Italia in emergenza demografica che potrebbe trasformarsi in emergenza democratica

Il Bilancio Demografico Nazionale, diffuso oggi dall’ISTAT, dà un quadro allarmante per il Paese, che rischia di vedere estinguere la popolazione italiana nel giro di pochi decenni. Anche tra le donne immigrate diminuisce la natalità. Serve un sostegno alla maternità, costi quel che costi. Urgono politiche attive di contrasto alla denatalità

Roma – È emergenza demografica in Italia, dove continua il saldo negativo dei nati rispetto ai deceduti, un trend iniziato nel 2008. Lo rende noto l’ISTAT, che oggi ha diffuso il Bilancio Demografico Nazionale, che per il terzo anno consecutivo registra un nuovo record negativo, con un numero di bambini nati pari a 458.151. La diminuzione delle nascite è di oltre 15 mila rispetto al 2016 (-3,2%) e di quasi di 120 mila negli ultimi nove anni. Il decremento demografico è registrato in tutte le ripartizioni territoriali in cui è divisa l’Italia, ma risulta più accentuato al Centro della Penisola, dove ri registra un -5,3% rispetto al 2016.

La diminuzione delle nascite nel nostro Paese è causata da fattori strutturali, dovuti alla progressiva diminuzione delle potenziali madri per l’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom e per l’ingresso di un numero di donne in età feconda, a causa della prolungata diminuzione delle nascite, già a partire dalla metà degli anni Settanta.

Anche il contributo positivo alla natalità delle donne straniere continua a diminuire. Infatti, se l’incremento delle nascite registrato fino al 2008 era dovuto principalmente alle donne straniere, negli ultimi cinque anni anche il numero di stranieri nati in Italia, pari a 67.933 nel 2017 (il 14,8% del totale dei nati), ha iniziato progressivamente a ridursi (-11.961 nati stranieri dal 2012). All’inizio del millennio, l’aumento della natalità tra la popolazione straniera era stata rilevante, passando da 30 mila del 2000 agli 80 mila del 2012, quando la percentuale dei nati stranieri sul totale delle nascite era passata dal 4,8 al 14,9%.

Tra le cause del decremento, la diminuzione dei flussi femminili in entrata nel nostro Paese, nonché l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di molte donne straniere. Il primo dato conferma le osservazioni sul fatto che la maggior parte di immigrati stranieri stabilitisi in Italia sia di genere maschile, un dato confermato anche per quanto riguarda i richiedenti asilo, immigrati in violazione della Legge Bossi-Fini. 

Il saldo della popolazione ha quindi registrato un dato negativo di 200 mila unità, come dato generale, mentre rimane positivo per i cittadini stranieri di 61 mila unità. Se ne desume che il saldo negativo tra gli italiani residenti è di 251.537 persone.

Ancora, nel 2017 è proseguita la diminuzione della popolazione residente in Italia, dato costante nei due anni precedenti. Al 31 dicembre, sono risultati residenti in Italia 60.483.973 persone, di cui più di 5 milioni di cittadinanza straniera, pari all’8,5% a livello nazionale, non equamente distribuiti: 10,7% al Centro-Nord e  4,2% nel Mezzogiorno. Complessivamente nel 2017 la popolazione è diminuita di 105.472 persone rispetto all’anno precedente. Un calo determinato dalla flessione della popolazione di cittadinanza italiana (-202.884 residenti) a fronte di un aumento della popolazione straniera di 97.412 persone.

Nel 2017, i decessi sono stati quasi 650 mila, circa 34 mila in più rispetto al 2016, proseguendo il generale andamento di crescita causato dall’invecchiamento progressivo della popolazione, non rimpiazzata.

ll numero di italiani che hanno deciso di emigrare all’estero è aumentato di circa 188 mila unità, con un lieve incremento rispetto all’anno precedente. Sono aumentate anche le iscrizioni all’anagrafe dall’estero, raggiungendo quota 343 mila, mentre erano state 300.823 nel 2016, di cui l’88% riferite a stranieri. Infine, rallenta il numero di cittadini stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, rispetto all’andamento degli anni precedenti: nel 2017 i nuovi italiani hano superato quota 146 mila.

Nel dato disaggregato, gli stranieri presenti nel Paese sono di circa 200 nazionalità: praticamente tutto il mondo risiede in Italia. Il 50% degli stranieri è di provenienza europea, quindi di Stati membri dell’UE da considerare concittadini (oltre 2,6 milioni), con i Rumeni al 23,1% e gli Albanesi all’8,6%. Sotto il profilo geografico, le regioni del Nord e del Centro Italia sono preferite dagli stranieri che decidono di stabilirsi in Italia, un dato che è comune anche per la migrazione interna, con la popolazione del Meridione i progressivo, ma costante, diminuzione.

La diffusione del Bilancio Demografico Nazionale obbliga ad alcune considerazioni di natura politica. Occorre sicuramente invertire la rotta demografica, per bloccare il fenomeno e avviare un progressivo ribaltamento del trend. Un obiettivo che non potrà mancare l’attuale Governo Conte, ma che dovrà altresì essere posto ai primi posti delle priorità di governo per il futuro a medio e lungo termine. Facilitazioni fiscali come il quoziente familiare, allargamento dei servizi di prima infanzia, voucher per consentire la scelta di asili e scuole materne private e pubbliche sul modello austriaco, sostegno rafforzato alle madri lavoratrici e perfino ipotesi di reddito di maternità alle donne che decidessero di dedicarsi, per libera scelta, alla famiglia e all’educazione dei figli sono solo alcuni esempi di politiche attive a favore della natalità.

Una emergenza demografica che potrebbe trasformarsi in emergenza democratica, per evitare che la popolazione italiana – pur nella propria eterogenea composizione e struttura – sia minacciata di estinzione sotto le pressioni provenienti dai Paesi del Mediterraneo e del Vicino Oriente, che snaturerebbero la struttura sociale e culturale (e religiosa) del Paese.

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