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Egitto e Arabia Saudita firmano accordo di cooperazione economica e militare. Si studia forza militare araba congiunta

Con la “Dichiarazione del Cairo” i due Paesi hanno affermato “la necessità di esercitare tutti gli sforzi per aumentare la sicurezza e la stabilità nella regione e di lavorare insieme per proteggere la sicurezza nazionale araba”. Con un occhio all’Isis e l’altro a Teheran. L’idea di una forza militare araba congiunta

Da destra verso sinistra, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il ministro della Difesa dell'Arabia Saudita, Mohammed bin Salman al Saud, secondo in linea di successione al trono saudita
Da destra verso sinistra, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il ministro della Difesa dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman al Saud, secondo in linea di successione al trono saudita

Il Cairo – L’Egitto e l’Arabia Saudita hanno firmato Giovedì scorso un accordo per sviluppare i propri rapporti militari ed economici. Con la “Dichiarazione del Cairo” è stato affermato il reciproco impegno a rafforzare la cooperazione e gli investimenti anche nei settori dell’energia e dei trasporti, come primo passo per un rafforzamento delle relazioni anche in ambito militare.

Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, a questo proposito, si è incontrato con il ministro della Difesa Mohammed bin Salman al Saud (nella foto) – che è anche e vice principe ereditario al trono saudita. Da fonti presidenziali è stato ammesso che i due leader hanno avviato un ragionamento finalizzato alla creazione di una forza militare araba congiunta.

Nello stesso senso anche una dichiarazione del ministro degli Esteri di Ryad, Adel al-Jubeir. “Le due parti – afferma la dichiarazione – hanno sottolineato la necessità di esercitare tutti gli sforzi per aumentare la sicurezza e la stabilità nella regione e di lavorare insieme per proteggere la sicurezza nazionale araba”.

Il quotidiano egiziano di Stato ‘Al-Ahram’ sullo scenario che fa da sfondo a questo accordo ha scritto che “le situazioni regionali sono molto difficili” e richiederanno “uno sforzo maggiore di vigilanza e sicurezza”.

Il presidente al-Sisi sostiene la necessità di una tale forza per combattere i gruppi armati della regione, fin dallo scorso Febbraio, quando lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL/ISIS/DAESH) rivendicò la decapitazione in Libia di 21 cristiani copti egiziani.

Egitto e Arabia Saudita si sono fortemente riavvicinati dopo la la detronizzazione dei Fratelli Musulmani e del presidente Mohammed Morsi, nel Luglio 2013, per effetto delle manifestazioni di piazza popolari che chiesero alle Forze Armate egiziane di fermare la progressiva islamizzazione radicale del Paese e la dittatura. Ben 33 milioni di firme furono raccolte tra la popolazione, con un’adesione trasversale e interconfessionale, seguendo la trazione storica egiziana aperta al mondo.

In questo frangente, l’Arabia Saudita ha palesato il sostegno alla svolta del Cairo, sia contro la ‘Fratellanza Musulmana’ (sostenuta da Qatar e Turchia) che per la stabilizzazione della regione, ivi comprese le complicate relazioni con Israele, Stato con cui l’Arabia Saudita intesse da anni un’alleanza de facto che presto potrebbe sfociare nell’apertura di un nuovo capitolo nella storia delle relazioni diplomatiche mediorientali.

In più, Ryad ha sostenuto l’Egitto con una mole di investimenti tesi a rilanciare l’economia egiziana, flusso che si era interrotto dopo la presa del potere dei Fratelli Musulmani e il sostegno di quel regime ai terroristi confratelli di Hamas a Gaza e in Giudea e Samaria (Cisgiordania/West Bank).

Più di recente, il Cairo ha partecipato alla campagna guidata dai sauditi contro i ribelli sciiti Houthi nello Yemen, manifestando più volte la disponibilità a impegnare nell’operazione anche truppe di terra, se necessario.

Quest’ultimo aspetto mostra in modo inequivocabile che il riavvicinamento tra Egitto e Arabia Saudita copre un fronte geopolitico più ampio, non solo alla stabilizzazione militare della regione, ma anche al contenimento del rafforzamento iraniano, dopo la sigla dell’accordo tra Teheran e il Gruppo 3+3 sulla questione nucleare.

Solo il timore che l’Iran possa dotarsi di armamento nucleare destabilizza tutto il Medio Oriente: se Teheran effettivamente fosse in grado di costruirsi l’atomica, allora il quadro geopolitico sarebbe del tutto squilibrato. Ecco così che un’alleanza quadrangolare non ortodossa tra Israele, Giordania, Egitto e Arabia Saudita potrebbe condurre sia a un nuovo equilibrio geopolitico, ma anche essere la premessa per la definitiva soluzione del problema palestinese, con la implementazione definitiva degli Accordi di Oslo.

(Credit: AsiaNews) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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