Imola 1994, ricordando Roland Ratzenberger
Diciannove anni fa Il tragico weekend di Imola iniziò con la tragedia dell’incidente che costò la vita al pilota austriaco. Già nelle libere del venerdì Barrichello aveva rischiato la vita alla Variante bassa.
Sono passati esattamente diciannove anni dal fine settimana di gara di Imola 1994, eppure sembra ieri. Il circuito dedicato a Enzo e Dino Ferrari fu teatro di uno dei weekend più tragici della storia della Formula Uno, che vide morire Roland Ratzenberger e Ayrton Senna, mentre Barrichello sfiorò la tragedia nelle libere del venerdì.
30 aprile, qualifiche del GP della Repubblica di San Marino. Era una giornata calda, il cielo terso e le vetture erano in pista da poco più di diciotto minuti per tentare l’assalto alla Pole Position o per il semplice tentativo di qualificarsi all’appuntamento imolese. L’austriaco Roland Ratzenberger, pilota alla prima stagione in F1, era tra questi. Dopo un primo giro lanciato, Ratzenberger proseguì per tentare di migliorarsi immediatamente. Passata la curva del Tamburello, la Simtek numero trentadue perse una parte dell’alettone anteriore, dopo un passaggio troppo irruente su un cordolo. Arrivato alla curva intitolata a Gilles Villeneuve, la monoposto progettata da Nick Wirth partì per la tangente a causa della mancanza di carico aerodinamico, schiantandosi contro il muro a 306 chilometri orari. Il rottame della Simtek S941, dopo svariati testacoda, terminò la sua carambola in mezzo alla pista, con il capo del pilota di Salisburgo riverso su un lato. “Abbiamo visto tutti le immagini dell’incidente di Ratzenberger – disse Gerhard Berger, allora pilota della Ferrari – e ci rendemmo conto subito della gravità della situazione”. I soccorsi furono tempestivi. Il pilota fu estratto dalla cellula di sopravvivenza e gli venne fatto immediatamente un massaggio cardiaco. Ratzenberger perdeva sangue da naso, orecchie e bocca, sintomo di una rottura della cervice e venne trasportato all’Ospedale Maggiore di Bologna con l’elisoccorso.
L’austriaco venne dichiarato morto sette minuti dopo l’arrivo nel reparto di rianimazione, nonostante l’autopsia abbia poi rivelato che in pilota di Salisburgo morì sul colpo. Il circuito, secondo prassi giuridica in vigore nel nostro paese, avrebbe dovuto essere sequestrato e l’evento annullato, salvando così la vita a Senna. Ma nessuno avrebbe potuto pronosticare quanto sarebbe avvenuto il giorno seguente.
Lo shock fu forte, per tutti. Il silenzio calato sul circuito dopo l’annuncio della morte di Ratzenberger fece più rumore di un boato provocato da una folla in tripudio. Le immagini che più colpirono chi stava davanti alla televisione in quei momenti drammatici furono le inquadrature su Ayrton Senna. Il brasiliano rimase sconvolto da quanto accaduto al collega. Egli raggiunse il luogo dell’incidente e, successivamente, andò a trovare lo sfortunato collega al centro medico dell’autodromo. Alla notizia dell’impossibilità da parte dei medici di fare qualcosa, Ayrton scoppiò in lacrime. La F1 era diventata davvero troppo pericolosa e i due incidenti in due giorni sul circuito italiano fecero scattare l’allarme, ma non bastò a fermare la tragedia che si sarebbe compiuta con la morte di Senna il giorno seguente.
Ratzenberger era un pilota non più giovanissimo. Debuttò in F1 a trentaquattro anni, riuscendo a esaudire il sogno di una vita. La sua Simtek S941 non era una vettura competitiva e infatti l’austriaco riuscì a qualificarsi solamente al Gran Premio del Pacifico, che si disputò in Giappone, terminando all’undicesimo posto finale. La morte del pilota al quale Senna avrebbe voluto dedicare la vittoria il giorno successivo ha fatto sì che la F1 rivalutasse tutto ciò che girava attorno al tema sicurezza e, da quel maledetto weekend di diciannove anni fa, nessun pilota del Circus iridato ha più perso la vita. Per lui una consolazione infima, ma se oggi il Circus può godere di un alto livello di sicurezza è anche dovuto a quel debuttante semisconosciuto che portava il nome di Roland Ratzenberger.
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