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Calderoli/Kyenge: Enrico Letta lancia l’ultimatum a Roberto Maroni

“Risolva o è scontro totale”, ma nel frattempo Salvini attacca Napolitano: “Taci che è meglio”. Calderoli sul ministro: ”Sembra un orango”. Poi le scuse. Il Colle: ”Imbarbarimento”. Il Pd chiede le dimissioni del vicepresidente del Senato. ”Offeso l’orango”, polemica per una foto sul profilo Fb di un assessore leghista

Il presidente del Consiglio dei Ministro, Enrico Letta, accoglie il Primo Ministro di Malta, Joseph Muscat, che saluta Emma Bonino, Ministra degli Esteri (foto Governo Italiano)
Il presidente del Consiglio dei Ministro, Enrico Letta, accoglie il Primo Ministro di Malta, Joseph Muscat, che saluta Emma Bonino, Ministra degli Esteri (foto Governo Italiano)

Roma – Enrico Letta ha perso la pazienza e ha rivolto un appello/ultimatum al segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, perché «chiuda subito» questa «pagina vergognosa» sul caso Kyenge. In una conferenza stampa a Palazzo Chigi, al termine di un colloquio con il collega maltese, Joseph Muscat in visita in Italia, Enrico Letta ha lanciato un aut aut alla Lega, perché risolva al più presto la polemica nata dopo le inqualificabili dichiarazioni del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli che, parlando del ministro per l’Integrazione, ha affermato: «Sembra un orango». Parole di vero gentiluomo…

«Quello che sta succedendo è un’altra pagina vergognosa nel nostro Paese su questi temi – ha sottolineato -. L’Italia è oggi presente su tutta la stampa estera per questa vicenda. È una vergogna che fa male al nostro Paese». Enrico Letta ha invitato Maroni a intervenire «rapidissimamente» per risolvere il caso Calderoli «altrimenti si entra in una logica di scontro totale che non serve a nessuno».

Letta ha stigmatizzato non solo gli insulti leghisti a Kyenge, ma anche le parole di Matteo Salvini verso il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il vice-segretario del Carroccio infatti ha scritto su Facebook: «Io mi indigno con chi si indigna. Napolitano, taci che è meglio», riferendosi al commento di Napolitano che, secondo fonti del Quirinale, avrebbe parlato di «imbarbarimento del clima politico». Salvini ha spiegato che «Napolitano si indigna per una battuta di Calderoli – ha sottolineato – ma Napolitano si indignò quando la Fornero, col voto di Pd e Pdl, rovinò milioni di pensionati e lavoratori?» una riflessione che, seppur condivisibile, c’entra con le parole di Calderoli come i cavoli a merenda.

Nella Lega deve esserci però un turbinio di idee, tra chi cerca di smorzare i toni inqualificabili e chi, invece, si sforza di gettare benzina sul fuoco (con quel che costa la benzina, tra l’altro…). Anche l’assessore regionale ai flussi migratori del Veneto, Daniele Stival, dal suo profilo Facebook ha fatto sapere al mondo – senza che il mondo anelasse di conoscerlo – il suo scomposto pensiero. «Riteniamo vergognoso che si possa paragonare un povero animale indifeso e senza scorta a un ministro congolese» ha scritto Stival in un post, poi cancellato dopo la tempesta di critiche piovutegli sul capo (capo si fa per dire…). Le giustificazioni – ammesso che quelle parole possano mai trovare una giustificazione – sono state la classica toppa peggiore del buco. «Ho messo un post come centinaia di altri che ho tecnicamente ‘condiviso’, come faccio tutti i giorni» ha detto Stival, che condivide ma non sa leggere, evidentemente. «Lungi da me l’idea di criticare o voler offendere il ministro Kyenge. Visto però che si strumentalizza l’ho tolta subito» ha aggiunto, mostrando cuore di panna (acida), più che di Leone veneto.

Intanto PD, SEL, Scelta Civica e M5S chiedono le dimissioni di Calderoli da vicepresidente del Senato. «Non si può lasciare che resti al proprio posto di rappresentante delle istituzioni chi usa le parole come clave per fomentare il razzismo e dileggiare una donna e un ministro“, si legge in una nota ufficiale del PD.

Anche per il segretario generale della Cgil Susanna Camusso l’esponente leghista dovrebbe lasciare. «È evidente – ha sottolineato donna Susanna – che si tratta di dichiarazioni ancora più gravi perché sono fatte da persone che hanno incarichi istituzionali e di rappresentanza della Repubblica». Solo Calderoli riesce a farci andare c’accordo con la Camusso, cose da pazzi…

Articolo21, sul sito Change.org, ha raccolto in meno di 24 ore oltre 30mila firme in una petizione che chiede le dimissioni di Calderoli. Lo hanno rivelato Stefano Corradino e Giuseppe Giulietti, direttore e portavoce di Articolo21, autori della petizione. «Ci auguriamo – si legge in una nota – che i senatori vogliano fare come i giocatori del Milan che hanno lasciato il campo di Busto Arsizio dopo gli insulti a Boateng. Se Calderoli tornerà a presiedere una seduta lo lascino solo».

Pietro Grasso, presidente del Senato, sulla questione ha detto che «le scuse devono essere fatte in maniera completa. Non ci si può rifugiare dietro i comizi per nascondere quelle che sono certamente delle aggressioni verbali di tipo razzista». In merito alle dimissioni, Grasso ha spiegato che «le dimissioni possono essere solo volontarie», come sa benissimo «chi conosce i regolamenti parlamentari». Nel caso, la procedura è complessa, perché le dimissioni devono passare «prima dall’ufficio di presidenza e poi portate in aula per essere eventualmente accettate».

«Credo impensabile che una persona con una responsabilità istituzionale possa dire queste cose in qualsiasi Paese europeo o democratico» ha osservato Laura Boldrini, presidente della Camera. «Questo crea grande imbarazzo, fa male al Paese» ha aggiunto.

Il Codacons ha infine presentato un esposto alle procure della Repubblica di Roma e di Bergamo contro Calderoli, per l’ipotesi di reato di di istigazione all’odio razziale e per l’ingiuria ad un organo costituzionale. Il Codacons ha anche presentato una richiesta al Collegio dei Questori del Senato, chiedendo di intervenire per sospendere il vice presidente del Senato dai suoi incarichi istituzionali. Un modo come un altro per farsi pubblicità in tempi di dichiarazione dei redditi (tardive) e di devoluzione del 5 per mille. Che s’ha da fa ppè campà…

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