Guerra al jihad in Sardegna, Antiterrorismo decapita cellula di al-Qaeda. Vaticano nel mirino, 18 arresti

L’indagine della polizia, diretta dalla Procura distrettuale di Cagliari, sta coinvolgendo le Digos di sette province italiane. Dalle intercettazioni risulta che due membri dell’organizzazione hanno fatto parte della rete di fiancheggiatori che proteggevano il ‘leader del terrore’. Alcuni indagati sono responsabili di diversi attentati in Pakistan, compresa la strage nel mercato di Meena Bazar di Peshawar del 28 ottobre 2009, quando un’esplosione uccise più di 100 persone. Utilizzavano false attestazioni con cui ottenevano asilo politico e protezione umanitaria, sostenendo di essere perseguitati politici e religiosi. Nel 2010 un kamikaze pakistano era arrivato in Sardegna per compiere un attentato in Vaticano. L’appello di al-Qaeda all’inizio dell’anno

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Cagliari – Maxiblitz contro una cellula di Al Qaeda attiva in Italia. Sono 18 le ordinanze di custodia cautelare in esecuzione durante la vasta operazione antiterrorismo che, dalle prime ore del mattino, la Polizia sta effettuando in sette province italiane nei confronti di appartenenti ad un’organizzazione terroristica internazionale, che aveva sposato un progetto di lotta armata contro l’Occidente e aveva istallato una base operativa in Sardegna.

Tra gli obiettivi dei terroristi c’era anche il Vaticano. Gli inquirenti hanno ricostruito che nel marzo 2010 arrivò in Italia un kamikaze pachistano, che però fu subito individuato dalla Digos di Sassari. La reazione della Polizia di Prevenzione – che condusse perquisizione – produsse una pressione sul gruppo jihadista, che decise di far espatriare il kamikaze. Le conversazioni intercettate hanno però confermato che fosse in preparazione un attentato in Vaticano.

Dall’indagine, diretta dalla Procura distrettuale di Cagliari e coordinata dal Servizio Centrale Antiterrorismo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – che ha permesso di sgominare il network islamista – sono emerse intercettazioni da cui risulta che due membri dell’organizzazione hanno fatto parte della rete di fiancheggiatori che in Pakistan proteggevano Osama bin Laden.

Nei propositi della rete sgominata dalla Polizia c’erano anche progetti di insurrezione contro l’attuale governo in Pakistan: la strategia era quella di intimidire la popolazione locale e costringere il governo pakistano a rinunciare al contrasto alle milizie talebane e al sostegno delle forze militari americane in Afghanistan.

Gli investigatori del Servizio Centrale Antiterrorismo hanno riscontrato che alcuni degli indagati sono responsabili di diversi attentati e sabotaggi in Pakistan, compresa la strage nel mercato di Meena 20150424-terrorismo-islamico-655x450Bazar di Peshawar del 28 ottobre 2009, quando un’esplosione uccise più di 100 persone.

L’attività investigativa della Polizia ha permesso di riscontrare che l’organizzazione alimentava la rete criminale con il traffico di migranti, introducendo illegalmente sul territorio cittadini pakistani o afghani che in alcuni casi venivano anche destinati verso alcuni Paesi del nord Europa.

Per eludere la normativa che disciplina l’ingresso o la permanenza in Italia di cittadini extracomunitari, gli indagati utilizzavano sistemi semplici e collaudati: in alcuni casi facevano ricorso a contratti di lavoro con imprenditori compiacenti in modo da poter ottenere i visti di ingresso. In altri casi percorrevano la via dell’asilo politico facendo passare gli interessati, attraverso documenti falsi e attestazioni fraudolente, per vittime di persecuzioni etniche o religiose.

L’organizzazione forniva supporto logistico e finanziario ai clandestini, assicurando loro patrocinio verso i competenti uffici immigrazione, istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l’asilo politico, apparecchi telefonici e sim, contatti personali.

All’inizio dell’anno il capo militare di al-Qaeda nella Penisola Araba (AQAP), Nasr Ali bin al-Ansi, lanciò un appello ai ‘lupi solitari’ perché compiessero nuovi attacchi contro l’Occidente. In un video diffuso da al-Malahem Media Foundation, il braccio media di al-Qaeda, l’appello fu lanciato contemporaneamente alla rivendicazione dell’attacco alla sede del settimanale satirico ‘Charlie Hebdo’ a Parigi, avvenuto il 7 gennaio di quest’anno.

Se una persona è capace di eseguire il jihad individuale nei paesi occidentali che combattono l’Islam, questo è meglio e più dannoso“, disse al-Ansi, aggiungendo che Aqpa lavora per colpire obiettivi occidentali al di fuori dello Yemen.

Oggi gli Stati Uniti sostengono i sunniti – di cui al-Qaeda nella Penisola Arabica è espressione radicale – contro i ribelli Houtsi sciiti, sostenuti dall’Iran. Una confusione causata anzitutto dall’incompetenza

ULTIMO AGGIORNAMENTO 24/04/2015, ORE 13:56:34 | (Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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