Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste. Amate i vostri nemici

Il Vangelo della VII Domenica del Tempo Ordinario. Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere


Vangelo Mt 5, 38-48

Amate i vostri nemici.

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Commento di Marie Thérèse Tapsobà Franceschini

I versetti di oggi proseguono l’insegnamento che il Signore dà, affinché diventiamo perfetti com’è perfetto il Padre celeste. Ci insegna a diventare perfetti nella carità, santi e immacolati. Come già dicevamo la volta scorsa, non è  una capacità umana, ma è l’operazione propria di Dio, dello Spirito Santo in noi, che ci trasforma intimamente: il Signore ci raccoglie attorno a Sé e, alla mensa della Parola e del Suo Corpo e del Suo Sangue infonde in noi uno Spirito nuovo, ci dona un cuore nuovo, capace di sentire e amare come il cuore di Dio.

Ciò avviene con progressione; è cioè un’economia, un’azione che avviene gradualmente, a poco a poco con la quale, di Domenica in Domenica, il Signore ci fa creature nuove attraverso il dono rinnovato del Suo spirito che ci fa intendere e mettere in pratica l’insegnamento che Egli ci dà, perché per natura noi siamo incapaci di amare. La nostra anima, ferita dal peccato, è debole e come inferma, posta in una condizione di schiavitù del peccato e sente come un’onta gravissima le offese ricevute. Il peccato che è in noi, poi, fa sì che il desiderio di vendetta superi di gran lunga il peso dell’offesa ricevuta, come spiega bene il Libro della Genesi a proposito di Lamech: «Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette», (Gn., 4, 23-24) indicando che il male si propaga in progressione geometrica e non aritmetica.

Proprio per questo il Signore ha dato un primo dono che è la Legge; per limitare il peccato nei rapporti interpersonali, Dio ha posto come limite la Legge, per cui se uno ti toglie un occhio tu gliene puoi togliere uno e non due; se uno con un pungo ti rompe un dente, tu gliene rompi uno e non tutti: «Occhio per occhio e dente per dente». Questo pone un freno e regola rapporti di reciproca diffidenza, di timore; è la legge che regola la paura in maniera tale che tu non opprima l’altro con una violenza sproporzionata.

Al Suo popolo, ai Suoi discepoli, a coloro che salgono presso di Lui sul monte il Signore Gesù insegna l’economia divina, per vincere il maligno. È il Vangelo, la buona notizia, che cioè è possibile vincere il Maligno. Come? Lo insegna il Signore di domenica in domenica nella Liturgia, insegnando come coloro che sono figli possano vivere tra loro rapporti nuovi, rapporti fraterni. Dice: «Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste». È importante, perché non dice: “Siate perfetti come il vostro creatore”, ma «come il Padre vostro». Si rivolge per ciò a coloro che sono figli, che hanno in comune lo stesso Padre in virtù del Battesimo ricevuto e della partecipazione alla vita divina del Figlio per mezzo della partecipazione alla Celebrazione Eucaristica. Il Discorso della montagna ha perciò dei destinatari ben precisi e insegna come vivere i rapporti interni alla famiglia di Dio, tra coloro che per il Battesimo e la Vita Sacramentale sono figli, membri della Chiesa, affinché gli altri uomini, quelli che per i più svariati motivi non fanno parte della Chiesa «vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». Infatti «da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv., 13, 34)».


Commento di Sant’Agostino, dal Discorso del Signore sul monte, 1, 19, 57-58.

La minore virtù dei Farisei consiste nel non eccedere nella vendetta la misura, affinché non renda in contraccambio più di quel che ha ricevuto; e questo è già un gran passo. Non è facile trovare chi, ricevuto un pugno, si limiti a restituirlo; e udita da uno che oltraggia una sola parola, si contenti di ricambiarla e tale che significhi la medesima cosa; ma si vendica più sfrenatamente o perché sconvolto dall’ira o perché ritiene che chi ha oltraggiato per primo sia oltraggiato più gravemente di come è stata oltraggiato colui che non lo aveva oltraggiato. La Legge in cui era scritto: «Occhio per occhio e dente per dente»  frena in gran parte tale modo di pensare. Con questi termini è indicata la misura, sicché la vendetta non superi l’oltraggio. Ed è il cominciamento della pace; ma è perfetta pace non volere affatto la vendetta.

Dunque fra quel comportamento, che è contro la Legge, di rendere un male maggiore per uno minore e fra questo, che il Signore indica per istruire i discepoli, di non rendere male per male, tiene una via di mezzo che si renda quanto si è avuto.

Così attraverso questo comportamento è avvenuto, in riferimento alla diversità dei tempi, il passaggio dalla somma discordia alla somma concordia.

[…]

Colui dunque, che non è venuto ad abrogare la Legge, ma a darle compimento, ha elevato questa virtù delle origini rendendola non severa, ma misericordiosa. Ed ha lasciato capire che vi sono di mezzo altri due livelli e ha preferito parlare del punto più alto della misericordia. Ha infatti ancora qualche cosa da compiere chi non adempie la suddetta sublimità del comandamento, la quale è propria del Regno dei Cieli; ossia egli può restituire non in egual misura, ma di meno, ad esempio per due pugni uno o taglia l’orecchio in luogo di un occhio strappato. Da qui salendo in su chi non ricambia affatto si avvicina al comandamento del Signore, ma non vi giunge ancora. Al Signore sembra ancora poco, se in luogo del male che hai ricevuto non ricambi niente di male, se non sei disposto a sopportarne di più.

Quindi non ha detto: “Ma io vi dico di non rendere male per male”, sebbene anche questo sia un grande comandamento, ma ha detto di “non resistere al male” in modo che tu non solo non ricambi quel che ti fosse inflitto, ma non resisti, che te ne sia ancora inflitto. E questa massima si ha in quel che dice di seguito: «Se qualcuno ti colpisse sulla tua guancia destra, porgigli anche l’altra». Non ha detto: “Se qualcuno ti colpisse, non colpirlo”, ma “disponiti a lui che ti colpisce ancora”.

Intendono che il comandamento appartiene alla misericordia soprattutto coloro che si prodigano per coloro che grandemente amano, come figli o altre persone molto care ammalate, o bambini o frenetici. Da essi spesso subiscono molte sofferenze e se la loro salute lo richiede si offrono a sopportarne di più, fino a quando termina la crisi dell’età o della malattia.

Che altro dunque il Signore, medico delle anime, poteva insegnare a quelli che educava a curare il prossimo, se non di sopportare con animo tranquillo le deficienze di coloro alla cui salute volevano provvedere? Ogni disonestà infatti deriva dalla deficienza della coscienza perché non v’è nulla di più innocente di chi è perfetto nella virtù.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.


banner-solidali-istituzionale-468x60