Occupazione giovanile e giovani Neet: l’Italia fanalino di coda nelle classifiche Ocse

Apprendistato minimo, pochi coniugano lavoro e studio per accrescere le proprie conoscenze e rimpolpare le competenze.  I giovani italiani tra i 16 e i 29 anni arrivano terzultimi alle prove sulla padronanza delle abilità matematiche (257 punti, peggio solo Spagna e Usa) e ultimi in quelli per capacità di comprensione e stesura di testi scritti con 262 punti. In soldoni: non sanno far di conto, né leggere e scrivere. Drammatico Oecd Skills Outlook 2015 (documento completo)

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Roma – Italia nel gruppo di coda dei paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per occupazione giovanile. Nella Penisola si registra infatti il secondo livello più basso di occupati nella fascia 25-29 anni, appena sopra il 50 per cento a fronte di una media Ocse che si posizione sopra il 70 per cento. Peggio fa solo la Grecia.

Inoltre, in Italia si registra il quarto livello più elevato di giovani catalogati come Neet (Not [engaged] in Education, Employment or Training, ndr), ovvero che non lavorano, non studiano e non seguono programmi di formazione: sopra il 25 per cento in Italia nella fascia 16-29 anni, con livelli più elevati registrati solo in Spagna, Grecia e Turchia.

Questi i dati emergenti dal rapporto annuale dell’Ocse sui livelli di preparazione dei giovani – Oecd Skills Outlook 2015 (allegato a piè di pagina), da cui emerge come in Italia si registri la più bassa percentuale assoluta tra coloro che coniughino studio e lavoro nella fascia 16-29 anni, appena il 10 per cento circa.

Secondo Oecd Skills Outlook 2015 in Italia è di fatto a zero il ricorso all’apprendistato.

In generale secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico nel 2013 ben 39 milioni di giovani di età compresa tra i 16-29 anni nei Paesi membri non avevano un’attività lavorativa né erano inseriti in un percorso di studi o di formazione (sempre in riferimento ai Neet), ossia 5 milioni di giovani in più rispetto al periodo che ha preceduto la crisi economica del 2008. Le stime per il 2014 indicano pochi miglioramenti.

Altro dato ancora più preoccupante: circa metà dell’insieme dei giovani Neet – intorno a 20 milioni – hanno lacune di competenze che sono un rischio per il futuro, perché corrono il rischio di essere “dimenticati” nell’ambito delle opportunità offerte dai sistemi formativi, sociali e del mercato del lavoro del proprio Paese.

Queste cifre rappresentano anche uno spreco finanziario, poiché le competenze acquisite nei percorsi educativi non sono utilizzate a fini produttivi e costituiscono anche un potenziale carico per i loro Paesi, causato da: minori entrate fiscali, costi maggiori per prestazioni sociali, un possibile clima d’instabilità sociale dovuto al fatto che una parte della popolazione è disoccupata e demoralizzata.

I giovani, avverte l’Ocse nello studio, devono essere una ricchezza per l’economia e non un potenziale onere.

Nei dettagli, i giovani italiani tra i 16 e i 29 anni arrivano terzultimi alle prove sulla padronanza delle abilità matematiche (257 punti, peggio solo Spagna e Usa) e ultimi in quelli per capacità di comprensione e stesura di testi scritti con 262 punti. In soldoni: non sanno far di conto, né leggere e scrivere. Drammatico.

I migliori sul podio di entrambe le classifiche sono Finlandia, Olanda e Giappone.

I deficit italiani dipendono dalla bassissima percentuale di persone che hanno proseguito gli studi dopo la scuola secondaria: appena il 22,7% delle persone tra 25 e 34 anni, percentuale che consegna all’Italia un altro umiliante ultimo posto.

(Agenzie, OECD/OCSE) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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