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In ricordo di Elio de Angelis, scomparso ventisette anni fa al Paul Ricard

Il pilota romano era tra i più amati del Circus iridato degli anni ’80. Persona vera, capace e pilota di talento, che ha lasciato un grande vuoto nel Motorsport italiano ed europeo

Elio De Angelis dulla Brabham BT55 nel 1986
Elio De Angelis sulla Brabham BT55 nel 1986

Quattordici maggio 1986, circuito del Paul Ricard. Giorno di test privati di alcuni team di F1. In pista c’era la Brabham BT55 di Elio De Angelis, progettata da Gordon Murray. La monoposto aveva linee innovative, ma sino a quel momento non aveva dato i frutti sperati. Il team era in Francia per migliorare la monoposto, Elio per tornare a competere per la vittoria.

Alle ore 11:30, il romano entrò in pista per provare una nuova ala posteriore. Sul tracciato vi erano anche Alan Jones (Lola) e Philippe Streiff (Tyrrell), anche loro intenti a sviluppare le rispettive monoposto. Elio arrivò alla “Esses de la Verriere” a quasi trecento chilometri orari, stava spingendo per capire l’effettivo potenziale dei nuovi aggiornamenti. L’ala di nuova concezione, però, si ruppe. De Angelis perse il controllo della sua Brabham a causa della mancanza di carico aerodinamico al retrotreno, uscì di pista e colpì le barriere. La Brabham numero otto, ormai senza controllo, venne catapultata in aria e atterrò oltre le reti di protezione. La monoposto si distrusse e prese fuoco, mentre il pilota romano rimase privo di conoscenza, bloccato all’interno dell’abitacolo.

La Brabham BT55 di De Angelis dopo l'incidente
La Brabham BT55 di De Angelis dopo l’incidente

Laffite, Prost, Jones e Rosberg si fermarono lungo il tracciato per soccorrere Elio, prigioniero delle fiamme divampate dal serbatoio della sua vettura. Gli estintori in dotazione ai quattro piloti non bastarono, Prost si buttò tra le fiamme per soccorrere De Angelis, ma fu tutto inutile. Arrivarono i soccorsi – inadeguati perché durante i test vi era meno personale attorno alla pista rispetto ai weekend di gara – e l’incendio venne domato. Elio fu estratto dai rottami della BT55. Il polso non c’era: arresto cardiaco. Dopo quindici minuti di tentativi, il cuore di De Angelis riprese a battere, esisteva ancora qualche speranza.

Elio venne trasportato all’ospedale “CHU de la Timone” di Marsiglia, ma dopo un giorno di sofferenze, alle 17:15 del 15 di maggio, il cuore di De Angelis si fermò. In modo definitivo. La causa della morte fu l’asfissia cerebrale dovuta all’incendio della Brabham dopo l’impatto con le barriere del Ricard, ma il corpo del laziale subì gravi danni anche al collo e alla spina dorsale.

Nei giorni successivi alla tragedia, i piloti si riunirono in un’assemblea straordinaria per discutere dell’accaduto e minacciarono i vertici della F1 di non scendere in pista al GP del Belgio se non fossero state adottate norme per migliorare la sicurezza sui tracciati anche durante eventi esterni ai GP.

Elio De Angelis fu l’ultimo pilota a morire prima del maledetto fine settimana di Imola 1994, dove persero la vita Roland Ratzenberger e Ayrton Senna. Jean Alesi volle omaggiare Elio ricordandolo con la medesima livrea del casco, poi mantenuta sino alla fine della carriera, seppur con qualche modifica a partire dal 1998 (lo sfondo bianco venne sostituito da una sgargiante cromatura), anno che vide il francese al volante del team Sauber-Ferrari.

De Angelis in Lotus
De Angelis in Lotus

Dopo De Angelis, con il ritiro di Patrese e Alboreto, la F1 vide tanti italiani al via dei GP, ma solo due riuscirono a raccoglierne il testimone: Giancarlo Fisichella e Jarno Trulli. Nelle ultime stagioni, dopo il ritiro di quest’ultimi, il Circus di F1 non presenta italiani al via e il rimpianto della scomparsa prematura di Elio, capace di cogliere successi con una Lotus verso il tramonto, torna alla memoria e sembra essere più attuale che mai.

De Angelis, oltre a mostrare doti di pilotaggio non comuni, era anche un signore. Disponibilità ed educazione erano parte di quell’uomo che tanto farebbe comodo alla F1 odierna, per talento e doti morali, attributi difficili da concentrare in un singolo individuo al giorno d’oggi. Anche per questo ci manchi e anche per questo ti vogliamo ricordare così, con un video ricordo di Ezio Zermiani, giornalista sportivo e tuo vero amico.

Ciao, Elio.

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@GiacomoRauli

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Giacomo Rauli

Studio comunicazione, ho la passione delle auto in ogni forma e maniera. Il mio interesse per il giornalismo mi dà la possibilità di occuparmene. Su THE HORSEMOON POST scrivo di F1, Mondiale Rally e automobili, in fondo è un modo diverso per continuare a giocare con le macchinine...