CALL FOR PAPERS, DICEMBRE 2016: LA LIBERTÀ RELIGIOSA IN EUROPA

“Call for Papers” è uno spazio culturale, in cui poter leggere tendenze e cogliere proposte innovative, con il fine di offrire la possibilità di esprimere la propria opinione su diversi argomenti che ci sta a cuore trattare. Tema di Dicembre 2016: “La Libertà Religiosa in Europa”

LA LIBERTÀ RELIGIOSA IN EUROPA

La libertà religiosa è la libertà delle libertà, l’Alfa e l’Omega dei diritti dell’Uomo universalmente riconosciuti dagli Stati firmatari della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 (DUDU).

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel preambolo della Risoluzione 217 A (III) del 10 dicembre 1948, approvò un presupposto che riconosceva a tutti gli uomini la “dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana”; riconosceva altresì i “loro diritti uguali ed inalienabili”, fondamento “della libertà, della giustizia e della pace nel mondo“, una riflessione normativa che poggiava sull’esperienza storica recente, in cui “il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell’uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità”.Così, “l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo”.

La ‘Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo’ (CEDU), firmata a Roma il 9 Novembre 1950, fa precedere il diritto all’esercizio della libertà di religione a quello di espressione. L’Articolo 9 della CEDU stabilisce che “ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti”, il che implica che la “libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo” non possa essere “oggetto di restrizioni diverse da quelle stabilite dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla pubblica sicurezza, alla protezione dell’ordine, della salute o della morale pubblica, o alla protezione dei diritti e della libertà altrui”.

La libertà religiosa trova un baluardo anche nella Costituzione della Repubblica Italiana del 1948. L’Art. 19 stabilisce che “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”, mentre il successivo Art. 20 statuisce che “il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività”.

Nozioni che evocano il concetto di Libertà Religiosa Positiva, mentre con il Concilio Vaticano II la Chiesa Cattolica ha promosso anche la lettura in negativo del principio, quale “diritto di ogni uomo di essere immune da coercizioni esterne in materia religiosa”.

Recita all’uopo la Dichiarazione sulla Libertà Religiosa Dignitatis Humanae: Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata” (DICHIARAZIONE SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA DIGNITATIS HUMANAE, Roma, 7 Dicembre 1965).

Il riemergere del fenomeno islamista, dalla seconda metà del XX Secolo fino all’esplosione di una Guerra Mondiale dichiarata contro la Cristianità e l’Occidente con l’attacco agli Stati Uniti dell’11 Settembre 2001, ha imposto una nuova declinazione del principio della libertà religiosa, anche per affermare con concretezza enunciazioni di principio come “società inclusiva”, “rispetto delle minoranze”, “società aperta”, messi a dura prova dallo speculare ritorno di fenomeni di intolleranza religiosa dall’esterno.

Del resto, il jihadismo islamista non si nasconde, declama i propri obiettivi: l’islamizzazione del mondo e l’imposizione della sharia a tutto il globo, a partire dalla riconquista di terre già sottoposte al dominio islamico come Andalusia e Sud Europa.

Serve dunque una rielaborazione del concetto di libertà religiosa, che tenga conto delle opportunità di relazione e dialogo, ma anche delle minacce, dei rischi e dei pericoli connessi allo spostamento di masse di popoli dai Paesi islamici a quelli Occidentali, in cui si pretende di valicare la legge positiva per applicare quella coranica.

Chi nega la libertà religiosa nega i diritti dell’Uomo?

Questo è il tema della Call for Paper di Dicembre 2016.

Buon lavoro.

Scadenza: 28 Febbraio 2017

Prossima ‘Call’: 1 Marzo 2017

Inglese – Spagnolo

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CON LA COLLABORAZIONE DI MARIE THÉRÈSE TAPSOBÀ FRANCESCHINI, TRADUZIONE TESTI CHIARA RINZIVILLO

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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