F1, commando irrompe nella sede del team Red Bull e trafuga 60 trofei. Solo trofei?

Un veicolo ha sfondato il cancello del quartier generale del team di Milton Keynes, sei ladri sottraggono coppe e trofei. Il team principal Horner: “Siamo devastati, sono spariti i risultati di anni di duro lavoro”. Il dubbio che il blitz fosse finalizzato a sottrarre ben altro. Cambierà la policy del team sugli accessi alla struttura, segno che si teme un basista. La Mercedes porge subito la propria solidarietà, la polizia lancia un appello alla collaborazione

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Milton Keynes – Un commando di sei delinquenti, con un’azione militare, ha sfondato il cancello della sede del team Red Bull di Formula 1 a Milton Keynes, nel Buckinghamshire, e si è introdotto nell’edificio. Il bilancio è costituito dal furto di 60 trofei rubati, dopo il blitz con cui è stata depredata la bacheca della squadra. 

I responsabili del team austro-britannico hanno denunciato il furto e la polizia di Thames Valley sta indagando per individuare il veicolo, probabilmente un fuoristrada grigio. I ladri hanno utilizzato anche una Mercedes station wagon blu o nera. Gli addetti alla sicurezza presenti nella struttura hanno chiamato la polizia intorno all’1.30 del mattino, ma non sono stati coinvolti in scontri con i malviventi. Secondo le prime testimonianze raccolte dagli inquirenti, il 20141206-redbull-bachecacommando sarebbe stato formato solo da uomini. Gli unici dettagli trapelati riguardano gli abiti scuri indossati dai malviventi e le targhe, probabilmente straniere, dei veicoli.

Siamo devastati“, ha commentato Chris Horner, team principal del team Infiniti Red Bull. “Hanno rubato oltre 60 trofei che erano il frutto di anni e anni di duro lavoro. L’irruzione ha causato danni enormi, è stata un’esperienza traumatizzante per gli addetti che erano in servizio. I ladri non solo hanno preso oggetti che non gli appartengono, ma hanno portato via simboli degli sforzi e del lavoro di un gruppo di persone“, ha aggiunto.

Al di là della natura violenta di quest’azione – ha proseguito Horner – siamo perplessi: per quale motivo qualcuno dovrebbe prendere questi trofei? Per il team, ovviamente, hanno uno straordinario significato perché ognuno è stato conquistato con grande fatica. Ma il valore oggettivo è ridotto: frutterebbero poco alle persone esterne alla squadra e, oltretutto, in molti casi si tratta di repliche“.

La Red Bull, dopo la disavventura, modificherà la propria politica per la sicurezza della struttura, finora molto leggera e, spesso, informale nel consentire gli accessi nella sede del team. “Dovremo rendere la nostra sede meno accessibile in futuro e questo sarà ingiusto per le centinaia di tifosi che ogni anno vengono a visitare la nostra fabbrica per vedere i trofei e le monoposto“, ha concluso Horner.

Tuttavia, dalle stesse dichiarazioni di Horner si potrebbe anche ipotizzare che l’obiettivo reale del blitz fosse un altro, probabilmente progetti e macchinari, che magari i ladri non sono riusciti a portare via o a trovare. 

I trofei – come ha sottolineato Horner – sono repliche e, comunque, replicabili dagli organizzatori dei Gran Premi. 

La Thames Valley Police di Milton Keynes ha lanciato un appello sui social media, perché chiunque abbia visto qualcosa lo riferisca e collabori con gli inquirenti.

Il Team Mercedes di F1 ha porto la propria solidarietà ai rivali della Red Bull, scrivendo un hastag significativo: #F1Family. “La nostra simpatia va ai nostri amici della @redbullracing dopo lo scasso di ieri sera. Speriamo che i responsabili siano catturati presto“, hanno twittato dalla sede di Brackley, distante appena 36 chilometri.   

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.