Italia, facendo tesoro delle sue nobili tradizioni e delle sua cultura largamente ispirata dalla fede cristiana, possa progredire e prosperare nella concordia, offrendo il suo prezioso contributo alla pace e alla giustizia nel mondo. Dio protegga l’Italia ed ogni suo abitante”.

Forte sintonia tra due personalità che sembrano parlare la stessa lingua per esprimere idee molto simili e sottolineare gli stessi problemi: così viene sintetizzata l’essenza dei colloqui tra Sergio Mattarella e Papa Francesco, oggi a colloquio nell’ambito della prima vista in Vaticano da parte del Presidente della Repubblica Italiana. Del resto, dopo Oscar Luigi Scalfaro, Sergio Mattarella è il primo presidente della Repubblica dichiaratamente cattolico praticante in visita ufficiale in Vaticano.

Una sintonia che, viene messo in risalto, si evince facilmente dal fatto che i due si sono soffermati a parlare a quattr’occhi anche dopo il termine dell’incontro ufficiale, come anche per l’espressione di simpatia rivolta da Francesco a Mattarella mentre questi gli presentava la figlia Laura e cinque suoi nipoti. “Lei ha davvero una bella famiglia”, ha detto Francesco al capo dello Stato.

Soprattutto, però a colpire è’ stata l’affinità tra gli interventi letti pubblicamente subito dopo: testi non scambiati in anticipo tra le due parti, ma che riflettevano punti di vista estremamente simili. Ugualmente, nel corso del colloquio, il Papa ha sottolineato più volte l’urgenza di affrontare l’emergenza lavoro e la piaga della disoccupazione giovanile.

Per sapere che ne pensi Mattarella basti andare non solo al discorso ufficiale di oggi, ma a quello di insediamento di fronte alle Camere riunite, due mesi fa. Infine la questione dell’immigrazione. Entrambi d’accordo sulla necessità dell’accoglienza e della creazione di opportunità di sviluppo nei paesi d’origine. Con un Papa, poi, che ha mostrato di ascoltare con attenzione i richiami italiani ad un’azione europea, quasi a voler dire che Roma sta facendo la sua parte, e bene, e che altri dovrebbero fare lo stesso.(AGI) .

(AGI)

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