Soglia uso contanti: per Padoan (oggi), De Luca e la Cgia di Mestre nessuna correlazione con evasione fiscale

Il ministro dell’Economia l’anno scorso pensava l’opposto (in che mani…), il ‘governatore’ della Campania perentorio: “basta stupidaggini ideologiche. Le ville le fanno gli operai”. L’Associazione degli Artigiani di Mestre argomenta con qualche fondatezza (ma senza ribaltamenti di fronte…): in Italia ci sono 15 milioni di ‘unbanked’ e i costi della tenuta dei conti correnti sono i più alti d’Europa – Tabelle esplicative della CGIA di Mestre

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Verona – Sui limiti all’uso del contante – nel Paese in cui lo Stato intasca la micro-estorsione di 2 Euro su ogni estratto conto di carta di credito oltre la soglia di spesa di 77,47 Euro – vale la pena di rileggere le posizioni di Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, e della CGIA di Mestre.

Tre valutazioni che, con sfumature diverse, valutano positivamente la decisione di elevare il limite di uso del contante da 1.000 a 3.000 Euro, ma con qualche peculiarità.

Pier Carlo Padoan, per esempio, è un originale ministro dell’Economia: afferma oggi l’inverso di quanto sostenesse lo scorso anno. Se la frequenza del mutamento di opinione è questa, il prossimo anno potremmo attenderci un reset ulteriore e un abbassamento del limite a 300 Euro, come proponeva Pierluigi Bersani tempo fa.

Se uno guarda quello che succede nei paesi avanzati, si accorge che non c’è relazione tra limite al contante ed economia sommersa. Quindi se mi si chiede se all’aumento del limite per l’uso dei contanti segue l’aumento dell’evasione, dico che non è vero“, ha affermato Padoan ieri dal palco del convegno dei giovani industriali a Capri.

Peccato appunto che lo stesso Padoan lo scorso anno, rispondendo a un’interrogazione breve alla Camera (Question Time), affermasse tutto il contrario per giustificare l’abbassamento del limite a 999 Euro, prima che scattino le segnalazioni alla Banca d’Italia. “La scelta di limitare la circolazione del contante e di procedere ad un progressivo abbassamento della soglia, è motivata dall’esigenza di fare emergere le economie sommerse in considerazione del vasto utilizzo di tale modalità di pagamento in Italia e alla necessità di aumentare la tracciabilità delle movimentazioni finanziarie per contrastare il riciclaggio dei capitali di provenienza illecita; l’evasione e l’elusione fiscale“. Capito?

Oggi cosa sarebbe cambiato rispetto allo scorso anno? O meglio, forse il Governo sapeva che porre un limite all’uso del contante limita solo la gente perbene, non i delinquenti, i corrotti e gli evasori fiscali, che di certo non usano i normali canali bancari per occultare i proventi dei propri reati? Ah saperlo…

Come sarebbe interessante sapere (repetita iuvant) se il prossimo anno Padoan e Renzi penseranno il contrario, mandando a ramengo la certezza del diritto e abiurando a un minimo di coerenza: cambiare idea è sicuramente segno di intelligenza, cambiarla troppo spesso evoca furbizia e malafede.

Ieri però sui contenuti della ‘manovra economica’ è intervenuto anche il presidente della Regione Campania, il quale – sempre dal palco del convegno dei giovani di Confindustria a Capri – commentando la Legge di Stabilità ha detto di essere “stradaccordo sull’eliminazione della tassa sulla prima casa, anche per ville e case di lusso perché continuo a far notare che anche le case di lusso vengono costruite dagli operai e non solo le case popolari“, ha detto Vincenzo De Luca.

In particolare, anche sull’elevazione dei limiti di uso del contante, De Luca ha chiarito: “sono stradaccordo con la soglia dei 3.000 euro. Anzi, toglierei anche quella, perché in Germania la soglia non c’è. Possiamo vivere in un Paese dove queste stupidaggini ideologiche continuano a monopolizzare il dibattito politico, pensiamo di non avere altri strumenti per combattere l’evasione fiscale?“, si è chiesto poi il ‘governatore’ della Campania. E lo chiede a noi?

L’analisi più seria l’ha condotta la Cgia di Mestre, che ha ragionato sulle criticità causate dall’imposizione dei limiti all’uso del contante e sul rapporto con le stime sull’evasione fiscale.

Nonostante l’Italia abbia il limite all’utilizzo del contante più basso d’Europa, l’evasione fiscale non sembra averne risentito“, scrive l’Ufficio Studi dell’associazione degli artigiani mestrini, che rileva un dato sorprendente: “c’è pochissima correlazione tra la soglia limite all’uso di cartamoneta imposta per legge e il rapporto tra la base imponibile Iva non dichiarata e il Pil, vale a dire l’evasione fiscale“.

Tra il 2000 e il 2012 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili), a fronte di una soglia limite all’uso del denaro che è rimasta pressoché stabile fino al giugno 2008, l’evasione ha registrato un andamento altalenante fino al 2006 per poi scivolare progressivamente fino al 2010“, osserva Paolo Zabeo, coordinatore dell’analisi.

Al contrario, dal 2010/2011, il limite al contante è stato abbassato da 5.000 a 1.00 Euro, mentre l’evasione è salita fino a sfiorare il 16% del Pil, per poi ridiscendere nel 2012 sotto quota 14% (le percentuali citate sono frutto di stime, non di dati certi, ndr).

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Alla luce di questa comparazione possiamo affermare che non c’è una stretta correlazione tra l’uso della carta moneta e l’evasione fiscale“, affermano da Mestre, dove poi affrontano la comparazione tra la situazione italiana e quella dei principali Stati membri dell’Unione Europea.

In questo caso, vale la pena di osservare che “ben 11 Paesi non prevedono alcun limite all’uso del contante. Il Belgio ha una soglia di spesa con la cartamoneta di 3.000 euro, la Spagna di 2.500 euro e la Grecia di 1.500 euro“. “L’Italia” – e da poche settimane Francia e Portogallo – invece “manifestano la situazione più restrittiva: la soglia massima oltre il quale non si può più usare il contante è pari a 1.000 euro“.

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Analizzando i dati statistici economici, l’Ufficio Studi della Cgia ha rilevato che “nel 2014 la massa monetaria complessiva circolante in Italia ha sfiorato i 164,5 miliardi di euro” e “negli ultimi 7 anni di crisi l’incremento” è stato del 30,4%, a fronte di un’incidenza delle banconote sul circolante del 2,4% e di un “aumento dell’inflazione che ha sfiorato il 10 per cento“.

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Per la Cgia di Mestre, “il diffusissimo uso del contante è correlato al fatto che in Italia ci sono quasi 15 milioni di unbanked“, ossia di “persone che non hanno un conto corrente presso una banca“. Un record europeo, ha rilevato il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo. “Non avendo nessun rapporto con gli istituti di credito, milioni di italiani non utilizzano alcuna forma di pagamento tracciabile, come la carta di credito, il bancomat o il libretto degli assegni. Questa specificità tutta italiana va ricercata nelle ragioni storiche e culturali ancora molto diffuse in alcune aree e fasce sociali del nostro Paese“. “Non possiamo disconoscere – conclude Zabeo – che molte persone di una certa età e con un livello di scolarizzazione molto basso preferiscono ancora adesso tenere i soldi in casa, anziché affidarli ad una banca. Del resto, i vantaggi economici non sono indifferenti, visto che i costi per la tenuta di un conto corrente sono in Italia i più elevati d’Europa“.

Quando si vuole distinguere tra posizioni politicizzate e analisi indipendenti.

Amen (in che mani siamo?)…

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