L’OMS lancia l’allarme polio in Siria. Appello di “Save the Children”: fate entrare i vaccini

Esami di laboratorio hanno individuato il virus in 10 casi su 22 sospetti. Il focolaio nella regione di Deir al Zour, nel nordest. L’ultimo caso di poliomielite nel Paese registrato nel 1999. Indice preciso dell’affluenza dei miliziani del jihadismo internazionale

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Ginevra – Se volessimo ragionare in termini di analisi di scenario, potremmo dire che c’è quasi una prova scientifica della presenza di miliziani provenienti da Paesi in cui i livelli di igiene e profilassi sono ai minimi termini per vari motivi. L’allarme lanciato ieri dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’epidemia di poliomielite in corso in Siria è un dato incontrovertibile e legarlo alla presenza di miliziani jihadisti provenienti da Afghanistan, Nigeria e Pakistan non è un’acrobazia intellettuale: in questi tre Paesi infatti la poliomielite ancora non è stata debellata, anzi è endemica per la qualità igienica a livelli scandenti e per una relativa impermeabilità alle campagne internazionali di prevenzione con vaccini.

Gli islamisti hanno spesso assassinato il personale medico e paramedico, anche locale, impegnato in questa fondamentale battaglia di civiltà sanitaria. Fatti avvenuti proprio nei tre Paesi da cui si sospetta provenga un forte flusso di islamisti della eterogenea brigata internazionale sunnita, costituita dai fronti in competizione di Al Nusra e Al Qaeda.

L’Oms aveva peraltro già denunciato alcuni sospetti casi di poliomielite nella provincia di Deir al Zour all’inizio di ottobre, cui erano seguiti esami di laboratorio a Damasco, che avevano dato un esito positivo in due casi. L’ultimo caso di poliomielite in Siria era stato registrato nel 1999. Restano, secondo l’Oms, da completare le analisi su 12 casi, in prevalenza riguardanti bambini e neonati, hanno spiegato da Ginevra, da   dove si evidenzia come la Siria sia oggi un Paese a rischio, perché il conflitto interno impedisce le usuali campagne di vaccinazione. Prima dello scoppio dell’insorgenza jihadista, nel Paese il 95 per cento di bambini era sottoposto a profilassi contro la poliomielite, cosa che proteggeva i più piccoli, esposti in modo particolare alla forma più grave, quella che causa la paralisi. Il contagio avviene in prevalenza con l’ingestione di cibo o liquidi contaminati da feci.

Al riguardo, l’organizzazione internazionale “Save the Children” ha chiesto un immediato “cessate il fuoco” per permettere di attuare una campagna di vaccinazione di emergenza su entrambi i fronti del conflitto, proprio per proteggere i bambini da questa malattia devastante. Questo tipo di tregua, conosciuti anche come “giorni di tranquillità” sono stati già condotti con successo in Afghanistan, Sudan e Repubblica Democratica del Congo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta definendo un piano di intervento per portare le vaccinazioni nei luoghi interessati, ma Save the Children ha espresso “profonda preoccupazione” sulla capillarità degli interventi. Il timore è che non si riescano a coprire tutte le regioni della Siria, sicché la ong umanitaria ha sottolineato l’importanza che tale campagna straordinaria raggiunga tutte le zone del Paese, ma anche quelle di confine con altri Stati, in modo da erigere un muro contro infiltrazioni epidemiche dall’esterno.

«La poliomielite non è una malattia che rispetta limiti e confini, abbiamo assolutamente bisogno di un imminente cessate il fuoco per raggiungere tutti i bambini con programmi di vaccinazione, ovunque essi si trovino» ha dichiarato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, il quale ha osservato che «se gli ispettori delle armi chimiche possono avere accesso in Siria con gli strumenti tecnologici utili al loro operato, senz’altro gli operatori umanitari potranno entrare con vaccini salvavita».

Save the Children ha vaccinato finora 21 mila bambini contro la polio in Siria, ha distribuito kit salva vita a migliaia di persone di tutto il Paese e presta soccorso a centinaia di migliaia di rifugiati in fuga dalla Siria nei Paesi limitrofi.

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(Credit: Adnkronos, Aki, Agi, Unicef, Save the Children)