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Internet, dalle cose alle case

Lifestyle, che cos’è Internet delle cose?

L’era di Internet delle cose è già arrivata. In Italia 5 milioni di oggetti interconnessi che migliorano la nostra vita

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Non siamo i soli, con estrema probabilità, ad avere immaginato il futuro come un mondo ipertecnologico, abitato da tanti robottini che ricordano «L’uomo bicentenario», un androide antropomorfo programmato per eseguire ordini, cucinare, rassettare. Si può dire in qualche modo che quel futuro sia arrivato e, oltre ad essere ipertecnologico, è soprattutto iperconnesso.

Il futuro oggi ci promette di dialogare non con i robot –  che ancora non sono disponibili sul mercato consumerma con gli oggetti. Questo tipo di evoluzione prende il nome di “Internet delle cose” (Internet of Thing Consortium o Machine-to-Machine M2M), un consorzio no profit che si pone l’obiettivo di facilitare «la cooperazione tra fornitori di hardware, software e servizi per spianare la strada alla realizzazione di elettrodomestici più intelligenti, come frigoriferi parlanti o forni intelligenti». Più che “Internet delle cose”, forse dovrebbe chiamarsi “Internet delle case”, dal momento che il progetto si prefigge lo studio e il perfezionamento di quelle tecnologie volte a migliorare la qualità della vita nelle nostre case.

Non più soltanto smartphone e tablet con i quali navighiamo già, ma una miriade di altri strumenti e dispositivi con accesso alla rete, pronti a “comunicare” con altri device e ad attivare altri servizi attraverso sensori appositamente istallati in oggetti di uso comune, che dialogheranno con le nostre abitudini e che noi potremo utilizzare a distanza.

Avremo quindi un termostato per regolare la giusta temperatura ambientale dell’appartamento prima del nostro rientro, potremo tenere sotto controllo il tasso di umidità a distanza mediante un’applicazione dedicata, così come potremo gestire i livelli di luminosità o apertura e chiusura di porte e finestre. Questi sono solo alcuni degli effetti “Internet delle cose” promette di realizzare. L’obiettivo non è unicamente  di semplificare la vita dell’uomo, ma consentire di rendere l’oggetto smart al punto tale di riconoscere le abitudini e le preferenze degli utenti.

Il consorzio ha sede a San Francisco e riunisce già importanti gruppi (Basis, Coin, Active Mind Technologies, Kease, Control Tv, Logitech, Ouya, Poly-Control, Smart Things e Ube), ma anche in Italia sono state effettuate le prime ricerche in merito al suo utilizzo. Secondo l’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, alla fine del 2012 c’è stata un’accelerazione nella diffusione delle soluzioni basate su tecnologie di comunicazione cellulare e il numero di oggetti interconnessi tramite sim dati è cresciuto fino a sfiorare i 5 milioni, il 25% in più rispetto al 2011.

Si parla di soluzioni che fanno ricorso prevalentemente alla tecnologia cellulare, ma vi sono altri ambiti specifici promettenti, motivo per cui il numero delle applicazioni volte ad agevolare la comunicazione è destinato ad aumentare.

Ad esempio, nell’ambito Smart Car, ovvero la connessione tra i veicoli e l’infrastruttura circostante, le applicazioni in Italia riguardano il 42% del totale degli oggetti connessi. Per lo Smart Metering, cioè i contatori intelligenti per la misura dei consumi, la corretta fatturazione e la telegestione, gli oggetti intelligenti toccano la cifra di 1,4 milioni. E ancora, lo Smart Home & Building,  ossia la gestione automatica di impianti e di sistemi dell’edificio per risparmio energetico, comfort e sicurezza, riguarda il 9% delle applicazioni in Italia. Tuttavia gli ambiti sono davvero numerosi: Smart City, Smart Environment, Smart Factory, Smart Logistics, Smart Agriculture.

Ciascun oggetto acquisirà quindi un’identità elettronica che il mondo elettronico inserirà in un’apposita mappa del mondo reale: i luoghi e gli oggetti non solo comunicheranno tra di loro, ma dialogheranno con  noi attraverso una rete di sensori wireless o di dispositivi mobili, un sistema che faciliterà il coinvolgimento degli utenti consumatori.

Insomma, il futuro è già qui e garantisce il miglioramento delle condizioni di vita, a partire dalla domotica per sconfinare in altri campi importanti, come il biomedicale. Per l’uomo sarà più facile gestire la casa e dialogare con i suoi oggetti, ottimizzandone al massimo le caratteristiche e riducendo i consumi.

Se per i privati le frontiere di “Internet delle cose” sono infinite, sarà interessante capire quale evoluzione prenderà per la dimensione pubblica. Le amministrazioni locali potranno attivare funzioni smart per rendere più semplice la vita del cittadino, abbattendo da un lato il costo dello Stato e, dall’altro, il peso fiscale per la comunità. Un dato non di scarso conto, specialmente in tempi di crisi.

@charlotte_braun

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Claudia Fiume

Laureata in comunicazione con una tesi sul rapporto tra il reale e l'immaginario nel cinema, ho collaborato per alcune testate online come web content editor. Collezionista di immagini sul desktop e di ricettari disordinati su cui annotare imprese culinarie più o meno riuscite. Quando non faccio niente di tutto questo, twitto in modo compulsivo di tv, attualità e social media. Su THE HORSEMOON POST scrivo di tutto questo, ma anche di cinema e lifestyle.