Il Nobel per la Pace al ‘Quartetto’ genera entusiasmo tra cristiani e musulmani tunisini: “Siamo sulla strada giusta”

Per il parroco di Cartagine, il Nobel assegnato al Quartetto è un riconoscimento dei buoni risultati raggiunti in Tunisia con la primavera araba e dopo. Un incoraggiamento per tutti i Paesi arabi e musulmani. Un avvocato musulmano sottolinea invece l’importanza della società civile nella trasformazione del Paese. Democrazia e trasparenza “non sono valori occidentali: sono per tutti”

Tunisi – “Una bella notizia! Un grande onore per la Tunisia!”. “Un importante riconoscimento per il cammino intrapreso nel Paese grazie alla società civile”. Un segno di speranza “per tutto il mondo arabo e musulmano”. Questi alcuni dei commenti entusiastici raccolti a caldo nella capitale tunisina da AsiaNews subito dopo l’annuncio del conferimento del Premio Nobel per la  Pace al Quartetto per il dialogo nazionale, riuscito a fermare il processo che stava portando alla guerra civile in Tunisia e ha aperto il cammino per una costituzione liberale e la democrazia

Ma il fatto significativo è che le affermazioni sono quasi le stesse sia per cristiani che per musulmani.

20151010-manif-pour-la-tunisie-320x213Padre Jawad Alamat, parroco di Cartagine e direttore delle Pontificie Opere Missionarie, ha affermato subito che il Nobel è “un premio alla Tunisia, dove è iniziata la primavera araba, che non ha avuto sempre buoni risultati in altre parti”. “È anche un incoraggiamento a tutti gli sforzi in atto per edificare una società che rispetti tutti i diritti umani e la democrazia”, spiega Jawad, secondo il quale non va dimenticato che la Tunisia è l’unico Paese a maggioranza islamica che difende la libertà di coscienza, insieme all’Egitto che sta imboccando con fatica e forza un percorso di democratizzazione delle istituzioni, premessa indispensabile per innestare nella società civile i valori di libertà e di rispetto di tutte le opinioni, un processo da cui deve essere bandito il ricorso alla minaccia dell’uso o all’uso della violenza.

“Penso – aggiunge padre Jawad – che questo premio possa essere un messaggio per tutta la regione dell’Africa del Nord e per il Medio oriente: è possibile dialogare fra tutte le componenti sociali e costruire una società democratica. In più, è un sostegno a tutti i Paesi musulmani. Spesso questi Paesi – vista la situazione – sono guardati come un calderone di violenze e di problemi ed emarginati“.

Majed Hajj Alì, 39 anni, avvocato e attivista politico indipendente, ha manifestato invece felicità “perché il premio è stato dato anche all’ordine degli avvocati“, una circostanza che “mostra l’importanza che ha avuto ed ha la società civile tunisina nella rivoluzione e dopo la rivoluzione per creare un consenso fra tutte le parti sociali”.

Mesi fa la Tunisia è stata sconquassata da attentati terroristi al Museo Bardo esulla spiaggia di Sousse, e i problemi non sono ancora finiti. Per Majed, il premio “è una boccata di aria fresca fra tutti i problemi sociali ed economici che abbiamo. È un conforto sulla bontà del cammino intrapreso. Stiamo camminando nella giusta direzione. Con il Nobel, tutto il mondo ci dice: Bravo! E questo sarà un motore per camminare più veloci nella strada della democrazia e trasparenza“. “Democrazia e trasparenza non sono presenti in molti Paesi arabi e musulmani. Ma essi non sono valori occidentali: sono per tutti“, conclude l’avvocato Majed. (AsiaNews)

(AsiaNews)

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